Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cuoa, l’università apre a Visentin Rizzuto: «Riprendiamo il lavoro»
Mossa del rettore di Padova. Il neopresidente convoca il cda il 3 agosto
VICENZA Cuoa, l’università apre alla nuova gestione. La dichiarazione è secca ma di peso, arrivando dal rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto. «È vero, i rappresentanti degli atenei si sono astenuti sulla nomina alla presidenza di Federico Visentin. Ma ciò non è avvenuto per partito preso o per un qualche pregiudizio. Piuttosto perché si sono trovati ad operare senza aver ricevuto alcuna informazione in merito». E allora che si fa? «Si tratta di lavorare insieme, noi e la nuova governance - aggiunge Rizzuto -. Noi ci siamo. E mettiamo a disposizione le nostre competenze».
Insomma, dal numero uno del Bo arriva un’apertura verso il nuovo presidente della business school di Altavilla Vicentina, l’imprenditore della Mevis di Rosà, già nel cda del Cuoa e in Niuko, la società che ha unito le strutture dedicate alle formazione degli Industriali di Vicenza e Padova. Il primo passo arriva a due settimane dallo strappo nel consiglio generale della Fondazione dell’8 luglio, che aveva visto Confindustria Vicenza, con quasi il 30% dei voti, scegliere la sostituzione alla presidenza di Matteo Marzotto, portando sulla sua linea gli altri soci pubblici vicentini e sgombrando il campo all’alternativa di rimandare a settembre le nomine, per concordare un piano di rilancio condiviso.
Nodo tornato al centro della discussione, di fronte all’emergere dell’idea di Confindustria Vicenza di tirare in ballo la Luiss, l’università romana di Confindustria, nella gestione dei master, risolvendo anche i problemi gestionali del centro di Altavilla, le «fragilità» come le aveva definite il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi. Ma tramontata ancor prima di nascere la soluzione Luiss e messa in dubbio la profondità del risanamento guidato da Marzotto, la scelta di Visentin era in compenso avvenuta con l’astensione di peso delle università del Nordest, con il loro 15%, che non avevano nominato il loro rappresentante nel nuovo cda, e con segnali come la Popolare di Vicenza che si divide dalla linea degli Industriali.
«Il punto è che non c’era un progetto per spiegare il cambio di presidenza - dice per parte sua, ora, Matteo Marzotto, restìo a rompere il silenzio -. Il Cuoa oggi ha bisogno di una governance e di una strategia di sviluppo condivisa, che manca. E ha bisogno delle università, perché le teste da lì vengono. Ma tutta l’operazione che senso ha, se non c’è un colpo di mano all’orizzonte?», si chiede l’ex presidente, con un riferimento all’idea di coinvolgere la Luiss, magari in alternativa agli atenei veneti.
Vista da qui, il rischio è la divisione delle parti in gioco e uno stallo pericoloso nella gestione della scuola, che ha 470 docenti e per cui passano cinquemila corsisti l’anno. L’Aventino però non conviene a nessuno. E Padova fa il primo passo: «Il Cuoa è una grande realtà nel contesto della formazione: realizza quell’interazione tra università e impresa che è fondamentale, per l’una e per l’altra - sostiene Rizzuto -. Con una storia alle spalle di sessant’anni. Si tratta di lavorare insieme, noi e la nuova governance».
Per parte sua, Visentin si mette in moto. Per il 3 agosto il neo presidente ha convocato il primo cda. Si vedrà se già lì si riempirà la casella vuota del rappresentante delle università. Intanto il presidente ha avviato un giro di contatti, «un doveroso percorso di ascolto di qui a settembre, già cominciato». Chi abbia visto non lo svela: «Sono abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno - dice in compenso - per cui valuto positivamente la ripresa d’interesse per il Cuoa. Io, intanto, sono qui come espressione del rinnovato impegno di Confindustria Vicenza. Anche la vicenda della Luiss: avremmo dovuto spendere soldi per chiudere? Non esiste nemmeno come ipotesi di business». Già ma a che punto era la questione con l’università di Confindustria? «Non s’è nemmeno mai aperta - è la replica - Era un’ipotesi di lavoro per una collaborazione». In compenso Visentin coglie la palla al balzo, per andare a vedere le carte delle università. Sul passato pesa il progetto mai decollato per farne la business school degli atenei veneti. I rettori delle quattro università hanno rilanciato, nel loro intervento congiunto di venti giorni fa, il loro ruolo. Ma sul piatto resta il tema dei fondi necessari al rilancio.
Il bilancio 2015 si è chiuso con un utile netto di 152 mila euro, dopo le perdite di 930 mila e 324 mila dei due anni precedenti, appesantiti dagli oneri per la riduzione del personale. I ricavi dai corsi sono stati di 5,6 milioni di euro (le aree di maggior peso sono i corsi executive da cui arrivano 1,6 milioni, i master part-time con 1,1, e l’area finance con un milione). Decisivi per ribaltare il segno di una gestione ancora leggermente in passivo per 94 mila euro, sono i 674 mila euro di contributi e altri ricavi, tra i quali l’operazione che ha creato il club con 82 aziende sostenitrici. Ma Visentin punta a un cambio di passo: «Penso a una proposta formativa di alta qualità, in miglioramento continuo: non possiamo accontentarci. E gli aspetti da risolvere sono molti, oltre la faculty. Dobbiamo ritrovare la piena sostenibilità di bilancio: su questo non ci siamo ancora. Voglio un progetto con un focus specifico sulle imprese. Da sviluppare con chi è competente e motivato. Il punto è creare la domanda».
Rizzuto Astenuti ma non per pregiudizio Noi ci siamo Marzotto Manca una strategia condivisa di sviluppo Visentin Un piano con partner competenti e motivati