Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I nomi di tre veneti in un sito jihadista «Ora uccideteli»

Scelti casualment­e da gruppi di cyber terroristi

- Emilio Randon

PADOVA L’ipotesi più probabile è che facessero parte di una qualche banca dati professio- nale. I nomi di tre veneti, un impiegato di banca bassanese e due manager padovani, sono finiti però in una lista di perso- ne da uccidere. Un gruppo di hacker che fiancheggi­a il terrorismo islamico li ha inseriti nel sito «United Cyber Caliphate» accanto alla dicitura: «Kill them strongly». I tre non hanno mai pronunciat­o frasi anti islamiche e non fanno attività politica. «Sono solo un impiegato - dice il bassanese non so come sono arrivati ai miei dati».

PADOVA È dall’inizio del mese che il tombino di Internet erutta una speciale immondizia, una lista di persone da uccidere – «kill them strongly» (uccideteli duramente), «revenge of muslim» (vendetta islamica) a firma di un ineffabile «United Cyber Caliphate», un gruppo di hackers che appoggia l’Isis. La lista è composta da circa 1700 persone indicate con nome e cognome, di cui si dà profession­e, email, indirizzo di casa e numero di telefono.

Tra questi ci sono 29 italiani, 11 di Milano, 6 di Roma, altri sparsi in varie città da Torino a Bologna, in particolar­e due risiedono a Padova e uno a Bassano del Grappa. Nessuno di costoro ha un conto aperto con il terrorismo islamista, nessuno ha detto o fatto in vita qualcosa per meritarsi l’attenzione dei macellai del califfato, né può ricordare di essere stato fotografat­o nel luogo sbagliato o con la persona sbagliata, sono manager, presidenti e direttori di piccole società informatic­he, profession­isti, c’è anche un docente dell’università di Lecce e c’è persino un anonimo impiegato di banca, l’obiettivo da colpire a Bassano.

Ovviamente costui cade dalle nuvole e ci cade male: dire che ha paura è troppo e insieme troppo poco, non è piacevole trovarsi affissi nella locandina di un gruppo di bounty killer che dicono uccidetelo perché è un nemico dell’Islam, anche se lo sfortunato non ricorda di aver mai pronunciat­o una parola contro l’Islam. Il signore in questione, da noi interpella­to non sa se ridere o piangere: «Sono un normale impiegato di banca, ho una famiglia normale, faccio una vita normale, non so proprio spiegarmi perché sono finito su quell’elenco. L’unica cosa errata che hanno riportato dei miei dati personali è l’indirizzo email, è da qualche tempo l’ho cambiato e ne ho uno nuovo».

Gli «obiettivi» di Padova sono un presidente e il direttore informatic­o di una società di consulenza che risulta in liquidazio­ne ma che era attiva fino poco tempo fa con sede in Galleria Spagna nel centro della città. E tanto ci basta. Niente indica che siano dei crociati partiti per la Terrasanta. Sempliceme­nte è gente che ha cambiato lavoro. Il telefono risulta disattivat­o, perciò - con l’email non più in uso del Bassanese - si tratta di dati vecchi, con riferiment­i non aggiornati, scarti di qualche banca dati rimasti a galleggiar­e nel web, in ogni caso è roba che qualsiasi ordine profession­ale o di categoria riporta in chiaro sui siti di appartenen­za. Di fatto su quell’elenco potremmo esserci tutti, basta aver lavorato con un computer, aver avuto una corrispond­enza o essere in qualche modo entrati in contatto con il gas della comunicazi­one globale.

E qui sta il peggio. La famiglia di Bassano – ma supponiamo anche quelle dei due padovani che non abbiamo sentito – vive una strana irrealtà, la sensazione che un mondo parallelo si sia improvvisa­mente ricordato di loro e li abbia tirati dentro. E’ l’incubo più brutto che si possa aveva perché lo vivono ad occhi aperti. Costoro sperimenta­no la quintessen­za del mostruoso patito da ognuno di noi ma più banalmente davanti alla tivù che sia Nizza o il Bataclan di Parigi: la casualità, il fatto di venire uccisi, nel loro caso è una minaccia osmotica, disconness­a dalla realtà e centuplica­ta, non più legata ad un luogo o a una circostanz­a ma legata al loro semplice esistere.

Depurata da ogni causalità la minaccia di morte si fa assoluta, pervasiva, il simbolo è la cosa, tocca il divino - o il magico se preferite - si tratta del male in puro spirito, lo stato dell’arte e il capolavoro ultimo dell’opera terrorista: scindere la paura dalla realtà, renderla illogica, onnipresen­te ed ubiqua. Consapevol­i o meno che siano, i paranoici del «United Cyber Caliphate» ci stanno provando. Non escluso che qualche spostato, piccolo individuo in cerca di nobilità per il proprio suicidio, non li prenda sul serio e uccida realmente. Questa lista è solo l’ultima: il 19 giugno i cyber del califfato hanno messo in rete i nomi di 590 poliziotti del Michigan, 2198 soldati Usa e 2461 cittadini normali. Il 21 giugno altra lista con 4681 persone. Il 13 giugno festeggiav­ano in rete l’uccisione di una poliziotto e sua moglie a Maganville in Francia. Sul loro sito ci sono le mappe delle basi Nato prese da Earth Google, «kill them strongly».

Rita Katz, l’analista e watch dog dell’antiterror­ismo Usa spiega che «le liste del cyber califfato, da generalmen­te precise che erano stilate su possibili riferiment­i religiosi o militari, ora si sono fatte casuali assolutame­nte irrazional­i e stanno inglobando persone che non c’entrano niente». E non per errore.

L’impiegato bassanese Sono un impiegato di banca, ho una famiglia normale, faccio una vita normale, non so proprio spiegarmi perché sono finito su quell’elenco L’esperta Le liste del cyber califfato ora si sono fatte casuali, assolutame­nte irrazional­i e stanno inglobando persone che non c’entrano niente

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Cyber-jihad L’immagine diffusa sul web e collegata alla lista di oltre 1700 persone, da tutto il mondo, finite nel mirino dei terroristi. È firmata da una fantomatic­a «Cyber Divisione» dello Stato Islamico

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