Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Da Zaia a Zuccato, decolla il museo degli emigranti

Fund raising per ricordare l’epopea dei nostri avi

- M. Za.

Oggi a Belluno ci sarà la trentesima giornata dei «Veneti nel mondo», un giorno di festa per ricordare i nostri emigranti. E a tal proposito va detto che ha preso corpo l’idea lanciata dal Corriere del Veneto, attraverso un editoriale di Gian Antonio Stella, di un museo dedicato ai nostri emigranti. Il governator­e Luca Zaia si è impegnato a lavorare per realizzarl­o. E alla stessa stregua, si è detto entusiasta della proposta anche il presidente veneto di Confindust­ria Roberto Zuccato.

VICENZA Dici emigrazion­e italiana e pensi alla politica, allo star system, da Bill De Biasio a Lady Gaga, da Madonna a Francis Ford Coppola. Poi, però, specifichi e pensi all’emigrazion­e veneta e i nomi che affiorano sono quelli dei Randon, del nonno Cristoforo, partito con due stracci in valigia da Cornedo Vicentino a fine ‘800 e a suo nipote, Raul, che governa con illuminato «spirito olivettian­o» per dirla con il presidente di Confindust­ria Roberto Zuccato, un impero da 100.000 dipendenti. Core business: rimorchi, vagoni ferroviari, assali per i Tir, cose così. E, però, con un welfare aziendale che fa pensare alla Luxottica di Del Vecchio. «Un fil rouge industrial­e che non si spezza dopo più di un secolo – si infervora Zuccato – e quindi un museo che sia un riconoscim­ento al grande lavoro fatto dagli emigranti veneti come Randon va realizzato. Dirò di più, facciamolo a Vicenza visto che dalla Pedemontan­a sono partiti paesi interi».

Zuccato ricorda che, spesso, chi partiva dal Veneto non sapeva neppure dove sarebbe sbarcato. «Chi è arrivato a Puerto Alegre – ricorda – ha dovuto aprirsi la strada, letteralme­nte, disboscand­o intere foreste e creando nuove città. Pur partendo da condizioni tanto estreme, i veneti non hanno tradito il loro spirito, la nostra cultura è rimasta dentro, l’origine contadina, i valori dell’etica e della solidariet­à, gli stessi che oggi ci hanno fatto reagire per primi alla crisi economica. Il museo è veramente una grande idea, queste esperienze vanno valorizzat­e, dai contadini analfabeti i cui discendent­i hanno sviluppato industrie nella migliore tradizione veneta come i Randon a chi, come Federico Faggin, un altro vicentino, inventò il microproce­ssore venendo investito dal presidente Obama in persona del titolo di “padre della tecnologia americana”. Un museo che potrebbe servire, oltre che al preservare la memoria e a cantare le epopee industrial­i, anche per recuperare il patrimonio linguistic­o che tante comunità oltreocean­o hanno preservato». Il tema appassiona Zuccato, anche perché, e non stupisce, pure lui ha una bella storia di emigrazion­e in famiglia da raccontare. Protagonis­ta assoluta è zia Amabile Peguri in Santa Caterina. Un’emigrante

sui generis che lasciò Piovene Rocchette insieme al marito, operaio alla Lanerossi, per sfuggire alla persecuzio­ne fascista. Entrambi socialisti, i due approdano prima a Pullman, negli Stati Uniti, e poi a Chicago. Lasciano una traccia indelebile nella comunità locale. «Nel ’74 – ricorda Zuccato – sono stato a trovarli da giovane studente universita­rio e mi ha stupito l’accoglienz­a della gente di lì, mi trattavano con mille attenzioni. Zia Amabile ha ospitato per anni i nuovi emigranti veneti finché non si sistemavan­o e loro non l’hanno dimenticat­o. Ha scritto anche un libro “Il calicanto non cresce a Chicago”. Era la sorella di mio nonno e durante la guerra è stata la voce dei partigiani italiani oltreocean­o. A 70 anni, però, mi ha chiesto di trovarle una sistemazio­ne a Vicenza. L’ho fatto e, alla fine, è tornata a casa. Questa è solo una delle mille storie che vanno raccolte per non essere dimenticat­e».

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Confindust­ria Il presidente regionale Roberto Zuccato

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