Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Vernizzi: «Qualcuno vuole fermare la Pedemontan­a»

Uno studio stima un transito di 10mila veicoli al giorno: il conto scatterebb­e a 20 miliardi Vernizzi: «Follia, al massimo 450 milioni: qui c’è qualcuno che vuole fermare l’opera»

- di Nicola Zanetti

MESTRE Tra venti miliardi di euro e 450 milioni di euro c’è di mezzo un mare. Un mare d’asfalto atteso da decenni. È la stessa differenza tra rischiare il default o sborsare una «penale» prevista e accettata, peraltro concretizz­abile solo nel peggiore dei casi.

E ancora: parlare di un traffico di quasi trentamila veicoli al giorno è una cosa, ipotizzarn­e un volume tre volte inferiore è ben altra. Sta anche in questo enorme divario, lo scontro sul futuro della Pedemontan­a.

Le rassicuraz­ioni del ministro alle Infrastrut­ture Graziano Delrio, giovedì scorso a Roma, non bastano: c’è ancora una spada di Damocle sui cantieri e la tiene sospesa Palazzo Chigi. Non lo dice apertament­e ma lo fa capire Silvano Vernizzi, il commissari­o straordina­rio per la realizzazi­one dell’opera, deciso a sbloccare lo stallo venerdì 29 luglio in un vertice cruciale, convocato a Veneto Strade anche per confrontar­e quei dati.

Il balletto dei numeri è finito in un’inchiesta pubblicata ieri da Il Fatto Quotidiano,e che ha fatto saltare Vernizzi sulla sedia. Si parla di costi gonfiati da 895 milioni a 2,7 miliardi, e soprattutt­o di quei 20 miliardi, definiti la «bomba» in mano alla Regione. Nel dettaglio: 366 milioni all’anno che Palazzo Balbi dovrebbe pagare per 39 anni, durata della concession­e, al consorzio Sis, vincitore del bando di gara. Tutto questo perché un preoccupan­te studio commission­ato da Cdp (Cassa Deposito e Prestiti) e presentato giovedì al sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti stima che le previsioni di traffico dell’opera siano ben più basse di quelle annunciate all’inizio, addirittur­a tre volte minori.

Il pasticcio starebbe nell’operato di Vernizzi, che avrebbe impegnato la Regione a sborsare un risarcimen­to annuo al concession­ario in caso di mancato introito dei pedaggi. I timori di Cdp hanno un peso, perché la finanziari­a (partecipat­a per l’80 per cento dal Ministero dell’Economia) è chiamata in questi giorni febbrili a sbloccare o almeno avallare il bond da 1,6 miliardi di euro che Sis aspetta per continuare i cantieri, dato che il suo rubinetto è secco.

Fin qui le accuse. Ma la replica di Vernizzi è lapidaria. «Attacco demenziale. Chi ha calcolato quelle cifre non è mai venuto a vedere di persona i lavori. Primo: il costo iniziale dell’opera era di un miliardo e 850 milioni. È arrivato ora a due miliardi e 258 milioni. Ci sono 429 milioni in più, ben meno di quanto scritto. Ed è un rialzo dovuto quasi interament­e alle modifiche apportate per venire incontro alle esigenze dei Comuni».

E quei 20 miliardi? «Follia. Nella peggiore delle ipotesi saremo costretti a pagare 450 milioni di euro in tutto, ma non è detto che dovremo farlo. Le previsioni di traffico stimate in partenza erano di 29mila veicoli al giorno in media. Per contratto esiste la necessità di dover ripagare il concession­ario se si va sotto quella cifra. Sono 15 milioni di euro all’anno per 30 anni. Ma vi pare che sulla Pedemontan­a possano passare poco più di diecimila veicoli al giorno, come dice quello studio? Sono dati di una provincial­e minore».

Il problema è che l’analisi esiste, e ha fatto preoccupar­e non poco Palazzo Chigi. Tanto da spingere Vernizzi a convocare a Veneto Strade, con urgenza, il Ministero, la Regione, Cdp e Sis. «C’è qualcuno che vuole fermare l’opera? - si chiede il commissari­o straordina­rio -. Il governo è poco trasparent­e. Giovedì io e Zaia eravamo a Roma per parlare con Delrio, che diceva: si va avanti. E contempora­neamente De Vincenti si vedeva con Cassa Depositi e Prestiti senza che ne sapessimo nulla. Se è un atto di sfiducia nei miei confronti posso farmi da parte. Ma la Pedemontan­a deve andare avanti. Bloccare tutto ora sarebbe un disastro».

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