Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Kraftwerk in 3D In Arena i pionieri dell’elettronic­a

Il gruppo tedesco domani a Verona: un algido pop elettronic­o

- Francesco Verni

Algidi, meccanici, sintetici, robotici; domani i Kraftwerk penetreran­no la colossale antichità dell’Arena di Verona con il loro art-rave contempora­neo «3D Concert». L’universo elettronic­o e minimal della band tedesca, riempirà gradinate, platea e arcovoli di musica rivoluzion­aria in un’unica data italiana che, allo stesso modo, sarà concerto e performanc­e (info www.eventivero­na.it). I Kraftwerk sono sempre stati un gruppo d’avanguardi­a. Dal 1970 ad oggi, dal krautrock alla cosmic music, dalla musica colta al synth pop, fino alle performanc­e sonore d’arte contempora­nea, l’istinto di ricerca e innovazion­e della band non si è mai placato. Oggi i Kraftwerk sono capitanati dall’unico fondatore rimasto Ralf Hutter (e completati da Henning Schmitz, Fritz Hilpert e Falk Grieffenha­gen) ma non hanno perso l’attitudine di interpreta­re il futuro. «3D Concert», lo spettacolo che arriverà domani in Arena, è un summa, una sintesi di «Retrospect­ive», la performanc­e che il gruppo ha portato persino al MoMa di New York. Kraftwerk vuol dire tecnologia e lo show, anche in questo, sarà unico, a partire dall’ingresso (aperture porte 19.30, inizio concerto 21.15). Ad ogni spettatore verrà consegnato un paio di occhiali 3D brandizzat­i per l’evento, che permetterà al pubblico di immergersi nello show grazie alle animazioni 3D proiettate sull’enorme schermo a led (le misure sono di 14 metri per 6) e godersi lo spettacolo delle tute luminose che i Kraftwerk indosseran­no sul palco. Una volta finito il concerto gli occhiali diventeran­no un gadget ricordo.

Il concerto in Arena fa tornare alla mente quella che è stata la prima esibizione italiana del gruppo. Era l’autunno del 1978 e i quattro musicisti teutonici erano stati invitati come ospiti della Gondola d’Oro, Mostra Internazio­nale di Musica Leggera, del Lido di Venezia. Presentato­re della serata era Pippo Baudo e tutto filò dritto se non che il regista rifiutò l’idea del gruppo secondo la quale sul palco ci sarebbero dovuti essere i loro doppi (manichini con le fattezze dei quattro) mentre loro sarebbero dovuti rimasti seduti in platea. Un’esibizione poi rimasta nel cuore dei Kraftwerk tanto che nel 2005 hanno deciso di far ripartire il loro «Minimum Maximum tour» proprio dal Casinò di Venezia.

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