Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Monaco, rientrati i 300 veronesi «È stata una notte di terrore Adesso a Cracovia dal Papa»
Una tromba di clacson e parte l’applauso liberatorio di tutto il piazzale. Sono le 20.41 di sabato e i sette pullman varcano i cancelli del parcheggio dello stadio di Verona, dove li attendono centinaia di genitori che trattengono il fiato da un giorno intero. Da venerdì sera, quando i cellulari hanno cominciato a squillare a ripetizione: «Un attentato a Monaco». Lì nel capoluogo bavarese dove i 300 adolescenti veronesi diretti a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù con Papa Francesco, avevano fatto tappa per la cena. Due ore di «libertà» prima del trasferimento in albergo. Le due ore di «inferno» per il capoluogo bavarese, sconvolto dalla follia omicida di Ali Sonboly, il 18enne iraniano-tedesco che ha iniziato a sparare all’impazzata nel vecchio quartiere olimpico.
Ma non appena i 300 ragazzi (tutti del 1999) scendono dalle corriere insieme ai parroci e ai loro animatori, scattano sorrisi, lacrime, abbracci e canti sfrenati. Qualsiasi azione sfoga un’intera notte vissuta con l’incubo del terrorismo. «Allacciate le cinture, viaggiando si impara. Il ‘99 paura non ne ha» intonano le ragazze con i cappellini blu. «Eravamo in un McDonald di Marienstrasse, in pieno centro. All’improvviso è entrata una coppia urlando e c’era gente che correva nella piazza» ricordano Elena, Alice, Sara, Ester e le altre amiche del gruppo di Dossobuono. Si sono rifugiate nei bagni, poi sono uscite in strada, hanno visto i poliziotti schierati con i mitra e hanno scavalcato i muri di cinta dei giardini, suonando qualsiasi citofono: «Alla fine ci ha aperto un centro estetico e abbiamo aspettato lì». Per gli animatori è stata una prova durissima, come racconta Luca, 24 anni, responsabile per il gruppo della Val d’Illasi: «Per fortuna ho il dono della calma - ironizza -. Ho radunato le ragazze e ho cercato di capire cosa stesse succedendo in quei momenti». Qualcuno sfodera le chitarre, partono i canti che coinvolgono anche il vescovo Giuseppe Zenti, venuto ad accogliere la comitiva veronese. Papà Luigi e mamma Elisabetta non vedono l’ora di riabbracciare il loro Luca: «Ci siamo sentiti al telefono, Luca ci ha detto che era bloccato in un McDonald - spiegano i genitori -. Fino a quando non ha varcato il confine, eravamo convinti che si fosse trovato nel fast food dell’attacco ».
Tra gli altri in attesa di riabbracciare i ragazzi, anche il sindaco di Villafranca, Mario Faccioli: «Tornano a Cracovia? Sarà Camilla a decidere». Il gruppo infatti potrà ripartire alla volta della Polonia giovedì. Non solo, per i giovani veronesi ci sarà anche l’opportunità di un’udienza privata con il Papa, prevista per sabato mattina, e per loro saranno riservati anche dei pass in prima fila per la veglia serale.
La proposta arriva dai «piani alti» della Chiesa: è stata avanzata in primis da don Michele Falabretti, a capo della pastorale giovanile nazionale, poi è rimbalzata a monsignor Nunzio Galantino (segretario generale Cei), infine è arrivata sulla scrivania di papa Francesco. E proprio Galantino, ne ha discusso con il vescovo Giuseppe Zenti. «Non è solo una bella opportunità - spiega monsignor Zenti- ma è anche un segno che il Santo Padre ha voluto dare: non bisogna farsi fermare dalla paura»