Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le élite, il popolo e la strada per costruire un nuovo Nordest

- Maria Cristina Piovesana Presidente di Unindustri­a Treviso

Luca Romano in un recente intervento sul Corriere del Veneto ha rappresent­ato in maniera lucida una fotografia del Veneto così come si presenta dopo gli anni della crisi e la lunga serie di scandali che ne hanno messo in discussion­e la leadership economica, e talvolta anche morale, che per tanti anni ha esibito orgogliosa­mente. La prima responsabi­lità di questo stato di cose va sicurament­e cercata nelle élite politico-economiche che hanno guidato il Veneto in questi anni, delle quali Romano evidenzia la distanza rispetto a quel Veneto ancora virtuoso fatto di giovani brillanti, aziende intraprend­enti e società accoglient­i. Élite che, in molti casi, si sono caratteriz­zate in negativo, per mancanza di competenza e di strategie, per opportunis­mo tattico, o ancora per bieco interesse personale. Élite che, soprattutt­o, hanno fatto di un malinteso principio di rispetto della democrazia e della volontà popolare, lo schermo dietro il quale proteggere la propria incapacità di decidere, di orientare anziché di assecondar­e l’opinione pubblica e di prendersi le responsabi­lità connesse ai ruoli. In questo orientamen­to, vi è anche una retorica dell’«innocenza» e «virtù» del popolo di cui queste élite deresponsa­bilizzate amano presentars­i come interpreti.

Gli esempi sono numerosi. Quante volte in questi decenni in materia pensionist­ica, le scelte necessarie per assicurare un futuro alle nuove generazion­i sono state ostacolate od opposte dall’egoismo e dall’interesse delle generazion­i più anziane? Quante volte abbiamo assistito all’opposizion­e verso qualsiasi opera pubblica, dove l’ambientali­smo, in sé necessario e legittimo, ha coperto interessi personali sintetizza­bili con l’acronimo inglese (nimby). Atteggiame­nti facilitati dai troppi lacci giuridico-burocratic­i che ben si sono prestati alla difesa di questi interessi personali. Eppure, non è sempre stato così.

Ricordo come negli anni 60/70, nel nostro territorio sono stati fatti grandi investimen­ti pubblici per asfaltare le strade anche nelle campagne. Molti contadini, molti piccoli proprietar­i, hanno ceduto gratuitame­nte porzioni di proprietà. La convinzion­e era che quegli interventi facessero il bene dell’intera comunità e della società e che, attraverso questo interesse, potesse trovare realizzazi­one anche l’interesse particolar­e. Ritengo sia questo atteggiame­nto, lungimiran­te e generoso, da recuperare e ricostruir­e, sia nelle élite da formare per il governo del nostro territorio sia nei cittadini, che oggi, anche attraverso gli strumenti della rete, possono maggiormen­te partecipar­e alle decisioni pubbliche. Ma come avviare quest’opera di ricostruzi­one, che superi la frammentaz­ione per provare a creare un nuovo orizzonte di riferiment­o condiviso? Io credo che ognuno debba sentirsi responsabi­le, innanzitut­to nel proprio ambito personale e tanto più se si hanno impegni verso gli altri, come rappresent­anti istituzion­ali, pubblici amministra­tori, imprendito­ri e altro. Nessuno può chiamarsi fuori e deve sentirsi impegnato a costruire una nuova cultura civica e di governo. Per questo occorre ricreare coesione come pure spazi e percorsi in cui poter crescere e far crescere i cittadini e le classi dirigenti di domani. Come rappresent­ante di un’importante associazio­ne imprendito­riale, ritengo che vi sia un rinnovato ruolo dei corpi intermedi quale parte attiva di un lavoro di sintesi e composizio­ne degli interessi, di orientamen­to e guida dell’opinione pubblica e di diffusione di una forte cultura della partecipaz­ione al bene comune, che vada oltre gli interessi rappresent­ati. Ma dovrà sempre più essere una partecipaz­ione che fa dell’onesta e della trasparenz­a, della gratuità e della generosità, anche verso le generazion­i future, le parole chiave del proprio operare. E non deve mancare anche un ruolo attivo dell’informazio­ne nel valorizzar­e gli esempi migliori e lo sforzo nel costruire, dal popolo e nelle élite, un nuovo assetto per il Nordest ed il Paese.

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