Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le élite, il popolo e la strada per costruire un nuovo Nordest
Luca Romano in un recente intervento sul Corriere del Veneto ha rappresentato in maniera lucida una fotografia del Veneto così come si presenta dopo gli anni della crisi e la lunga serie di scandali che ne hanno messo in discussione la leadership economica, e talvolta anche morale, che per tanti anni ha esibito orgogliosamente. La prima responsabilità di questo stato di cose va sicuramente cercata nelle élite politico-economiche che hanno guidato il Veneto in questi anni, delle quali Romano evidenzia la distanza rispetto a quel Veneto ancora virtuoso fatto di giovani brillanti, aziende intraprendenti e società accoglienti. Élite che, in molti casi, si sono caratterizzate in negativo, per mancanza di competenza e di strategie, per opportunismo tattico, o ancora per bieco interesse personale. Élite che, soprattutto, hanno fatto di un malinteso principio di rispetto della democrazia e della volontà popolare, lo schermo dietro il quale proteggere la propria incapacità di decidere, di orientare anziché di assecondare l’opinione pubblica e di prendersi le responsabilità connesse ai ruoli. In questo orientamento, vi è anche una retorica dell’«innocenza» e «virtù» del popolo di cui queste élite deresponsabilizzate amano presentarsi come interpreti.
Gli esempi sono numerosi. Quante volte in questi decenni in materia pensionistica, le scelte necessarie per assicurare un futuro alle nuove generazioni sono state ostacolate od opposte dall’egoismo e dall’interesse delle generazioni più anziane? Quante volte abbiamo assistito all’opposizione verso qualsiasi opera pubblica, dove l’ambientalismo, in sé necessario e legittimo, ha coperto interessi personali sintetizzabili con l’acronimo inglese (nimby). Atteggiamenti facilitati dai troppi lacci giuridico-burocratici che ben si sono prestati alla difesa di questi interessi personali. Eppure, non è sempre stato così.
Ricordo come negli anni 60/70, nel nostro territorio sono stati fatti grandi investimenti pubblici per asfaltare le strade anche nelle campagne. Molti contadini, molti piccoli proprietari, hanno ceduto gratuitamente porzioni di proprietà. La convinzione era che quegli interventi facessero il bene dell’intera comunità e della società e che, attraverso questo interesse, potesse trovare realizzazione anche l’interesse particolare. Ritengo sia questo atteggiamento, lungimirante e generoso, da recuperare e ricostruire, sia nelle élite da formare per il governo del nostro territorio sia nei cittadini, che oggi, anche attraverso gli strumenti della rete, possono maggiormente partecipare alle decisioni pubbliche. Ma come avviare quest’opera di ricostruzione, che superi la frammentazione per provare a creare un nuovo orizzonte di riferimento condiviso? Io credo che ognuno debba sentirsi responsabile, innanzitutto nel proprio ambito personale e tanto più se si hanno impegni verso gli altri, come rappresentanti istituzionali, pubblici amministratori, imprenditori e altro. Nessuno può chiamarsi fuori e deve sentirsi impegnato a costruire una nuova cultura civica e di governo. Per questo occorre ricreare coesione come pure spazi e percorsi in cui poter crescere e far crescere i cittadini e le classi dirigenti di domani. Come rappresentante di un’importante associazione imprenditoriale, ritengo che vi sia un rinnovato ruolo dei corpi intermedi quale parte attiva di un lavoro di sintesi e composizione degli interessi, di orientamento e guida dell’opinione pubblica e di diffusione di una forte cultura della partecipazione al bene comune, che vada oltre gli interessi rappresentati. Ma dovrà sempre più essere una partecipazione che fa dell’onesta e della trasparenza, della gratuità e della generosità, anche verso le generazioni future, le parole chiave del proprio operare. E non deve mancare anche un ruolo attivo dell’informazione nel valorizzare gli esempi migliori e lo sforzo nel costruire, dal popolo e nelle élite, un nuovo assetto per il Nordest ed il Paese.