Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Veneti a Rio, sogno a cinque cerchi per quattro speranze di medaglia
Sono 31 gli atleti nella spedizione azzurra: Pellegrini, Dotto, Viviani e Sartori le punte
PADOVA Quattro anni di durissimo lavoro condensati in pochi minuti, talvolta in una decina di secondi. La legge crudele e affascinante delle Olimpiadi si prepara a colpire ancora. Speranze, sogni, cadute, polemiche, difficoltà, infortuni, recuperi lampo.
C’è tutto sul rettilineo finale che porta a Rio 2016, un condensato di emozioni e di voglia di lasciare il segno che circonda un’intera regione. Si parte il 5 agosto, qualche numero per capire: sono venticinque gli azzurri nati in Veneto, altri sei che ci vivono per ragioni sportive, se poi si considera il luogo di nascita, Padova con nove atleti è la città più rappresentata, seguita da Verona (6), Treviso (4), Venezia (3), Vicenza (2), Rovigo (1). Le speranze di medaglia poggiano essenzialmente su quattro atleti: ovviamente la «divina» Federica Pellegrini e Luca Dotto nel nuoto, Elia Viviani nella prova Omnium di ciclismo su pista e Guendalina Sartori nel tiro con l’arco. Poi ci sono gli outsider: il solito Marco Galiazzo nel tiro con l’arco (già sul podio ad Atene, Pechino e Londra), l’highlander Ruggero Pertile, Tatiana Guderzo non nuova a grandi exploit nel ciclismo su strada, Alessandro Fabian nel triathlon, l’italo-cubana Yusneysi Santiusti-Caballero negli 800. E poi ancora Elisa Queirolo e Laura Teani della Lantech Plebiscito, campionesse d’Italia nella pallanuoto femminile.
Insomma, come osserva il presidente del Coni Veneto Gianfranco Bardelle «le prospettive sono migliori rispetto a quattro anni fa, sulla carta. Siamo ben rappresentati in tutte le discipline, mi dispiace solo per la scherma. Mi aspetto tante medaglie, se devo scommettere punto su Federica Pellegrini, Luca Dotto e Guendalina Sartori». Una carrellata fra le discipline scova tante speranze e voglia smisurata di urlare di gioia di fronte al mondo intero. «Il triathlon – spiega Alessandro Fabian – è uno sport di fatica e il concetto di sacrificio ce l’abbiamo nel sangue. Tutto verrà condensato in una gara con tante componenti: bisogna stare bene e devono incastrarsi molte cose. Dove posso arrivare? Non lo so, ma non mi pongo limiti. Se le cose non andranno come spero ci sarà modo per prenderne atto. Per adesso ci credo e farò il massimo per arrivare più in alto possibile». Matteo Galvan è reduce da due prestazioni entusiasmanti nei 400 metri, agli Assoluti di Rieti e agli Europei di Amsterdam in semifinale, dove aveva fermato il cronometro sui 45’’12. La «stecca» in finale non lo preoccupa: «Il percorso di avvicinamento è pieno di ostacoli — spiega il vicentino — e con la mia allenatrice Chiara Milardi analizziamo ogni singolo dettaglio. L’obiettivo è migliorarsi ancora, entrare in finale e abbassare ulteriormente il mio personale. Non potrò che dare tutto me stesso». La chiusura di sipario il 21 agosto sarà riservata come sempre alla Maratona, con Ruggero Pertile che tenterà di appendere le scarpette al chiodo col miglior risultato della carriera, a 42 anni compiuti.
«Fare previsioni è impossibile – sorride l’highlander di Assindustria Sport – a Pechino nessuno avrebbe scommesso su di me e invece sapevo che sarei andato forte. Sono arrivato quarto, a un passo dalla medaglia. Mi sento bene, vedremo in queste ultime settimane quello che succederà».