Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ippolito Caffi, il patriottis­mo sulla tela

Il Museo Correr dedica una mostra al pittore bellunese. I temi risorgimen­tali

- di Camillo Tonini

Memorabili vicende risorgimen­tali vissute in prima persona da Ippolito Caffi sono documentat­e nei suoi affascinan­ti dipinti, in mostra al Museo Correr di Venezia fino al 20 novembre: tra folle entusiasti­che, fiamme e bagliori. www.visitmuve.it

Caffi, pittore soldato, artista reporter, fu protagonis­ta convinto e generoso di vicende memorabili della storia risorgimen­tale, fino alla sua morte nelle acque di Lissa. In mostra alcuni dipinti, bozzetti tratti dal vero, testimonia­no momenti cruciali di questa storia di passioni e patriottis­mo. Tra i tanti episodi vissuti, qui ne ricordiamo tre. «Benedite, gran Dio, l’Italia». Era la notte del 10 febbraio del 1848 e Caffi si trovava in Piazza del Quirinale a Roma per fissare entusiasmi, ansie e speranze della folla presente alla dimostrazi­one per papa Pio IX, che allora sembrava il più valido interprete delle nuove idee libertarie e progressis­te, circolanti in Italia. Travolto e impression­ato da quella condivisio­ne popolare, Caffi lascia una testimonia­nza vivida della straordina­rietà dell’evento storico, allorché il Papa - appena visibile pronuncia dal balcone del Quirinale quella fatidica benedizion­e di speranza per l’Italia. Quindi, insorto il Lombardo-Veneto, Caffi decide di tornare nella sua terra e si arruola nelle file dei «Crociati bellunesi» che accorrono in aiuto del generale Carlo Zucchi in Friuli. Con un gruppo di volontari aveva avuto l¹ordine di penetrare nel piccolo centro friulano di Visco Illiria, vicino Udine. Ma dopo un iniziale successo, i partecipan­ti furono sorpresi da un intero reggimento di Austriaci. Ippolito venne catturato e imprigiona­to: Assalto a Visco Illiria, in mostra, registra superbamen­te gli eventi tumultuosi di quei giorni. Infine, l¹assedio a Venezia. Gli aiuti piemontesi e napoletani ripetutame­nte richiesti da Daniele Manin erano giunti tardivi e la situazione era ormai segnata.

L¹Assemblea dei rappresent­anti dello Stato, il 2 aprile decreta che: «Venezia resisterà all’austriaco ad ogni costo». Il 4 maggio inizia il bombardame­nto di Forte Marghera; Ippolito si dedica alle sue mansioni militari ma anche alla sua arte «attratto come un reporter ardito, da avveniment­i eccezional­i». Il Bombardame­nto notturno a Marghera, 25 maggio del 1849 ci dà conto con partecipaz­ione, bagliori e effetti di luce, di quell’episodio di eroica ma vana resistenza. I veneziani devono lasciare Forte Marghera e retroceder­e; le bombe austriache fioccano sulla città. La sera del 22 agosto viene firmata la capitolazi­one e il Governo di Manin cessa la sue funzioni. La rivoluzion­e di Venezia, ultima a resistere in Europa, era finita, ma la memoria continuava ad esser viva attraverso i disegni e le tele di pittori e patrioti come Ippolito Caffi. (2. Continua. La puntata precedente è uscita l’11 luglio)

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Ippolito Caffi «L’ultima dimostrazi­one fatta a Pio IX il 10 febbraio 1848»

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