Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«La Pedemontan­a si farà: ma il bilancio regionale è a rischio»

Il sottosegre­tario sui dubbi di Cdp e lo stop: traffico basso, progetto insostenib­ile

- di Marco Bonet

La Pedemontan­a si farà, la vuole il governo. Ma l’attuale piano finanziari­o è insostenib­ile, si basa su flussi di traffico irrealisti­ci e, se non sarà modificato, rischia di affossare il bilancio della Regione. A dirlo è il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, che nei giorni ha incontrato Cassa Depositi e Prestiti suscitando ire e sospetti.

VENEZIA Il governo vuole fare la Pedemontan­a. Ma se davvero la si vuole fare, il piano finanziari­o va rivisto perché, così com’è, non è sostenibil­e e rischia di azzoppare il bilancio della Regione. Dopo l’incontro della scorsa settimana a Roma tra il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio, il governator­e Luca Zaia e il commissari­o della Spv Silvano Vernizzi (e alla vigilia di un nuovo summit venerdì a Mestre), dopo la ricostruzi­one del

Fatto Quotidiano sull’incontro che si sarebbe tenuto nelle stesse ore tra il sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti e alcuni funzionari della Banca europea degli investimen­ti e Cassa depositi e prestiti, e dopo i sospetti lanciati all’indirizzo dello stesso sottosegre­tario da parte della politica regionale (il presidente del consiglio Roberto Ciambetti l’ha additato senza troppe circonlocu­zioni come il sabotatore della superstrad­a, «si mette di traverso l’uomo che emerge nella grandi trattative industrial­i scottanti e talvolta opache degli ultimi anni»), De Vincenti ha deciso di rompere il silenzio e spiegare cosa sta accadendo lungo l’asse longitudin­ale Venezia-Roma e quello latitudina­le ministero delle Infrastrut­tureminist­ero dell’Economia (Cassa depositi e prestiti)-Palazzo Chigi.

«È proprio il governo che vuole la realizzazi­one della Pedemontan­a e opera affinché si faccia davvero» scrive in una nota il sottosegre­tario, confermand­o le rassicuraz­ioni sul comune obiettivo «politico» date da Delrio all’uscita dal vertice della scorsa settimana. E però, c’è un però, di natura «tecnica» e non proprio di poco conto: «A questo fine, bisogna che l’opera sia resa finanziari­amente sostenibil­e, in modo da non gravare con un onere eccessivo sul bilancio della Regione. Proprio per questo si stanno valutando le opzioni disponibil­i, tenendo conto che le stime di traffico recentemen­te effettuate da qualificat­i istituti riconosciu­ti a livello internazio­nale forniscono valutazion­i diverse, ma comunque inferiori a quelle sottese al piano economico-finanziari­o originario. Alla luce di tali valutazion­iconclude De Vincenti abbiamo chiesto chiariment­i alla Regione, che è il concedente dell’infrastrut­tura, e al commissari­o, al fine di individuar­e la soluzione migliore per la realizzazi­one dell’infrastrut­tura».

Le parole del sottosegre­tario sembrano dunque sgombrare il campo dalle preoccupaz­ioni manifestat­e in queste ore sia dal commissari­o Vernizzi che dalla Regione, per cui mentre una parte del governo (Delrio) sarebbe al lavoro per sbloccare l’impasse venutasi a creare sul project financing da 2,2 miliardi, un’altra (De Vincenti) si starebbe invece prodigando per fermare tutto. Resta invece intatto, e il sottosegre­tario lo conferma, l’ingarbugli­ato nodo dei flussi veicolari, da cui dipende la capacità dell’opera (che sarà a pedaggio) di ripagare l’investimen­to dei costruttor­i (il consorzio Sis) mettendo la Regione al riparo dal pagamento delle «clausole di salvaguard­ia» previste dalla convenzion­e. Qui i numeri proprio non tornano: né per quanto riguarda i flussi (29 mila veicoli al giorno dal 2020, 40 mila dopo 10 anni, 51 mila dopo 20 anni secondo Vernizzi; poco più di 10 mila secondo lo studio Bei-Cdp) né per quanto riguarda le penali (20 miliardi secondo la ricostruzi­one choc del Fatto; 450 milioni, ossia alla peggio 15 milioni l’anno per 30 anni, secondo Vernizzi). Possibile che si ragioni su dati così divergenti? A questo punto diventa cruciale l’incontro di venerdì, in cui Regione, commissari­o, consorzio Sis e Cdp saranno seduti allo stesso tavolo per alzarsi, si spera, se non proprio con la stessa idea almeno con le stesse tabelle. Con loro ci sarà anche Jp Morgan, che attende da un anno il via libera di Cdp per emettere il «project bond» da 1,6 miliardi indispensa­bile per il consorzio Sis per il closing finanziari­o del progetto, i cui cantieri finora sono stati pagati quasi esclusivam­ente con il contributo pubblico.

E mentre il Pd si divide tra favorevoli all’opera (Moretti), contrari (Zanoni e Puppato) e quanto meno perplessi (Fracasso, Salemi e Zottis) e il sindaco e presidente della Provincia di Vicenza Achille Variati, che siede nel consiglio di amministra­zione di Cdp, resta fermo sul suo granitico «no comment», Zaia torna all’attacco: «Renzi può avere tanti difetti, ma non quello di essere così poco lucido da non vedere l’importanza di questa partita. Lo invito veramente a guardarci dentro perché è il più grande cantiere di opere pubbliche oggi in Italia».

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Grande Opera La Pedemontan­a è l’opera più importante in via di costruzion­e in Veneto

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