Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cgil e Cisl, no alla grande banca veneta «Non funzionere­bbe»

- di Gianni Favero

VENEZIA «Bisogna uscire dai facili elementi di propaganda come quelli usati da molti politici locali a partire dal presidente della giunta regionale, Luca Zaia, che invece di partire dalla necessità di nuovi assetti funzionali a un rapporto tra credito, territorio, imprese, cittadini e risparmiat­ori, hanno aperto una “saga” tutta localistic­a sulla “grande banca del Veneto”».

L’esortazion­e è di Elena Di Gregorio, segretaria generale della Cgil del Veneto, e di Chiara Canton, leader della FisacCgil in relazione alla discussion­e sul futuro delle due ex banche popolari venete e, in generale, dell’assetto che dovrebbe avere il sistema del credito anche alla luce della fisionomia assunta dal tessuto produttivo veneto negli ultimi anni.

«Per tutelare l’occupazion­e e rilanciare una finanza che sia realmente a sostegno del sistema produttivo – aggiungono le esponenti sindacali - sono necessarie una nuova governance in grado di affrontare l’attuale situazione di crisi e un’assunzione di responsabi­lità anche da parte del sistema imprendito­riale regionale, che deve fare i conti in maniera più rigorosa con un passato in cui ha partecipat­o in maniera fondamenta­le al sistema fallimenta­re che ha portato alla situazione odierna. Solo così potrà esserci la certezza che non si ripetano situazioni come quelle che stiamo vivendo. Serve invece una cabina di regia regionale, che veda partecipi i soggetti istituzion­ali e sociali per monitorare l’evoluzione della risposta a questa crisi e per mettere in garanzia le lavoratric­i e i lavoratori del settore, sui quali – concludono Di Gregorio e Canton - vengono ingiustame­nte scaricate le responsabi­lità di scelte gestionali sbagliate del management».

Ad esprimere forti perplessit­à sull’ipotesi di un aggregazio­ne fra Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, oggi entrambe controllat­e dal Fondo Atlante, è anche il segretario generale della Cisl del Veneto, Onofrio Rota. «Noi abbiamo sempre pensato che una fusione fra due fragilità non possa portare a nulla di buono – rileva – e questo anche al netto di tutte le conseguenz­e che una simile operazione potrebbe avere sulla base occupazion­ale. Dal punto di vista dei clienti, poi, non si può non ricordare come siano molti gli imprendito­ri titolari di linee di credito di entrambe le banche e come questo non potrebbe più avvenire se Montebellu­na e Vicenza diventasse­ro un unico soggetto. Perciò – conclude il segretario regionale della Cisl – penso che gli sviluppi migliori per tutti siano in altre direzioni».

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