Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Referendum i big leghisti al completo per il no

- A. Pe.

PADOVA Hanno scelto la sala Paladin di Palazzo Moroni, intitolata a Livio insigne costituzio­nalista e presidente della Consulta, per scandire un secco rifiuto alla riformulaz­ione della Carta. O, per citare lo slogan che da qui al voto accompagne­rà la loro campagna referendar­ia, «alla riforma truffa di Renzi». Leghisti della prima e dell’ultima ora, dall’ex e storico leader nathional Gian Paolo Gobbo alla nuova tornata di amministra­tori locali, ieri a Padova hanno ufficialme­nte presentato il «comitato veneto per il no al referendum», a cui nei prossimi giorni aderiranno pure «le altre forze politiche del centrodest­ra», saldando così questa mobilitazi­one con quella per l’autonomia.

A cinque mesi dalla costituzio­ne del comitato «Sì - Veneto per le riforme», con esordio anche in quel caso nella città del Santo, scatta dunque la controffen­siva del fronte che si oppone al testo di legge costituzio­nale Renzi-Boschi. La chiamata alle urne, rilanciata dal responsabi­le organizzat­ivo Paolo Franco, è da appello alle coscienze: «Donne e uomini liberi votano no». Chiosa il segretario nazionale Gianantoni­o Da Re: «Entro il fine settimana allarghere­mo il comitato al resto del centrodest­ra, perché questa non è una battaglia della Lega Nord, ma per la libertà». Concorda il sindaco Massimo Bitonci: «Solo se si va tutti uniti si può sconfigger­e Renzi e questa sinistra, per cui dovremo portare a votare anche quelli che sono stanchi della politica».

Il governator­e Luca Zaia scherza sull’estate che attende il premier Matteo Renzi, simile secondo i suggerimen­ti comunicati­vi del guru Jim Messina a quella che nel 2012 lo vide battere a tappeto le spiagge nella campagna per le primarie contro Pier Luigi Bersani: «Vorrà dire che dopo i vu’ cumprà ci troveremo anche quelli del Pd...». Poi però il presidente della Regione torna serio nel ribadire la richiesta di election day fra Costituzio­ne e autonomia: «La scorsa settimana siamo dovuti ricorrere all’istituto della diffida, ma a tutt’oggi non abbiamo ottenuto risposta da un governo che evidenteme­nte vuole impedirci di arrivare alla trattativa con un forte mandato popolare» (lo pungerà il senatore dem Giorgio Santini: «Il governator­e sta dalla parte del Veneto o della Lega Nord?»). Consulente di Palazzo Balbi nel negoziato, il costituzio­nalista Luca Antonini ripete invece le ragioni del «no» contro «il premierato assoluto che cancella il pluralismo politico e il centralism­o assoluto che vuole ridurre la sanità del Veneto ai livelli della Calabria».

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