Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il padovano nella lista dell’Isis «Dati vecchi di oltre 10 anni» Una pista porta in India
La lista degli obiettivi «da uccidere», non è altro che un copia-incolla di un elenco vecchio di anni, messo in Rete per motivi che nulla avevano a che vedere con i tagliagole dello Stato Islamico. Addirittura, stando alle indicazioni fornite da chi probabilmente l’ha pubblicata per primo, potrebbe risalire al 2001.
La vicenda è quella raccontata domenica dal Corriere del
Veneto: da alcune settimane la «United cyber caliphate» - un sedicente gruppo di informatici collegati all’Isis - ha diffuso sul web una lista di 1700 persone alle quali è associato un invito: «kill them strongly», ucciderli duramente. A scoprirla, il giornalista Toni Capuozzo: compaiono nomi e cognomi, luogo di lavoro, numeri di telefono di manager e professionisti di ogni parte del mondo, soprattutto Stati Uniti. Ma ci sono anche 29 italiani e tra questi tre veneti: due padovani e un impiegato di banca di Bassano del Grappa.
Persone che non avrebbero mai avuto contatti con l’Isis ma neppure con organizzazioni religiose o di contrasto all’islam radicale. E questo, sotto certi aspetti, rende ancora più inquietante il fatto che dei fanatici possano indicarli come nemici da abbattere.
Lo conferma anche uno dei due padovani finiti nella lista. Si tratta di un ingegnere esperto in sicurezza informatica che fino a qualche tempo fa collaborava con un ateneo veneto. Nell’elenco figura come «software engineer» di un’azienda con sede nella città del Santo. «Ma quella società è fallita oltre dieci anni fa - assicura - e non so proprio da dove possano aver ricavato quei dati».
Lo stesso può dire l’altro padovano della lista: un suo ex collega della stessa azienda.
La risposta la suggerisce proprio internet. La «kill list» del Califfato la si trova (naturalmente con tutt’altre finalità) sul web già da alcuni anni. È possibile trovarla, ad esempio, su «Scribd» un famoso sito per la condivisione di documenti, che permette agli utenti di caricare file in vari formati. In questo caso, ad averla pubblicata è un ragazzo indiano che ha messo on-line decine di fogli di varia natura: appunti di matematica, trattati tecnici e - appunto - liste di nomi. La «United cyber caliphate» potrebbe aver semplicemente copiato quei dati identificando i nomi come nemici.
Se i due padovani non sapevano di comparire nella lista, i carabinieri di Vicenza hanno invece avviato accertamenti e «preso le misure necessarie» nei confronti dell’impiegato bassanese. «È una lista priva di senso - spiega un investigatore - non va sottovalutata ma neppure enfatizzata, col rischio di creare inutili allarmismi».
Persone normali trasformate, senza alcuna logica, in possibili obiettivi. La strategia del terrore, passa anche attraverso il web.