Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le vesti, gli occhiali, un carro di fieno Papa Luciani rivive nel suo museo
Nell’ex municipio di Canale d’Agordo gli oggetti, i ricordi e le foto di una vita. E il cardinale Parolin da San Pietro porta gli occhiali originali di Luciani
CANALE D’AGORDO (BELLUNO) Il nuovo museo si trova in piazza Luciani, di fianco alla chiesa in cui un giovane don Albino celebrò le prime messe. Sarà la nuova casa del Papa del Sorriso e ne tramanderà la memoria. Ad inaugurarlo, ieri, il cardinale Pietro Parolin. Il museo di Canale d’Agordo, costato 3 milioni di euro, potrebbe anche contribuire a risollevare le sorti economiche del suo paese. L’obiettivo dell’intervento di recupero dell’ex municipio non è soltanto culturale, ma anche legato alla volontà di entrare nel circuito dei pellegrinaggi a livello internazionale.
CANALE D’AGORDO (BELLUNO) Per Winston Churchill fu il sigaro, per Sandro Pertini la pipa, per Papa Albino Luciani invece fu un paio di occhiali: tra gli accessori distintivi che caratterizzano un volto nella memoria collettiva, quello legato a Giovanni Paolo I è casualmente anche quello che, negli anni, ha fatto la fortuna della sua terra d’origine, l’Agordino del miracolo dell’occhialeria.
Proprio un paio d’occhiali segna l’inizio di una nuova avventura nella memoria, ovvero l’apertura del museo «Albino Luciani Papa Giovanni Paolo I», inaugurato ieri a Canale d’Agordo: al termine della messa da lui celebrata per l’inaugurazione, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco, ha donato alla nuova realtà museale gli occhiali che il pontefice dei 33 giorni indossava il giorno in cui si è affacciato per la prima volta al balcone di piazza San Pietro. La copia di quella montatura dorata dalle linee nette sarà sostituita dall’originale, all’interno del museo recuperato dall’ex municipio di piazza Luciani, a due passi dalla canonica sul cui muro si celebra il pellegrinaggio di Karol Wojtyla nel paese natale del suo precedessore.
L’area espositiva si sviluppa su tre piani. Nel seminterrato, un’introduzione storica sulla valle del Biois e sull’evoluzione di Canale: la ricostruzione dell’antica Pieve religiosa si interseca con i dettagli delle carte che delineano le vie di spostamento e disegnano collegamenti, rapporti, contesti. Già qui si riconoscono i dettami di semplicità seguiti dal «Papa del Sorriso»: massima sobrietà, illuminazione minimale, travi a vista, pochi oggetti e molte storie, quelle dei punti di riferimento religiosi precedenti a Albino Luciani.
Al primo piano, ricordi delle figure che hanno contribuito alla formazione del futuro pontefice, da don Antonio Della Lucia (fondatore, nel 1872, della prima latteria sociale d’Italia) a don Filippo Carli, che negli anni Venti portò nell’Agordino le prime lezioni di catechismo su pellicola. L’attrezzatura per la visione dei filmini è conservata nel museo, proprio di fronte alla ricostruzione della stanza di don Carli, l’uomo da cui Giovanni Paolo I imparò a trasmettere il messaggio evangelico con semplicità e umiltà.
Alcune lezioni, il giovane Albino Luciani le aveva imparate anche prima di entrare in seminario. Nel piano dedicato alla sua formazione, c’è un carro da fieno: «Luciani era considerato uno dei migliori falciatori del paese», spiega Loris Serafini, curatore del museo. La fatica della vita di campagna e la formazione rigorosa sono evidenziate dagli ambienti piuttosto scuri, in netto contrasto con la luminosità del piano superiore, quello dedicato al percorso pastorale del «Papa del Sorriso». È qui che saranno conservati gli occhiali riesumati da qualche cassetto dei palazzi del Vaticano e portati a Canale d’Agordo.
Il loro posto sarà tra la bianchissima veste papale di Giovanni Paolo I e quella che Albino Luciani ha indossato per il primo saluto alla folla.
La visita si conclude con una riflessione sull’eredità spirituale del pontefice agordino nella visione di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, che nel suo libro «Il nome di Dio è misericordia» ha citato per ben cinque volte i discorsi di Papa Luciani.
L’intero paese di Canale, negli anni, ha imparato a valorizzare il suo cittadino più illustre. D’altronde, come ha sottolineato il cardinale Pietro Parolin durante la messa in piazza, lo stesso Luciani si è adoperato molto per la vita spirituale del paese: «Questa piazza – ha ricordato – è stata il teatro della vita del futuro Papa. Qui, a 5 anni, ha iniziato a prestare servizio come chierichetto. Qui, nel 1935, ha officiato la prima messa. Qui ha fatto catechismo, ha celebrato sacramenti e, quando mancava l’organista, suonato pure in chiesa».
Da ieri, con un nuovo museo a lui dedicato, costato 3 milioni di euro, potrebbe anche contribuire a risollevare le sorti economiche del suo paese. L’obiettivo dell’intervento di recupero dell’ex municipio non è soltanto culturale, ma anche legato alla volontà di entrare nel circuito dei pellegrinaggi a livello internazionale. Occhiali nuovi per guardare al futuro.