Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Un edificio su tre a rischio sismico Gli ingegneri: «Prima perizia gratis»
Per mettere in sicurezza il Veneto servirebbero sette miliardi. Inviati nelle zone terremotate 44 esperti
VENEZIA Nel Veneto il 30% degli edifici, pubblici e privati, è stato costruito in calce e muratura, non con il cemento armato, perchè sorto prima del 1974, data della legge antisismica. Quindi è meno resistente e in caso di terremoto è ad alto rischio. Emerge da studi condotti da Ance e Protezione civile, che il Centro studi del Consiglio nazionale Ingegneri correda con la stima delle risorse necessarie a mettere in sicurezza le abitazioni private della nostra regione: 7 miliardi e 285 milioni di euro. «Il problema è che mentre gli edifici pubblici, come scuole e ospedali, vengono messi a norma con fondi statali, gli altri restano indietro, perchè il privato non può contare su contributi nè su sgravi fiscali — spiega Gian Pietro Napol, presidente della Federazione Ordini Ingegneri del Veneto (Foiv) —. Di fronte a costi ingenti, si rinuncia. Anche solo a verificare le condizioni del proprio stabile. Noi ci siamo offerti di eseguire gratuitamente l’indagine preliminare, pure sui capannoni industriali, ma nessuno l’ha richiesta, perchè poi si dovrebbe affrontare una spesa ingente. Il risultato è che i centri storici del Veneto non sono molto diversi da quelli distrutti dal terremoto in centro Italia. Hanno stabili vecchi, costruiti in calce e muratura e per lo più non sottoposti a manutenzione straordinaria nè ad adeguamento o miglioramento sismico e sono uno attaccato all’altro, cioè in cortina. Perciò in caso di crolli o cedimenti si rischia l’effetto domino».
In Veneto ci sono «zone sismiche» di categoria 2 e 3 (classificazione amministrativa). E un’area, la Pedemontana, di «rischio 1», indicatore di intensità e probabilità. Ma quanto costa mettere in sicurezza la propria casa? «Dipende dalle dimensioni e dall’altezza, che è determinante — risponde Pasqualino Boschetto, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Padova —. Intervenire su piani terra, primo e secondo ha costi più contenuti. Più si sale e più si spende. Comunque si può stimare una forbice tra 100 e 300 euro a metro quadro». Il che significa investire 30mila euro per un appartamento di dimensioni medio-grandi e tra i 200mila e i 600 mila euro per una palazzina di quattro piani. Quali sono gli interventi necessari? «Fondamentalmente tre — illustra Boschetto — prima di tutto bisogna mettere dentro o fuori dai muri elementi verticali di cemento armato nelle due direzioni ortogonali tra loro, per esempio Nord-Sud ed Est-Ovest, perché non si sa da quale parte arriverà il terremoto. Poi si deve lavorare sui solai: quelli vecchi in legno non sopportano carichi o si deformano, quindi vanno demoliti o rinforzati. Infine è indispensabile che tutte le connessioni siano collegate bene agli elementi strutturali, affinché ci sia trasmissione di forze. Mi spiego: una trave dev’essere collegata bene al muro, sennò in caso di scossa, cade. Prima di partire — avverte il presidente degli Ingegneri di Padova — bisogna affidare ad un esperto la valutazione dei punti deboli. Tante volte basta intervenire anche solo su quelli, magari su un cordolo che tiene in piedi un edificio».
La normativa antisismica, il cui aggiornamento è fermo da sei anni, prevede due tipi di intervento: l’adeguamento e il più economico miglioramento. «Ma quest’ultimo, che consente per esempio di passare dal 70% all’80% di stabilità senza ricorrere ad opere strutturali capaci di assorbire oltre il 25% dei costi, è consentito in pochissimi casi — chiude Boschetto —. Ed è un altro motivo per cui i privati rinunciano a mettere in sicurezza la propria abitazione». Puntano sulla prevenzione anche i geologi, che invocano da anni il «Fascicolo del fabbricato». «Permette di conoscere e monitorare nel tempo lo stato di salute e di sicurezza di un edificio — sottolinea Pietro Zangheri, presidente dell’Ordine veneto dei Geologi —. Prevenzione significa dotare ciascuna opera, pubblica o privata, di un dossier contenente i dati caratteristici: il territorio in cui è inserita, la pericolosità sismica locale, struttura, impianti e materiali che la costituiscono, modifiche strutturali e architettoniche apportate».
Intanto 44 iscritti alla Foiv stanno per raggiungere le zone terremotate tra Lazio e Marche, su chiamata della Protezione civile nazionale. «Sono agibilitatori formati per entrare in azione nelle emergenze — rivela Napol —. Intervengono dopo le ricerche di persone tra le macerie, lavorano in squadre di tre e visitano edificio per edificio per capire se siano agibili e quindi se i residenti possano rientrarvi, quanti danni abbiano subìto e di quali interventi necessitino. Lo scrivono su apposite schede da presentare al governo».
Napol I privati rinunciano a rendere stabile la casa, costa troppo Zangheri Ci vorrebbe il fascicolo del fabbricato, per prevenire