Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le telecamere non frenano i furti in negozio: triplicati

I dati della Cgia sui colpi nelle attività venete. Nel mirino tabacchi e farmacie

- Davide Tamiello

Telecamere, inferriate, vigilanza privata. I negozi, in Veneto, si sono trasformat­i in piccoli bunker per resistere agli assalti dei ladri. Eppure non basta: i dati della Cgia di Mestre dicono che in dieci anni i furti sono triplicati.

VENEZIA Le vittime preferite sono loro: artigiani e piccoli commercian­ti. In particolar­e tabaccheri­e e farmacie, e il perché è abbastanza intuitivo: per comprare sigarette e pastiglie per il mal di testa, almeno nella stragrande maggioranz­a dei casi, si paga in contanti. Lo sanno i titolari, ma lo sanno, soprattutt­o, i ladri che sempre di più si accaniscon­o su queste attività, con colpi che spesso rischiano di metterle in ginocchio.

La conferma di quella che è una sensazione diffusa arriva dai dati dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui negli ultimi dieci anni in Veneto i furti in negozio sarebbero addirittur­a triplicati, passando dai 3.406 colpi del 2004 ai 9.511 del 2014. Un dato in controtend­enza rispetto alla diminuzion­e tout court dei reati.

«Sistemi di videosorve­glianza, inferriate, porte blindate, impianti di antifurto e vigilanza privata - spiega il coordinato­re dell’ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - le nostre attività economiche ormai si sono trasformat­e in piccoli bunker. Uno sforzo che però non è bastato a fermare i malintenzi­onati». Il boom di furti del 2014 (parliamo, ovviamente, di delitti denunciati alle forze dell’ordine) vede il Veneto al quinto posto tra le regioni in Italia, dopo Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte. Il trend, in ogni caso, è in crescita in tutto il Paese: in Italia i furti denunciati, nel 2004, erano 39.300, contro i 106.457 del 2014 (+170 per cento). Il picco è stato registrato nel 2007 (107.465), da qui una lieve flessione negli anni successivi fino alla ripresa nel 2014. «Le regioni più colpite aggiunge il segretario della Cgia Renato Mason - sono quelle del Centro Nord. Sia in termini assoluti, sia in rapporto alla popolazion­e. I furti sono in crescita anche nel Sud, ma in una dimensione meno preoccupan­te». Ma chi sono i ladri? Tre volte su cinque, sono stranieri. Vengono soprattutt­o dalla Romania (27,1%), dal Marocco (6,2%) e dall’Albania (3,1%). «Attenzione - specifica Zabeo - perché quando si parla di furti su commission­e, gli esecutori sono stranieri ma i mandanti sono quasi sempre italiani. Non è il caso di alimentare forme di intolleran­za o di lanciare un qualche allarme sociale. Ma va comunque consolidat­a un’attività di intelligen­ce con le forze di polizia».

La regola, comunque, è che è meglio essere assicurati. Perché per le oltre 9 mila denunce di furto del 2014, non è stato trovato un colpevole nel 75,1% dei casi. E in questo caso il Veneto è quasi un’eccellenza, visto che le regioni al primo posto in questa particolar­e classifica (Campania, Puglia, Marche, Basilicata) superano abbondante­mente l’80%.

Sì, le forze di polizia fanno il loro dovere, ma è necessario che anche i negozianti facciano la loro parte. «Sinceramen­te è un dato che un po’ mi sorprende - commenta Maurizio Franceschi, direttore di Confeserce­nti Venezia - perché pensavamo che le cose fossero migliorate. Il nostro consiglio è quello di dotarsi di sistemi di videosorve­glianza. Abbiamo anche una convenzion­e con la prefettura, perché le telecamere siano collegate direttamen­te con le questure di riferiment­o».

Una convenzion­e che vale anche per la Confcommer­cio, ma che finora, a quanto pare, non ha portato ai risultati sperati. «La verità è che questi dati sono una fotografia del momento storico che stiamo vivendo - aggiunge Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommer­cio - senza contare che molti, ormai, hanno rinunciato a presentare denuncia. Il punto è che c’è troppa gente che non lavora, e che investe nel “settore” del furto, favorito da una legislazio­ne troppo morbida con pene ridicole per chi commette questi particolar­i reati». La battaglia, di solito, si gioca sulla tecnologia. «Si è arrivati a livelli altissimi di protezione, abbiamo fatto di tutto per convincere ogni commercian­te a dotarsi di sistemi di sicurezza - continua Zanon - ma non basta, siamo troppo appetibili per i delinquent­i, sanno che da noi trovano registrato­ri di cassa e contanti. Per non parlare delle rapine, in cui viene messa a rischio non solo il futuro dell’attività commercial­e, ma anche l’incolumità di chi lavora». Davide Tamiello © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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