Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le telecamere non frenano i furti in negozio: triplicati
I dati della Cgia sui colpi nelle attività venete. Nel mirino tabacchi e farmacie
Telecamere, inferriate, vigilanza privata. I negozi, in Veneto, si sono trasformati in piccoli bunker per resistere agli assalti dei ladri. Eppure non basta: i dati della Cgia di Mestre dicono che in dieci anni i furti sono triplicati.
VENEZIA Le vittime preferite sono loro: artigiani e piccoli commercianti. In particolare tabaccherie e farmacie, e il perché è abbastanza intuitivo: per comprare sigarette e pastiglie per il mal di testa, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, si paga in contanti. Lo sanno i titolari, ma lo sanno, soprattutto, i ladri che sempre di più si accaniscono su queste attività, con colpi che spesso rischiano di metterle in ginocchio.
La conferma di quella che è una sensazione diffusa arriva dai dati dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui negli ultimi dieci anni in Veneto i furti in negozio sarebbero addirittura triplicati, passando dai 3.406 colpi del 2004 ai 9.511 del 2014. Un dato in controtendenza rispetto alla diminuzione tout court dei reati.
«Sistemi di videosorveglianza, inferriate, porte blindate, impianti di antifurto e vigilanza privata - spiega il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - le nostre attività economiche ormai si sono trasformate in piccoli bunker. Uno sforzo che però non è bastato a fermare i malintenzionati». Il boom di furti del 2014 (parliamo, ovviamente, di delitti denunciati alle forze dell’ordine) vede il Veneto al quinto posto tra le regioni in Italia, dopo Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Piemonte. Il trend, in ogni caso, è in crescita in tutto il Paese: in Italia i furti denunciati, nel 2004, erano 39.300, contro i 106.457 del 2014 (+170 per cento). Il picco è stato registrato nel 2007 (107.465), da qui una lieve flessione negli anni successivi fino alla ripresa nel 2014. «Le regioni più colpite aggiunge il segretario della Cgia Renato Mason - sono quelle del Centro Nord. Sia in termini assoluti, sia in rapporto alla popolazione. I furti sono in crescita anche nel Sud, ma in una dimensione meno preoccupante». Ma chi sono i ladri? Tre volte su cinque, sono stranieri. Vengono soprattutto dalla Romania (27,1%), dal Marocco (6,2%) e dall’Albania (3,1%). «Attenzione - specifica Zabeo - perché quando si parla di furti su commissione, gli esecutori sono stranieri ma i mandanti sono quasi sempre italiani. Non è il caso di alimentare forme di intolleranza o di lanciare un qualche allarme sociale. Ma va comunque consolidata un’attività di intelligence con le forze di polizia».
La regola, comunque, è che è meglio essere assicurati. Perché per le oltre 9 mila denunce di furto del 2014, non è stato trovato un colpevole nel 75,1% dei casi. E in questo caso il Veneto è quasi un’eccellenza, visto che le regioni al primo posto in questa particolare classifica (Campania, Puglia, Marche, Basilicata) superano abbondantemente l’80%.
Sì, le forze di polizia fanno il loro dovere, ma è necessario che anche i negozianti facciano la loro parte. «Sinceramente è un dato che un po’ mi sorprende - commenta Maurizio Franceschi, direttore di Confesercenti Venezia - perché pensavamo che le cose fossero migliorate. Il nostro consiglio è quello di dotarsi di sistemi di videosorveglianza. Abbiamo anche una convenzione con la prefettura, perché le telecamere siano collegate direttamente con le questure di riferimento».
Una convenzione che vale anche per la Confcommercio, ma che finora, a quanto pare, non ha portato ai risultati sperati. «La verità è che questi dati sono una fotografia del momento storico che stiamo vivendo - aggiunge Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommercio - senza contare che molti, ormai, hanno rinunciato a presentare denuncia. Il punto è che c’è troppa gente che non lavora, e che investe nel “settore” del furto, favorito da una legislazione troppo morbida con pene ridicole per chi commette questi particolari reati». La battaglia, di solito, si gioca sulla tecnologia. «Si è arrivati a livelli altissimi di protezione, abbiamo fatto di tutto per convincere ogni commerciante a dotarsi di sistemi di sicurezza - continua Zanon - ma non basta, siamo troppo appetibili per i delinquenti, sanno che da noi trovano registratori di cassa e contanti. Per non parlare delle rapine, in cui viene messa a rischio non solo il futuro dell’attività commerciale, ma anche l’incolumità di chi lavora». Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA