Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Biker, raid degli Hells nella sede dei Bandidos Feriti e vendette
Cessalto, rissa all’inaugurazione. I feriti non denunciano, timori per una vendetta
CESSALTO (TREVISO) Un gruppo di motociclisti fasciati nei giubbotti di pelle che, a cavallo di rombanti Harley-Davidson, solcano le strade della provincia americana. È l’immagine simbolo di film come Easy Rider o Hells Angels on Wheels, che hanno portato anche in Italia il mito delle bande di biker. Ma quello dei motociclisti, «fratelli» in virtù di un’affiliazione a bande spesso violente, non è solo un mito. Molti sono infatti i gruppi organizzati di motociclisti italiani e tutti in perenne guerra tra loro. Negli Stati Uniti sono classificati come organizzazioni criminali. E anche in Italia, in quanto a fedina penale, alcuni dei loro membri non scherzano. Così capita che a Cessalto, Comune trevigiano di poco meno di 4 mila anime, in una calda sera d’estate scoppi una rissa memorabile.
Nel piccolo paese, infatti, a giorni avrebbe dovuto aprire il «chapter», ossia la sede dei Bandidos Venice, uno dei quattro storici Big Four, ovvero i quattro motoclub più diffusi a livello mondiale insieme ai rivali Hells Angels, Outlaws e Pagans. Ed è lì che, poco dopo le 22.30 di venerdì, sono arrivati quindici Hells Angels, storici antagonisti della banda di casa, con giubbotto d’ordinanza e casco calato in testa. All’interno c’erano cinque Bandidos provenienti da Treviso, Verona, Rovigo e Udine, impegnati ad allestire il neonato circolo. Dopo l’irruzione solo botte da orbi, reali quanto le ferite con prognosi di oltre 30 giorni, riportate dai malcapitati biker di casa. Alla fine a terra sono rimasti in tre. Un 33enne ha riportato la frattura di una vertebra, trauma cranico e varie contusioni, tanto che ora si trova ricoverato nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Oderzo. Contusioni e lesioni anche per altri due motociclisti, un 23enne e un 59enne. Completamente distrutto il locale, così come alcune auto che erano parcheggiate fuori. Prima di andarsene, gli aggressori hanno anche rapinato una 28enne, strappandole la borsa.
Che si sia trattato di una spedizione punitiva è fuor di dubbio. Le indagini, coordinate dalla procura di Treviso, si sono subito orientate sulla banda rivale, visto che le vittime avevano descritto i contrassegni col teschio alato su giubbotti e caschi degli aggressori. Forse a far scattare il raid è stata la decisione dei Bandidos di aprire la club house nella Marca dove hanno già sede gli Hells (a Susegana, ora sotto stretta sorveglianza).
Quale sia la motivazione, ad ogni modo, è ora al vaglio dei carabinieri della compagnia di Conegliano, che oltre a cercare di identificare i responsabili, hanno anche un’altra e più consistente gatta da pelare: evitare che i malconci Bandidos si organizzino per vendicarsi. Ieri le vittime sono state sentite in caserma, ma c’era poca voglia di parlare. Il codice di comportamento dei biker non prevede la denuncia. È un disonore anche farsi medicare in ospedale. Figuriamoci denunciare il rivale che ti ha picchiato. Meglio vendicarsi personalmente, magari con un raid analogo.
Non è la prima volta che gli Hells Angels fanno parlare di sé per vicende di cronaca. Nel 2009 a Verona il caso più eclatante, quando in occasione della prima edizione del «Motor bike expo show», un centinaio di «angeli del diavolo» si era scontrato con la banda rivale degli Outlaws. Era finita con una ventina di feriti e 24 ordinanze di custodia in carcere fra Padova, Treviso e mezza Italia. Proprio ieri, a Padova, gli Hells Angels italiani si sono riuniti per un moto raduno. La locandina sul loro sito parla di una festa, con party in piscina, ma in realtà i biker si sarebbero ritrovati per sostenere Hubert Wieser, un loro affiliato detenuto al Due Palazzi e condannato per l’omicidio di Paul Weiss, uno dei Bandidos ucciso a Merano nel 2004. Milvana Citter © RIPRODUZIONE RISERVATA