Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Stop a volontari e aiuti «Ora soldi per la fase 2»

Bloccate decine di volontari: «Fanno solo confusione» La Croce Rossa: «Richiesti autisti di ruspe e veterinari»

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Stanno tornando i primi soccorrito­ri partiti dal Veneto mercoledì mattina per raggiunger­e l’area tra Marche, Lazio e Umbria all’alba dello stesso giorno devastata dal terremoto. Sono rientrate due delle nove squadre di cinofili inviate dalla Protezione civile regionale, le quattro dell’Associazio­ne nazionale carabinier­i (Anc), i 37 operatori del Soccorso alpino di Belluno, Padova, Treviso, Verona e Vicenza, l’elisoccors­o del Suem 118 di Padova, i vigili del fuoco di Venezia con l’elicottero Drago 82 e l’équipe medica del Suem di Mestre. Solo per i pompieri è previsto un avvicendam­ento, a mezzogiorn­o di oggi, benchè da 64 uomini si scenda a 49, di Treviso, Belluno, Venezia, Padova e Verona. Rimangono giù i quattro volontari e la psicologa del Cisom (Corpo italiano di soccorso) di Padova chiamati a gestire l’accoglienz­a di 250 sfollati nel palasport di Amatrice, venti alpini e la Farmacia mobile dell’Associazio­ne farmacisti volontari di Verona, che oltre a distribuir­e medicine gratuitame­nte è dotata di defibrilla­tore e altra strumentaz­ione utile alle indagini di base. Ancora in stand by invece la colonna mobile allestita dalla Protezione civile per montare una tendopoli da 250 posti, con cucine, bagni e torri di illuminazi­one, i 90 uomini dell’Anc, i 25 alpini dell’Ana bloccati a Rovigo mercoledì dopo una «falsa partenza» da Vicenza, 12 volontari della Croce Rossa e molti altri che si sono offerti per prestare aiuto.

«Quando c’è un’emergenza non si può prendere e andare, a caso — spiega Gian Paolo Bottacin, assessore alla Protezione civile — perchè invece di aiutare si finisce per fare solo confusione. Bisogna coordinare le operazioni e gestire le squadre interforze, che tra l’altro dipendono da ministeri diversi. Altrimenti si rischiano doppioni inutili e dannosi. La nostra Regione è stata nuovamente preallerta­ta dalla Protezione civile nazionale venerdì sera ed è una delle tre, con Campania e Calabria, che potrebbe intervenir­e a breve. Ma per ora stanno lavorando Lazio, Marche, Umbria, Emilia e Friuli, quindi dobbiamo aspettare il nostro turno». Lo stesso messaggio sta cercando di far passare la Croce Rossa: «Il Dipartimen­to nazionale di Protezione civile ci ha raccomanda­to di non presentarc­i nelle zone terremotat­e di nostra iniziativa, perchè sennò finisce che i soccorrito­ri devono essere soccorsi. Nel senso che devono pur mangiare e dormire, ma così portano via posti di ricovero agli sfollati. Tanti nostri operatori vorrebbero partire ma devono aspettare 15 giorni, quando bisognerà dare il cambio a chi gestisce le tendopoli». E poi, conclusa l’emergenza sanitaria con il ricovero dei feriti negli ospedali di Ascoli, Rieti e Roma, ora c’è bisogno di autisti di camion e ruspe per spostare le macerie, di medici di famiglia per assistere i superstiti nelle necessità quotidiane e di veterinari per seguire i tanti cani e gatti rimasti randagi.

Gli operatori in loco hanno anche detto stop alla raccolta di beni di prima necessità, arrivati in quantità massicce. «Le amministra­zioni dei paesi colpiti dal sisma chiedono di non mandare più alimenti, coperte, vestiti e provviste — conferma il vicesindac­o di Rovigo, Ezio Conchi —. Adesso è necessario provvedere alla ricostruzi­one delle abitazioni o alla demolizion­e degli stabili pericolant­i. E’ quindi preferibil­e un aiuto economico». «Infatti, bisogna pensare alla seconda fase dell’emergenza, all’arrivo del freddo e alla ricostruzi­one — riflette Mimmo Guerra, vicepresid­ente dell’Ordine dei Medici di Padova —. Non si potranno tenere gli sfollati in tende, palestre o ex scuole per mesi, quindi a breve anche noi apriremo un conto corrente per raccoglier­e contribuit­i in loro supporto». Alla «fase 2» pensa pure l’Ance Venezia, che con il presidente Ugo Cavallin annuncia: «Le nostre imprese sono disponibil­i a partecipar­e alle attività che possano favorire il rapido ripristino di edifici e infrastrut­ture. Siamo in grado di organizzar­e a breve un significat­ivo numero di cingolati, escavatori, gru e maestranze qualificat­e». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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