Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Non si ferma la crisi dell’artigianato Venzo: «Sarà un altro autunno nero»
L’associazione lancia l’allarme, «manca il ricambio generazionale» In ginocchio ceramica, legno ed edilizia. Si salva chi lavora con l’estero
Dopo un secondo trimestre che sembrava aprire uno spiraglio positivo per l’economia, l’autunno si annuncia a tinte fosche l’artigianato bassanese. È molto preoccupato il presidente del mandamento bassanese di Confartigianato, Sandro Venzo, per lo scenario che si profila nell’ultimo scorcio dell’anno.
«La primavera aveva portato qualche speranza di ripresa – osserva il portavoce delle oltre 2.500 attività associate su un totale di 4mila che costituiscono il comparto artigianale locale – ma si trattava solo di un fuoco di paglia. La stagnazione caratterizzerà anche i prossimi mesi. Purtroppo, le imprese non credono più in questo paese: non investono, tendono a tenersi stretto quello che hanno. Si salvano quelle che lavorano con l’estero o che hanno le risorse e il coraggio di ristrutturarsi. Come alcune dei settori della metalmeccanica e della termoidraulica aggiudicatesi delle commesse fuori nazione. Ma si tratta di pochi casi; la maggiore parte delle attività fatica, soffre».
Dopo i settori della ceramica, del legno e dell’edilizia , in ginocchio dall’inizio della crisi, sul territorio anche l’alimentare comincia a dare segnali di difficoltà.
«Negli ultimi tempi, si è registrato un forte calo negli acquisti di cibo, soprattutto nell’ambito della grande distribuzione – fa sapere Venzo – il consumatore risulta più attento e oculato anche nel rifornimento alimentare. Un atteggiamento che la dice lunga sulla situazione economicosociale in cui viviamo».
Secondo il presidente di Confartigianato Bassano, sarà difficile recuperare posizioni. Soprattutto per i comparti storici che hanno fatto la storia dell’economia locale come la ceramica artistica. Fino a 15 anni fa erano 1.200 le realtà artigianali attive su questo fronte, concentrate perlopiù tra Bassano e Nove. Oggi quel nucleo, per decenni il fiore all’occhiello del distretto, si è ridotto a circa 160 unità.
Un altro aspetto che nel medio termine potrebbe contribuire a frenare lo sviluppo del tessuto economico bassanese è costituito dalla mancanza del ricambio generazionale del personale, soprattutto di quello specializzato.
«Non perché non ci sia – tiene a precisare Venzo – ma perché nella condizione di precarietà in cui operano le aziende, non possono permettersi di assumere giovani, sebbene professionalmente capaci. Un imprenditore deve fare delle scelte: si tiene il personale che ha, la cui età media si aggira sui 50 anni, anche per non lasciarlo su una strada, rinunciando a rinforzare l’organico con nuove assunzioni. Un tempo i più anziani passavano il testimone alle giovani generazioni e per un periodo li affiancavano; ora la forza lavoro è ridotta al minimo indispensabile. Tra alcuni anni dovremo quindi fare i conti anche con questo nuovo problema».
E non consola nemmeno il dato in calo sulla chiusure. “Se le cessazioni si sono pressoché arrestate - conclude il presidente di Confartigianato, è solo perché la decimazione si è esaurita negli anni scorsi».