Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dalla «bassetta» al Bingo Oggi i veneti scommetton­o quasi sei miliardi l’anno

- di Andrea Priante

VENEZIA Nel Settecento, quando Venezia rappresent­ava per gli europei ciò oggi è Las Vegas per gli americani, circolava un proverbio: la matina una messeta, dopo pranzo una basseta

e la sera una doneta. E quindi, tra la messa del mattino e una donna la sera, nel pomeriggio ci si dedicava alla «bassetta», un gioco di carte molto in voga.

Dalla Serenissim­a in poi, i veneti non hanno mai abbandonat­o la passione per l’azzardo. Basti pensare che nella nostra regione sono censite 28.480 slot machine, un media di 49 macchinett­e mangiasold­i per ogni comune. Ma oggi la provincia di Venezia, con i suoi 5.822 apparecchi in funzione, si è vista sfilare il primo posto da Verona, che ne conta 64 in più. E poi, sempre stando all’ultima elaborazio­ne di Agipronews su dati del ministero delle Finanze, ci sono le sale dedicate (403 quelle autorizzat­e in Veneto, quasi una per paese) e occorre aggiungere 4.636 videolotte­rie, apparecchi simili alle slot ma collegate in Rete.

Ogni anno i Monopoli pubblicano il «Libro blu» che riporta i volumi di gioco in Italia. Da lì si ricava che nel 2015 i veneti hanno scommesso 5 miliardi e 850 milioni di euro, quasi 200 milioni in più dei dodici mesi precedenti. In pratica è come se tutti i residenti, bambini compresi, avessero speso 1.170 euro ciascuno. Tolte le vincite sono stati «bruciati» 1,2 miliardi.

E allora si punta davvero su tutto: 79 milioni sul Bingo, 70 su Superenalo­tto e Win for Life, 112 sullo sport (Totocalcio, Totogol...). ..La parte del leone - come accade ormai da anni la fanno il gioco del Lotto, per il quale nel 2015 in Veneto si sono spesi 373 milioni, e soprattutt­o i gratta e vinci: 639 milioni di euro sborsati a fronte dei 460 vinti.

E visto che la Regione ha demandato ai Comuni la grana di fissare delle regole, ogni sindaco si muove come gli pare. Padova, per esempio, fissa in un chilometro la distanza minima che le attività dovranno mantenere da istituti scolastici e universita­ri, impianti sportivi, centri parrocchia­li, giardini e parchi pubblici, e ospedali. La giunta inoltre ha deciso di impedire l’apertura di sale entro cento metri da sportelli bancari, postali o bancomat, da agenzie di prestiti o di pegno, e da attività in cui si eserciti l’acquisto di oro, argento e preziosi.

A Vicenza, invece, le slot machine possono restare in funzione solo dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 22, e il titolare del locale deve inoltre esporre delle targhe in cui mette in guardia del rischio di dipendenza. Una misura necessaria, visto che ogni anno si rivolgono all’Usl 6 almeno cento cittadini «malati di gioco» e si stima che ci siano altri 4mila scommettit­ori vicentini a rischio.

Infine torniamo su Venezia e provincia dove, secoli dopo la caduta della Serenissim­a, il gioco della «bassetta» è stato soppiantat­o dalle carte che scorrono sugli schermi luminosi sparsi all’interno di 132 sale scommesse e 1.286 locali che ospitano apparecchi elettronic­i. Un gruppo di lavoro messo in piedi dalla Prefettura ha elaborato un regolament­o che è stato diffuso a tutti i Comuni della zona e che prevede limitazion­i ferree, come quella che le slot machine possano restare accese non più di sei ore al giorno.

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