Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Stop alle grandi navi ma urgono decisioni rapide e non dibattiti infiniti
Le navi non devono più passare davanti a San Marco. Questa è un’opinione ormai condivisa universalmente, dalla filiera marittima all’intera città di Venezia, all’opinione mondiale. Così come tutti ritengono urgente l’individuazione di una soluzione alternativa al passaggio. Tuttavia, spiace rilevare come esista ancora, seppur in quota minoritaria, chi, a suon di parole, si ostini a ritardare una scelta decisiva per lo sviluppo socio economico del territorio.
Per questi, ora è arrivato il momento del «dibattito pubblico»: è questo lo strumento che per i «soliti noti» contrari alle Grandi Navi, ma forse contrari a tutto, dovrebbe risolvere il problema. Ancora una volta, anziché mettere da parte sterili polemiche favorendo rapide soluzioni, si cerca di procrastinarle all’infinito, sperando che il tempo le risolva. Sono ormai trascorsi quattro anni e mezzo dal decreto Clini-Passera, e in questo lasso di tempo si sono succedute svariate manifestazioni, centinaia di articoli di giornali locali, nazionali ed internazionali. Il tutto condito dalle mistificazioni più assurde legate all’impatto ambientale e sulla sicurezza delle navi, oltre alle strumentalizzazioni politiche a 360 gradi.
Il risultato di questo stillicidio è che una città intera attende con ansia la soluzione definitiva. Tra tutte le proposte avanzate, gli armatori e gli stakehoders dell’industria navale, che nel frattempo hanno volontariamente autolimitato la stazza delle proprie flotte, hanno bocciato categoricamente i progetti di avamporto siano essi al Lido, a Punta Sabbioni o a Malamocco. La stazione crociere fuori dalle dighe non può funzionare per il traffico di porto capolinea che Venezia, assieme ad altri pochissimi scali nel mondo è riuscita a conquistarsi grazie ad un lavoro straordinario nel corso degli ultimi 15 anni che lo ha posto ai vertici mondiali.
Un primato che si traduce in ricadute significative per l’indotto economico ed occupazionale della Regione Veneto. E per non affondare uno dei più