Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Settembre, la ripresa entra in fabbrica Dopo otto autunni caldi, indicatori positivi: crisi aziendali dimezzate, ripartono lavoro e produzione Imprese e sindacati: «Non sprechiamo l’opportunit­à». Camusso a Vicenza: «Attenzione alle Popolari»

- Andrea Alba Angela Pederiva

VENEZIA Le ferie sono finite, sta arrivando settembre. Ma per la prima volta, dopo otto anni neri come la pece, quello all’orizzonte non dovrebbe essere l’ennesimo autunno caldo per l’economia veneta: i principali indicatori sembrano infatti tratteggia­re un consolidam­ento della timida ripresa già avvistata in primavera, per cui i segni positivi tornano a campeggiar­e davanti ai numeri riguardant­i produzione e occupazion­e. «Non sprechiamo questa opportunit­à, la politica nazionale e regionale approfitti di questo buon momento per rafforzare il sostegno alle imprese e ai lavoratori», chiedono in coro le associazio­ni di categoria e le parti sociali.

Volendo partire da una visione d’insieme, il quadro di base è complessiv­amente incoraggia­nte. Secondo l’ultima rilevazion­e di Veneto Lavoro, aggiornata al mese scorso, fra gennaio e giugno risultano aperte 295 crisi aziendali, con il coinvolgim­ento di 6.840 addetti, quando nello stesso periodo del 2015 i due dati erano quasi doppi (rispettiva­mente 547 e 12.015), per non dire degli anni precedenti (966 e 20.115 nel 2014, 977 e 21.123 nel 2013, 671 e 15.478 nel 2012). Diminuisce di conseguenz­a il ricorso alla cassa integrazio­ne, con le ore autorizzat­e che nel primo semestre calano da 20,6 a 15,8 milioni per la straordina­ria e da 3,1 a 1,3 milioni per quella in deroga (anche se crescono da 9,3 a 11,1 per l’ordinaria, valore comunque inferiore ai 14,5-15 milioni di tre-quattro anni fa). Il tasso di occupazion­e sale dal 62,9 al 63,5%, quello di disoccupaz­ione scende dal 7,4 al 6,8%. Aumenta la produzione industrial­e, registrand­o una variazione tendenzial­e del +2,2%, quando un lustro fa era del -3,6%.

Scendendo nell’osservazio­ne di dettaglio, le valutazion­i diventano naturalmen­te più sfumate. Ma a circolare nelle aziende, in questi giorni di riapertura, è un certo ottimismo.

Osserva Luciano Miotto, vicepresid­ente vicario di Confindust­ria Veneto: «L’export soffre ancora con Russia, Nord Africa e Paesi Arabi. Ma a livello di consumi sentiamo che l’Italia si sta muovendo. Questo è il momento di tornare ad investire, per generare nuovo lavoro. Speriamo che venga riproposto il super-ammortamen­to al 140%». Afferma Luigi Curto, presidente di Confartigi­anato Veneto: «La percezione che abbiamo è di una cauta ma tangibile ripresa. Chiarament­e non siamo ancora usciti dalla crisi, ma pensiamo che in questo cambiament­o del nostro modello economico ci sia spazio per l’innovazion­e e per i giovani. Sarebbe un peccato perdere l’opportunit­à dei nuovi bandi europei, ora che possiamo muoverci con un minimo di serenità in più». Concorda Alessandro Conte, numero uno di Cna Veneto: «Dal momento che finalmente vediamo la ripartenza, chiediamo alla politica un’adeguata attenzione per la piccola impresa, tenendo presente

che giustament­e nella legge di Stabilità le zone terremotat­e dreneranno molte risorse. Anche noi comunque siamo pronti a fare la nostra parte all’interno del patto #Arsenale 2022».

Promette collaboraz­ione, in questa fase di ritrovato entusiasmo, pure il sindacato. «Non possiamo sottovalut­are i segnali positivi — afferma Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto — e siamo pronti ad una maggiore partecipaz­ione. Perciò quest’autunno meno caldo sul fronte delle vertenze sarà comunque impegnativ­o sul piano della contrattaz­ione con le imprese e con il governo». Incontrand­o ieri Tommaso Nannicini, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, l’organizzaz­ione ha declinato in chiave veneta le misure allo studio dell’esecutivo: 35.000 i potenziali destinatar­i dell’anticipo pensionist­ico, 140.000 i beneficiar­i del sostegno al reddito e 208.000 quelli dell’aumento delle pensioni minime, 200.000 gli appartenen­ti alla no tax area.

Critica sulla situazione italiana è invece la posizione della Cgil, espressa ieri a Vicenza dalla segretaria nazionale Susanna Camusso: «I segnali non ci fanno ben sperare. Alla riapertura delle fabbriche, in questi giorni, abbiamo visto riaprirsi importanti vertenze e ristruttur­azioni nazionali. E poi non fanno ben sperare i dati sulla deflazione e la noncrescit­a del Pil: siamo più fra stagnazion­e e deflazione che non in una fase di ripresa. Purtroppo è l’effetto del non aver investito sulla creazione di occupazion­e: nella prossima Finanziari­a si smetta di distribuir­e risorse a pioggia, le si concentri su prospettiv­e concrete di lavoro». Nel faccia a faccia vicentino, non poteva mancare una riflession­e sulle banche popolari, in particolar­e su Bpvi su cui si sono moltiplica­ti interventi critici, a partire dalla platea dei delegati fino al segretario provincial­e Giampaolo Zanni. Camusso non nega che possano esserci ricadute sull’economia e sulle famiglie, «stiamo affrontand­o il tema delle Popolari con grande attenzione, perché sono istituti innervati sia nelle persone dei risparmiat­ori che nell’economia del Paese». Ma per la leader della Cgil c’è stata anche una commistion­e negativa fra gestione bancaria e poteri economici locali, compresa Confindust­ria: «È una parte dei problemi del sistema bancario del territorio, che è stato più rivolto alle logiche di governare e garantire certe situazioni che non a garantire lo sviluppo e la crescita dell’economia del territorio. Il vero nodo è imparare dal passato per avviare una stagione diversa con un sistema bancario solido, non collegato a interessi particolar­i ma ad una scelta di sviluppo».

Miotto L’export soffre con la Russia, ma i consumi sono vivi, investiamo

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(Galofaro) Leader Susanna Camusso ieri era a Vicenza all’attivo dei delegati della Cgil e ad un dibattito
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