Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Settembre, la ripresa entra in fabbrica Dopo otto autunni caldi, indicatori positivi: crisi aziendali dimezzate, ripartono lavoro e produzione Imprese e sindacati: «Non sprechiamo l’opportunità». Camusso a Vicenza: «Attenzione alle Popolari»
VENEZIA Le ferie sono finite, sta arrivando settembre. Ma per la prima volta, dopo otto anni neri come la pece, quello all’orizzonte non dovrebbe essere l’ennesimo autunno caldo per l’economia veneta: i principali indicatori sembrano infatti tratteggiare un consolidamento della timida ripresa già avvistata in primavera, per cui i segni positivi tornano a campeggiare davanti ai numeri riguardanti produzione e occupazione. «Non sprechiamo questa opportunità, la politica nazionale e regionale approfitti di questo buon momento per rafforzare il sostegno alle imprese e ai lavoratori», chiedono in coro le associazioni di categoria e le parti sociali.
Volendo partire da una visione d’insieme, il quadro di base è complessivamente incoraggiante. Secondo l’ultima rilevazione di Veneto Lavoro, aggiornata al mese scorso, fra gennaio e giugno risultano aperte 295 crisi aziendali, con il coinvolgimento di 6.840 addetti, quando nello stesso periodo del 2015 i due dati erano quasi doppi (rispettivamente 547 e 12.015), per non dire degli anni precedenti (966 e 20.115 nel 2014, 977 e 21.123 nel 2013, 671 e 15.478 nel 2012). Diminuisce di conseguenza il ricorso alla cassa integrazione, con le ore autorizzate che nel primo semestre calano da 20,6 a 15,8 milioni per la straordinaria e da 3,1 a 1,3 milioni per quella in deroga (anche se crescono da 9,3 a 11,1 per l’ordinaria, valore comunque inferiore ai 14,5-15 milioni di tre-quattro anni fa). Il tasso di occupazione sale dal 62,9 al 63,5%, quello di disoccupazione scende dal 7,4 al 6,8%. Aumenta la produzione industriale, registrando una variazione tendenziale del +2,2%, quando un lustro fa era del -3,6%.
Scendendo nell’osservazione di dettaglio, le valutazioni diventano naturalmente più sfumate. Ma a circolare nelle aziende, in questi giorni di riapertura, è un certo ottimismo.
Osserva Luciano Miotto, vicepresidente vicario di Confindustria Veneto: «L’export soffre ancora con Russia, Nord Africa e Paesi Arabi. Ma a livello di consumi sentiamo che l’Italia si sta muovendo. Questo è il momento di tornare ad investire, per generare nuovo lavoro. Speriamo che venga riproposto il super-ammortamento al 140%». Afferma Luigi Curto, presidente di Confartigianato Veneto: «La percezione che abbiamo è di una cauta ma tangibile ripresa. Chiaramente non siamo ancora usciti dalla crisi, ma pensiamo che in questo cambiamento del nostro modello economico ci sia spazio per l’innovazione e per i giovani. Sarebbe un peccato perdere l’opportunità dei nuovi bandi europei, ora che possiamo muoverci con un minimo di serenità in più». Concorda Alessandro Conte, numero uno di Cna Veneto: «Dal momento che finalmente vediamo la ripartenza, chiediamo alla politica un’adeguata attenzione per la piccola impresa, tenendo presente
che giustamente nella legge di Stabilità le zone terremotate dreneranno molte risorse. Anche noi comunque siamo pronti a fare la nostra parte all’interno del patto #Arsenale 2022».
Promette collaborazione, in questa fase di ritrovato entusiasmo, pure il sindacato. «Non possiamo sottovalutare i segnali positivi — afferma Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto — e siamo pronti ad una maggiore partecipazione. Perciò quest’autunno meno caldo sul fronte delle vertenze sarà comunque impegnativo sul piano della contrattazione con le imprese e con il governo». Incontrando ieri Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l’organizzazione ha declinato in chiave veneta le misure allo studio dell’esecutivo: 35.000 i potenziali destinatari dell’anticipo pensionistico, 140.000 i beneficiari del sostegno al reddito e 208.000 quelli dell’aumento delle pensioni minime, 200.000 gli appartenenti alla no tax area.
Critica sulla situazione italiana è invece la posizione della Cgil, espressa ieri a Vicenza dalla segretaria nazionale Susanna Camusso: «I segnali non ci fanno ben sperare. Alla riapertura delle fabbriche, in questi giorni, abbiamo visto riaprirsi importanti vertenze e ristrutturazioni nazionali. E poi non fanno ben sperare i dati sulla deflazione e la noncrescita del Pil: siamo più fra stagnazione e deflazione che non in una fase di ripresa. Purtroppo è l’effetto del non aver investito sulla creazione di occupazione: nella prossima Finanziaria si smetta di distribuire risorse a pioggia, le si concentri su prospettive concrete di lavoro». Nel faccia a faccia vicentino, non poteva mancare una riflessione sulle banche popolari, in particolare su Bpvi su cui si sono moltiplicati interventi critici, a partire dalla platea dei delegati fino al segretario provinciale Giampaolo Zanni. Camusso non nega che possano esserci ricadute sull’economia e sulle famiglie, «stiamo affrontando il tema delle Popolari con grande attenzione, perché sono istituti innervati sia nelle persone dei risparmiatori che nell’economia del Paese». Ma per la leader della Cgil c’è stata anche una commistione negativa fra gestione bancaria e poteri economici locali, compresa Confindustria: «È una parte dei problemi del sistema bancario del territorio, che è stato più rivolto alle logiche di governare e garantire certe situazioni che non a garantire lo sviluppo e la crescita dell’economia del territorio. Il vero nodo è imparare dal passato per avviare una stagione diversa con un sistema bancario solido, non collegato a interessi particolari ma ad una scelta di sviluppo».
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