Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pubblico, commercio e metalmeccanico, 650.000 veneti in attesa del rinnovo
VENEZIA Ancora pochi giorni di relativa spensieratezza e poi, con l’autunno, tornerà in primo piano nelle agende delle organizzazioni sindacali il fronte dei rinnovi contrattuali. L’argomento coinvolge in Veneto poco meno di un decimo dei dipendenti italiani privati e pubblici in attesa di una revisione, soprattutto salariale, dei rapporti con il proprio datore di lavoro, spesso rappresentato da associazioni che invece tendono a dilatare i tempi del confronto.
I lavoratori della nostra regione interessati dai rinnovi per il comparto pubblico superano le 228 mila unità, di cui circa 140 mila di sesso femminile. Dimensione comprensibile se si tiene conto che, ad esempio, fra i 79 mila addetti della scuola le donne sono 63 mila e che le lavoratrici raggiungono quota 43 mila all’interno dei 61 mila dipendenti della sanità. Seguono poi 37 mila addetti negli uffici di Regione, Province e Comuni ed altre migliaia in sedi ministeriali, fiscali ed enti pubblici non economici. Tutti con le antenne bene alzate dato che le dinamiche negoziali con il governo, almeno stando a quanto ha assicurato il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, dovrebbero riattivarsi a settembre e che quello del rinnovo dei contratti del pubblico impiego è un capitolo completamente bloccato.
Sul fronte privato il mancato rinnovo più di peso è quello del «contratto dei contratti», ossia il metalmeccanico, con la sua carica di implicazioni nell’ambito di una complessa rivisitazione del rapporto fra le parti. I lavoratori inquadrati secondo lo schema di Federmeccanica in Veneto sono circa 170 mila, ai quali si aggiungono i 60 mila di aziende aderenti a sigle quali Confapi, Confimi ed altre. Nel mondo del commercio, infine, aspettano di vedere rinfrescato il contratto di lavoro almeno 185 mila addetti di esercizi di tutte le dimensioni.
«Nella scuola — fa presente la segretaria Cisl veneta di settore, Tina Cupani — siamo fermi sul profilo economico dal 2009 e su quello normativo dal 2007. L’Italia è il Paese europeo in cui il personale è pagato meno ed il segmento che più ne sta facendo le spese è quello amministrativo, tecnico e ausiliario, a causa della flessibilità crescente richiesta e di salari che superano appena i mille euro per un impegno di 36 ore settimanali. Non stiamo parlando di gente che si limita alle pulizie ma di persone responsabili anche di sicurezza, assistenza e cura degli studenti portatori di handicap. Ci auguriamo che sui tavoli che si apriranno non si discutano solo aspetti organizzativi ma vengano rese disponibili risorse per adeguamenti retributivi».
Per venire invece alle «tute blu», Luca Trevisan, segretario della Fiom del Veneto, ricorda che il contratto di Federmeccanica è in deroga ormai da otto mesi e che quello delle sigle datoriali minori, che riguarda in tutta Italia circa 400 mila addetti, è anch’esso vicino alla scadenza. «In questo momento con i confindustriali non sono previste convocazioni — spiega —e a settembre ci incontreremo con Fim Cisl e Uilm Uil per valutare la situazione. Con la riapertura delle fabbriche riprenderà il blocco degli straordinari e decideremo se attuare ulteriori forme di mobilitazione».
Fra le trattative arenate c’è poi quella del commercio, dalla Grande distribuzione organizzata (Gdo) al piccolo negozio di prossimità fino ai fast food, i servizi turistici e le pulizie. «Per la Gdo siamo fermi da tre anni — ricorda Maurizia Rizzo, segretaria generale Fisascat Cisl del Veneto — e credo che in questo ambito abbiamo dato già tutto, a cominciare dalla disponibilità a lavorare sette giorni la settimana e in qualsiasi orario. I contratti integrativi sono stati quasi tutti disdettati e proposte migliorative non ne arrivano. Per parlare di crisi dei consumi non ci si può sganciare dalla constatazione che il primo consumatore è il lavoratore con un salario adeguato».
Le trattative aperte In Veneto nel pubblico impiego sono fermi i contratti di 228 mila lavoratori, nel privato quelli di 230 mila tute blu e di 185 mila addetti nel commercio