Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Dalla Permasteelisa ai tuffi in politica Zaia: «Ora sarai giudicato anche tu»
Stava con Zaia (che adesso lo sfotte amabilmente: «Finora giudicavi chi amministra, adesso sarai giudicato. Te ne accorgerai…»), si confrontava a tu per tu con il compianto Gianroberto Casaleggio (che, però, gli diede buca proprio al convegno di Castelbrando, casa sua, pare a causa di un’improvvida intervista rilasciata in quello stesso giorno all’Unità), confidava in Renzi («Ho sempre optato per gli innovatori – diceva a febbraio 2014, dopo la visita del premier a Treviso – e Matteo lo è»), metteva in guardia Grillo («Ora il movimento 5 Stelle spaventa gli imprenditori e i moderati del Veneto, da Grillo e Casaleggio sono arrivati messaggi contraddittori», sentenziava dopo la deludente performance elettorale alle Europee del ’14) .
Adesso Massimo Colomban, con evidente sprezzo del pericolo, è tornato a fare l’imprenditore-grillino, accomodandosi su una delle poltrone più infide della politica italiana: quella di assessore alle società partecipate della giunta municipale di Roma, a guida Virginia Raggi. Ama, Atac, Acea, Roma Metropolitane: vi dicono niente queste sigle? Comunque la si voglia vedere, una rogna di proporzioni clamorose.
Lui, alle sfide impossibili, ci è abituato da una vita. Narra l’agiografia personale di un Colomban che, appena ventitreenne con diploma di geometra e un’esperienza da studente di architettura, fonda il nucleo storico di quella che sarebbe diventata, di lì a vent’anni, una multinazionale quotata alla Borse di Milano e Singapore. L’azienda primigenia si chiamava Isa, acronimo di Industria serramenti alluminio (sede a Corbanese di Tarzo, profonda Sinistra Piave trevigiana, dipendenti numero 6), poi venne l’aggregazione con l’australiana Permasteel, che diede vita al colosso industriale dal nome più impronunciabile che si fosse mai sentito: Permasteelisa, basata a Vittorio Veneto. Erano anni ruggenti per l’edilizia e Permasteelisa faceva rivestimenti spettacolari in vetro e acciaio per gli edifici monumentali.
Potete ammirarne un saggio, solo per fare qualche esempio, al Museo Guggenheim di Bilbao, alla Times Square Tower di Manhattan o, per stare più vicini, all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Risulta- to: quando Colomban decide di occuparsi d’altro e cede l’azienda agli 83 manager del gruppo (siamo nel 2002), Permasteelisa fattura 1 miliardo di euro, ha 5.000 dipendenti e controlla una galassia di 40 società operative in 25 Paesi diversi. Quest’estate, per la cronaca, il suo nome è stato accostato a un clamoroso ritorno nella cabina di comando della multinazionale trevigiana: i nuovi padroni (la conglomerata giapponese Lixil) vorrebbero cedere e Colomban non ha mai fatto mistero di considerare Permasteelisa «come una figlia». E le figlie, si sa, non si abbandonano, anche se crescendo hanno fatto un matrimonio sbagliato.
Nel frattempo, dal 2002 in qua, il nostro neoassessore ha fatto di tutto: ha lanciato Castelbrando, hotel e centro congressi ricavato nel castello dei Brandolini a Cison di Valmarino, che Colomban si era comprato dai padri Salesiani; si è fatto business angels, sostenendo la creazione di startup innovative; ha fondato la Confapri, network movimentista tra imprenditori che si prefigge l’obiettivo di modernizzare un Stato sclerotizzato. E poi c’è la politica.
Pochi se lo ricordano, ma nel 2010 Colomban era candidato alle regionali nella coalizione di centrodestra che sosteneva Luca Zaia, capolista in provincia di Treviso per la meteora Adc (Alleanza di centro). Prese 1.158 preferenze personali, neanche poche per avere alle spalle un partito di fantasmi. Questo prima di incontrare, nel 2013, Gianroberto Casaleggio: «Ha le nostre stesse idee». Virginia Raggi avrà preso buona nota.