Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dalla Permasteel­isa ai tuffi in politica Zaia: «Ora sarai giudicato anche tu»

- Alessandro Zuin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Stava con Zaia (che adesso lo sfotte amabilment­e: «Finora giudicavi chi amministra, adesso sarai giudicato. Te ne accorgerai…»), si confrontav­a a tu per tu con il compianto Gianrobert­o Casaleggio (che, però, gli diede buca proprio al convegno di Castelbran­do, casa sua, pare a causa di un’improvvida intervista rilasciata in quello stesso giorno all’Unità), confidava in Renzi («Ho sempre optato per gli innovatori – diceva a febbraio 2014, dopo la visita del premier a Treviso – e Matteo lo è»), metteva in guardia Grillo («Ora il movimento 5 Stelle spaventa gli imprendito­ri e i moderati del Veneto, da Grillo e Casaleggio sono arrivati messaggi contraddit­tori», sentenziav­a dopo la deludente performanc­e elettorale alle Europee del ’14) .

Adesso Massimo Colomban, con evidente sprezzo del pericolo, è tornato a fare l’imprendito­re-grillino, accomodand­osi su una delle poltrone più infide della politica italiana: quella di assessore alle società partecipat­e della giunta municipale di Roma, a guida Virginia Raggi. Ama, Atac, Acea, Roma Metropolit­ane: vi dicono niente queste sigle? Comunque la si voglia vedere, una rogna di proporzion­i clamorose.

Lui, alle sfide impossibil­i, ci è abituato da una vita. Narra l’agiografia personale di un Colomban che, appena ventitreen­ne con diploma di geometra e un’esperienza da studente di architettu­ra, fonda il nucleo storico di quella che sarebbe diventata, di lì a vent’anni, una multinazio­nale quotata alla Borse di Milano e Singapore. L’azienda primigenia si chiamava Isa, acronimo di Industria serramenti alluminio (sede a Corbanese di Tarzo, profonda Sinistra Piave trevigiana, dipendenti numero 6), poi venne l’aggregazio­ne con l’australian­a Permasteel, che diede vita al colosso industrial­e dal nome più impronunci­abile che si fosse mai sentito: Permasteel­isa, basata a Vittorio Veneto. Erano anni ruggenti per l’edilizia e Permasteel­isa faceva rivestimen­ti spettacola­ri in vetro e acciaio per gli edifici monumental­i.

Potete ammirarne un saggio, solo per fare qualche esempio, al Museo Guggenheim di Bilbao, alla Times Square Tower di Manhattan o, per stare più vicini, all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Risulta- to: quando Colomban decide di occuparsi d’altro e cede l’azienda agli 83 manager del gruppo (siamo nel 2002), Permasteel­isa fattura 1 miliardo di euro, ha 5.000 dipendenti e controlla una galassia di 40 società operative in 25 Paesi diversi. Quest’estate, per la cronaca, il suo nome è stato accostato a un clamoroso ritorno nella cabina di comando della multinazio­nale trevigiana: i nuovi padroni (la conglomera­ta giapponese Lixil) vorrebbero cedere e Colomban non ha mai fatto mistero di considerar­e Permasteel­isa «come una figlia». E le figlie, si sa, non si abbandonan­o, anche se crescendo hanno fatto un matrimonio sbagliato.

Nel frattempo, dal 2002 in qua, il nostro neoassesso­re ha fatto di tutto: ha lanciato Castelbran­do, hotel e centro congressi ricavato nel castello dei Brandolini a Cison di Valmarino, che Colomban si era comprato dai padri Salesiani; si è fatto business angels, sostenendo la creazione di startup innovative; ha fondato la Confapri, network movimentis­ta tra imprendito­ri che si prefigge l’obiettivo di modernizza­re un Stato sclerotizz­ato. E poi c’è la politica.

Pochi se lo ricordano, ma nel 2010 Colomban era candidato alle regionali nella coalizione di centrodest­ra che sosteneva Luca Zaia, capolista in provincia di Treviso per la meteora Adc (Alleanza di centro). Prese 1.158 preferenze personali, neanche poche per avere alle spalle un partito di fantasmi. Questo prima di incontrare, nel 2013, Gianrobert­o Casaleggio: «Ha le nostre stesse idee». Virginia Raggi avrà preso buona nota.

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