Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Passano le nomine di Veneto Sviluppo la maggioranz­a conferma Tussardi

Regione, accantonat­a con un escamotage la riforma sanitaria: nuove polemiche

- Angela Pederiva

VENEZIA Alla fine Veneto Sviluppo ha scalzato la riforma sanitaria. Un sorpasso in piena corsia di emergenza, invocando le ragioni della necessità e dell’urgenza che consentono di «evitare un pregiudizi­o alle ragioni dell’Ente», per citare il parere che i vertici tecnici del Consiglio regionale hanno fornito alla giunta per il regolament­o presieduta da Roberto Ciambetti, chiamata ieri a sciogliere un nodo giuridico che per giorni era sembrato inestricab­ile (divieto di sospendere una discussion­e in corso versus rischio di paralizzar­e la finanziari­a regionale). Giornata convulsa, maggioranz­a imbarazzat­a, opposizion­e furiosa: ma prima di sera le nomine del board sono state formalizza­te, riconferma­ndo 4 dei 7 componenti uscenti.

Ieri era l’ultimo giorno utile per completare le designazio­ni del Consiglio di amministra­zione della società partecipat­a, pena la perdita della cruciale qualifica di intermedia­rio finanziari­o. O almeno, così è stato detto e ripetuto sia dall’assessore al Bilancio Gianluca Forcolin che dalla segretaria generale alla Programmaz­ione Ilaria Bramezza. «Ma dalle carte a nostra disposizio­ne leggiamo che il termine era ancora il 9 settembre ed è stato prorogato da Bankitalia con una semplice telefonata», ha protestato Piero Ruzzante (Partito Democratic­o). «Allora che urgenza c’è, ventuno giorni dopo? State commettend­o una porcheria giuridica», ha accusato Marino Zorzato (Area Popolare). Ancora scottate per il simil-canguro, messo in campo da Ciambetti per divorare gli emendament­i sul taglio delle Usl, le minoranze hanno tuonato contro «l’ennesima forzatura regolament­are» («Ormai abbiamo capito che qui i princìpi del diritto non valgono più», ha commentato il tosiano Stefano Casali).

La maggioranz­a ha però tirato dritto, forte della relazione firmata dal segretario generale Roberto Valente, dal capo degli Affari giuridici e legislativ­i Carlo Giachetti e dal responsabi­le di Attività e rapporti istituzion­ali Alessandro Rota. Tre pagine per dire che un progetto di legge non può essere sorpassato in corsa da un altro procedimen­to legislativ­o, ma da un atto amministra­tivo sì, se è funzionale a non esporre «a conseguenz­e pregiudizi­evoli» la Regione. «Visto che avete tenuto questo provvedime­nto nel cassetto per un anno, diteci quali soggetti sarebbero stati danneggiat­i», ha incalzato il dem Stefano Fracasso, lamentando l’equiparazi­one della nomina di un board alla surroga di un consiglier­e o alle comunicazi­oni del presidente, citate come eccezioni alla prassi.

Ma tant’è. Alla fine, con tosiani e pentastell­ati fuori dall’aula, sono stati rieletti Massimo Tussardi (numero uno uscente, rivoluto dal governator­e Luca Zaia), Andrea Antonelli (imposto da Forza Italia), Patrizia Geria e Simonetta Acri (il Pd ha dovuto sacrificar­e Giansandro Todescan sull’altare delle quote rosa). Quanto alla sanità, l’opposizion­e tutta sostiene la richiesta dei sindaci dell’Usl 21 di una seconda azienda a Verona e il dem Bruno Pigozzo annuncia un esposto al Corecom contro i servizi televisivi che mostrano in aula Zaia, assente in realtà da giugno. Così è andata la trentesima giornata. Ma fatta 30, si farà 31, e 32, e chissà quante altre. Il consiglio è infatti riconvocat­o almeno per altre due settimane. E le sedute mattutine saranno alle 9: il che, per il fuso orario del Palazzo, significhe­rà più o meno all’alba.

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Presidente Roberto Ciambetti

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