Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Un boato durante un processo e s’allaga un piano del tribunale
Ennesima grana: scoppia un tubo, l’acqua scende a fontana e danneggia il controsoffitto
VICENZA Infiltrazioni e allagamenti ad ogni pioggia a cui si sta cercando di rimediare ripulendo e disostruendo i pluviani; blocchi «in movimento» da analizzare, per capire se ci sia qualcosa oltre al fisiologico assestamento e una serie di altri guai su cui sta indagando la Corte dei conti e di cui si è interessato anche il ministro di Giustizia. Il tribunale di Borgo Berga è una calamita di guai. Alle 12 di ieri, a pochi metri dall’aula «d» del piano interrato in cui si stava tenendo un processo, l’ennesimo «colpo di scena»: un tubo si rompe e spara acqua dal soffitto. Dalla porta aperta, alle spalle di avvocati e presenti che guardavano al giudice, era arrivata una folata di vento, a cui era seguito un ingiustificato fragore che si era fatto via via più rimbombante. Poco dopo si era avvertito un boato, che aveva coperto la voce di teste e magistrati. Qualcuno aveva iniziato a guardarsi attorno, qualcun altro a bloccarsi, terrorizzato, mentre a pochi metri di distanza, appena fuori dall’aula, c’era un fuggi fuggi generale. Il boato si era fatto sempre più roboante ed era terminato con il crepitio dell’acqua sul pavimento, con il rumore tipico di una cascata. Che scrociava a pochi metri dalle panche. Non si capiva ancora bene cosa fosse successo ma la curiosità e l’inquietudine avevano portato i primi a sgusciare fuori dall’aula. E le voci e le reazioni si intrecciavano: «Che è successo? Ho paura», «Vado a controllare l’auto, forse nei parcheggi…», «Mi è preso un colpo, cerco aria». Il giudice Raffaella Bordoni sospende l’udienza. Cosa sia successo è sotto gli occhi di tutti, che rischiano anche di bagnarsi se si avvicinano troppo. La cascata c’era: l’acqua fuoriusciva da una lampada del soffitto, nell’atrio, e dopo che questa si è spenta, la «fontana» è passata attraverso una seconda accesa, con preoccupazione di avvocati, clienti, magistrati e personale che avevano fatto capannello attorno all’insolito fenomeno. «Abbiamo sentito un forte boato e poi lo scrosciare d’acqua» fa sapere un’addetta alla cancelleria. «Pazzesco» sussurra un avvocato. «Sono morta dalla paura» fa eco una praticante. Per alcuni minuti sono rimasti a testa in su, anche scattando foto, che hanno fatto presto il giro di social network e telefoni di colleghi. Tutti a guardare il getto di acqua che pioveva dal soffitto e che in pochissimo ha creato una vistosa chiazza sul pavimento, bagnando anche il muro esterno e inzuppando il controsoffitto, che successivamente, per forze di cose, è stato rimosso, per circa sei metri quadrati. «Stavano ostruendo le condotte intasate quando si è staccato un giunto e sfilato un tubo e l’acqua è defluita” spiega l’ingegnere di Palazzo Trissino, Diego Galiazzo, ai giudici che cercano rassicurazioni per riprendere le udienze. Da quanto ricostruito infatti durante l’intervento della «Energica spurghi» delegata dal Comune per la pulizia e il lavaggio degli scarichi, puliti ormai dal tetto ai piani interrati dopo un percorso di circa 25 metri, una delle condotte, a livello di una curva, non avrebbe retto al flusso d’acqua e alla pressione. Tanto da cedere. Ed ecco spiegati la cascata improvvisata, il lago e il cratere sul soffitto. Un paesaggio suggestivo, peccato che non sia natura ma un palazzo inaugurato 4 anni fa e costato 24 milioni. «Non è preoccupante quanto accaduto, è connesso con i lavori di ripristino del normale deflusso delle acque piovane che ristagnavano sul tetto, può accadere - fa sapere il presidente Alberto Rizzo che rassicura - : è tutto sotto controllo, anche perché erano presenti i tecnici, gli addetti alla manutenzione e l’ingegnere del Comune» spiega. «Preoccupante sarebbe piuttosto se non fossero ancora iniziati i lavori ed invece sono partiti con estrema rapidità – continua - ; il problema più urgente era quello di infiltrazioni e allagamenti dovuti agli scarichi intasati e si sta provvedendo, ma c’è tutta un’agenda di lavori da effettuare ancora».