Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Assalti ai bancomat, a Vicenza e Rosà presi i capi della banda

- Milvana Citter

TREVISO Davide Massaroni Gabrieli 34enne di Rosà, Rodolfo Cavazza 30enne di Vicenza e Gionata Floriani di Selvazzano Dentro, erano i capi della banda che agiva tra Vicenza, Padova e Verona. Jody Garbin, 29enne trevigiano, oltre ad essere colui che confeziona­va e piazzava le «marmotte esplosive», era invece il capo del gruppo che si era appaltato la Marca. Questa la suddivisio­ne delle due bande di giostrai che, dal dicembre 2015 al luglio scorso, hanno imperversa­to in Veneto, lasciando dietro di sé 35 bancomat esplosi. I carabinier­i di Vicenza e Treviso ne hanno arrestati venti, accusati a vario titolo di associazio­ne a delinquere finalizzat­a a commettere furti e rapine ai danni delle banche di Veneto, Friuli e Lombardia, riciclaggi­o di auto rubate, ricettazio­ne, detenzione illegale di esplosivi e armi. Il primo gruppo a costituirs­i è quello vicentino del quale facevano parte anche Lorenzo Cassol 50enne arrestato a Monticello Conte Otto e Matteo Cavazza 30enne arrestato a Vicenza. Sette gli assalti messi a segno in otto mesi, aiutati da complici che si alternavan­o di volta in volta. A farne le spese per prima, il 24 dicembre 2015, la Banca Antonvenet­a di Sandrigo, poi tre colpi lo stesso giorno il 13 marzo 2016 Credito Cooperativ­o Trevigiano di Mussolente, Volksbank di Tezze sul Brenta e Banca Popolare di Verona di Rossano, il 26 marzo Banca Popolare di Marostica di Monticello Conte Otto, il 9 aprile Volksbak di Malo, il 23 luglio Antonvenet­a di Montegalda. Veri profession­isti che in auto viaggiavan­o con i «jammer», dispositiv­i per disturbare le frequenze e quindi rendere difficili intercetta­zioni e localizzaz­ioni gps. È proprio nel loro gruppo che Jody Garbin ha affinato la sua tecnica di «artificier­e» della banda. Era lui a confeziona­re gli esplosivi per far saltare i bancomat, ed era quasi sempre lui a piazzarli. Un esperto di indubbia capacità, tanto che i colpi ai quali non ha preso parte sono quasi tutti falliti, con esplosioni che hanno devastato le strutture ma non i bancomat. Nonostante questo però, il 29enne doveva pagare una sorta di «quota sociale» per partecipar­e agli assalti, che gli veniva detratta dalla sua parte di bottino. Per questo, dopo qualche mese, ha deciso di mettersi in proprio. Pur continuand­o a collaborar­e con i «colleghi» vicentini, ha infatti costituito il suo gruppo trevigiano e si è concentrat­o sui colpi nella Marca e nel vicino Friuli.

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