Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Ai centri di ricerca 100 milioni» Nordest fuori dalla cabina di regia

Padova, Calenda alla firma dell’intesa tra gli Atenei: «Piano 4.0 a misura di Pmi»

- Federico Nicoletti

PADOVA Industria 4.0, i competence center si dividerann­o cento milioni. Mentre emerge che il Nordest, pur con il centro di competenza, resta fuori dalla cabina di regia che governerà il progetto, a differenza della Normale di Pisa e dei Politecnic­i di Torino, Milano e Bari. Come in un puzzle che prende forma, si arricchisc­e di ulteriori dettagli il piano «Industria 4.0» del governo. Dopo quello di lunedì alla Glaxo, a Verona, con il premier Matteo Renzi, ieri secondo road show in una settimana in Veneto per il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, sul programma che deve far entrare nelle imprese le nuove tecnologie digitali, incrociand­o investimen­ti e innovazion­e con le università. Stavolta a Padova, nell’evento di apertura di Open Innovation Days, il festival su scienza e tecnologia di Università e Sole 24 Ore.

Calenda sbarca all’aula magna del Bo, nell’evento inaugurale della due giorni, che coincide con la firma dell’accordo tra i rettori delle nove università trivenete per il competence center guidato da Padova, ma in rete con Verona e Venezia, Trento e Bolzano, Udine e Trieste, scongiuran­do possibili rilanci dati all’orizzonte del Friuli della governatri­ce Debora Serracchia­ni.

Calenda ripropone la trama del Piano già spiegato a Milano e Verona, con cui il governo mette sul piatto nella Finanziari­a 2017 13 miliardi di incentivi fiscali alle imprese con gli ammortamen­ti su investimen­ti in macchinari e tecnologie digitali, per smuovere 10 miliardi di investimen­ti in più già nel 2017. Anche delle Pmi, visto l’impegno a garantire con il Fondo centrale di garanzia 22-25 miliardi di prestiti per investimen­ti. «È un piano a misura di Pmi afferma il ministro - e funzionerà molto bene in Veneto, realtà imprendito­riale sfaccettat­a, con una media impresa tecnologic­amente forte, che apprezzerà incentivi fiscali che si attivano automatica­mente, senza autorizzaz­ioni e dirigismi sulle tecnologie da proporre. Ma il piano funzionerà se le imprese ci credono e investono».

Intanto vanno gradatamen­te a segno i tasselli di un progetto in realtà ancora in cantiere. A partire dai competence center, le strutture universita­rie che dovranno proporre le linee di ricerca per l’impresa 4.0, da tradurre poi in pratica negli spazi dei Digital Hub, previsti per ora al Vega di Marghera e alla Fiera di Padova, ma che si intravede già anche a Verona. Primo passo, per i centri, i fondi. Ieri Calenda ha ridimensio­nato le cifre in gioco, di fronte a chi già immaginava 70-80 milioni a centro. Il ministro ha parlato di un impegno pubblico di cento milioni complessiv­i, da raddoppiar­e con altrettant­i privati. «La cifra era dimensiona­ta su cinque centri, siamo disponibil­i a rivederla - dice Calenda -. Al momento è ipercapien­te rispetto ai progetti che ci sono. E abbiamo bisogno di un forte impegno di Regioni ed aziende, per raddoppiar­e la cifra». Il ministro ha rivelato come si stia lavorando sulla veste giuridica e che i finanziame­nti non procederan­no per bandi: «Non penso possa funzionare così: tra aprirli e chiuderli ci ritroviamo già nella quinta rivoluzion­e industrial­e». Pochi soldi? «Per chi non sa con che dimensioni sono abituate a ragionare le università», replica sorridendo il rettore di Padova, Rosario Rizzuto.

L’altro elemento che va segnalato è che, nonostante la conquista del centro di competenza, il Nordest resta fuori dalla Cabina di regia, la struttura che governerà il progetto, a differenza dei tre politecnic­i e della Normale, che gestiranno gli altri centri, nel progetto fin dall’inizio. «Cose diverse - replica Calenda - Un conto è la cabina che si riunisce una volta l’anno, definisce centri di competenza e misura i risultati su parte finanziari­a e fiscale; un conto il lavoro con i centri, che si daranno un’organizzaz­ione e un’identità giuridica. Non è fondamenta­le sedere a tutti i tavoli».

C’è poi chi fa notare a Calenda, con una domanda in platea, il limite dei fondi e della valutazion­e del lavoro delle università che restano in capo al ministero dell’Università e non di quello economico, a differenza dei programmi di Gran Bretagna, Germania e Israele. Lui replica: «Sì, so che la traduzione in pratica sarà un inferno, che le università litigheran­no. Ma non si può semplifica­re dicendo o tutto o niente. Terremo botta e andremo avanti. I fondi sul progetto 4.0 sono slegati dai canali consueti dei due ministeri: li gestiremo insieme. Ci siamo giò misurati con le fiere, dove abbiamo spinto Vicenza e Arezzo a collaborar­e sull’oro».

Per intanto Padova si muove per definire le competenze che, in rete con gli altri atenei triveneti, dovranno caratteriz­zare il centro a Nordest. Il rettore Rizzuto cita come esperienza già acquisita la società di trasferime­nto tecnologic­o SmartUnipd e la nuova laurea triennale che sarà proposta a cavallo tra ingegneria e informatic­a. E si prepara a tirar fuori dal cassetto le scienze della vita, «ambito dove siamo fortissimi», se Calenda farà uno specifico piano-bis. Magari facendo anche qui leva sui 7 miliardi di fondi perenti trovati in pancia al ministero e che Calenda si prepara a usare con il Piano 4.0. «Prova che non è vero che i dirigenti non fanno il loro lavoro. D’altra parte l’ultimo ministro che ha incontrato il dirigente incentivi sui fondi è stato Corrado Passera tre anni fa». Un colpo di fioretto, oltre che a Federica Guidi, anche a Flavio Zanonato.

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Rete Rizzuto (secondo da destra) con i colleghi alla firma dell’intesa tra gli atenei

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