Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Ai centri di ricerca 100 milioni» Nordest fuori dalla cabina di regia
Padova, Calenda alla firma dell’intesa tra gli Atenei: «Piano 4.0 a misura di Pmi»
PADOVA Industria 4.0, i competence center si divideranno cento milioni. Mentre emerge che il Nordest, pur con il centro di competenza, resta fuori dalla cabina di regia che governerà il progetto, a differenza della Normale di Pisa e dei Politecnici di Torino, Milano e Bari. Come in un puzzle che prende forma, si arricchisce di ulteriori dettagli il piano «Industria 4.0» del governo. Dopo quello di lunedì alla Glaxo, a Verona, con il premier Matteo Renzi, ieri secondo road show in una settimana in Veneto per il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, sul programma che deve far entrare nelle imprese le nuove tecnologie digitali, incrociando investimenti e innovazione con le università. Stavolta a Padova, nell’evento di apertura di Open Innovation Days, il festival su scienza e tecnologia di Università e Sole 24 Ore.
Calenda sbarca all’aula magna del Bo, nell’evento inaugurale della due giorni, che coincide con la firma dell’accordo tra i rettori delle nove università trivenete per il competence center guidato da Padova, ma in rete con Verona e Venezia, Trento e Bolzano, Udine e Trieste, scongiurando possibili rilanci dati all’orizzonte del Friuli della governatrice Debora Serracchiani.
Calenda ripropone la trama del Piano già spiegato a Milano e Verona, con cui il governo mette sul piatto nella Finanziaria 2017 13 miliardi di incentivi fiscali alle imprese con gli ammortamenti su investimenti in macchinari e tecnologie digitali, per smuovere 10 miliardi di investimenti in più già nel 2017. Anche delle Pmi, visto l’impegno a garantire con il Fondo centrale di garanzia 22-25 miliardi di prestiti per investimenti. «È un piano a misura di Pmi afferma il ministro - e funzionerà molto bene in Veneto, realtà imprenditoriale sfaccettata, con una media impresa tecnologicamente forte, che apprezzerà incentivi fiscali che si attivano automaticamente, senza autorizzazioni e dirigismi sulle tecnologie da proporre. Ma il piano funzionerà se le imprese ci credono e investono».
Intanto vanno gradatamente a segno i tasselli di un progetto in realtà ancora in cantiere. A partire dai competence center, le strutture universitarie che dovranno proporre le linee di ricerca per l’impresa 4.0, da tradurre poi in pratica negli spazi dei Digital Hub, previsti per ora al Vega di Marghera e alla Fiera di Padova, ma che si intravede già anche a Verona. Primo passo, per i centri, i fondi. Ieri Calenda ha ridimensionato le cifre in gioco, di fronte a chi già immaginava 70-80 milioni a centro. Il ministro ha parlato di un impegno pubblico di cento milioni complessivi, da raddoppiare con altrettanti privati. «La cifra era dimensionata su cinque centri, siamo disponibili a rivederla - dice Calenda -. Al momento è ipercapiente rispetto ai progetti che ci sono. E abbiamo bisogno di un forte impegno di Regioni ed aziende, per raddoppiare la cifra». Il ministro ha rivelato come si stia lavorando sulla veste giuridica e che i finanziamenti non procederanno per bandi: «Non penso possa funzionare così: tra aprirli e chiuderli ci ritroviamo già nella quinta rivoluzione industriale». Pochi soldi? «Per chi non sa con che dimensioni sono abituate a ragionare le università», replica sorridendo il rettore di Padova, Rosario Rizzuto.
L’altro elemento che va segnalato è che, nonostante la conquista del centro di competenza, il Nordest resta fuori dalla Cabina di regia, la struttura che governerà il progetto, a differenza dei tre politecnici e della Normale, che gestiranno gli altri centri, nel progetto fin dall’inizio. «Cose diverse - replica Calenda - Un conto è la cabina che si riunisce una volta l’anno, definisce centri di competenza e misura i risultati su parte finanziaria e fiscale; un conto il lavoro con i centri, che si daranno un’organizzazione e un’identità giuridica. Non è fondamentale sedere a tutti i tavoli».
C’è poi chi fa notare a Calenda, con una domanda in platea, il limite dei fondi e della valutazione del lavoro delle università che restano in capo al ministero dell’Università e non di quello economico, a differenza dei programmi di Gran Bretagna, Germania e Israele. Lui replica: «Sì, so che la traduzione in pratica sarà un inferno, che le università litigheranno. Ma non si può semplificare dicendo o tutto o niente. Terremo botta e andremo avanti. I fondi sul progetto 4.0 sono slegati dai canali consueti dei due ministeri: li gestiremo insieme. Ci siamo giò misurati con le fiere, dove abbiamo spinto Vicenza e Arezzo a collaborare sull’oro».
Per intanto Padova si muove per definire le competenze che, in rete con gli altri atenei triveneti, dovranno caratterizzare il centro a Nordest. Il rettore Rizzuto cita come esperienza già acquisita la società di trasferimento tecnologico SmartUnipd e la nuova laurea triennale che sarà proposta a cavallo tra ingegneria e informatica. E si prepara a tirar fuori dal cassetto le scienze della vita, «ambito dove siamo fortissimi», se Calenda farà uno specifico piano-bis. Magari facendo anche qui leva sui 7 miliardi di fondi perenti trovati in pancia al ministero e che Calenda si prepara a usare con il Piano 4.0. «Prova che non è vero che i dirigenti non fanno il loro lavoro. D’altra parte l’ultimo ministro che ha incontrato il dirigente incentivi sui fondi è stato Corrado Passera tre anni fa». Un colpo di fioretto, oltre che a Federica Guidi, anche a Flavio Zanonato.