Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Salvini a Padova, scontri e tensione in piazza i nuovi no global nordestini
PADOVA Il leader della Lega Salvini arriva a Padova per presentare il suo libro «Secondo Matteo», e in piazza scoppia il caos. A contestarlo la nuova generazione del movimento antagonista nordestino. Gli attivisti lanciano uova e urlano slogan «Razzista, fascista». Scontri e tensione con la polizia. «Figli di papà» tuona Salvini.
PADOVA Slogan urlati a squarciagola, fumogeni rossi e blu, uova contro la polizia, i giornalisti e le vetrine dei negozi. Lui li ha definiti «figli di papà che dovrebbero andare a lavorare», ma la verità è che Matteo Salvini ieri mattina ha tenuto a battesimo la nuova generazione del movimento antagonista di Padova e del Nord Est. Il centinaio di ragazzi legati al Centro sociale Pedro scesi in piazza per contestare il «razzista e fascista» leader della Lega, nella città del Santo per il lancio da Mondadori del suo libro «Secondo Matteo», sono i «nipotini» al debutto dei volti storici della contestazione di sinistra. Diventati adulti Luca Casarini, il re delle tute bianche, Max Gallob, leader del Pedro, e Omid Firouzi, capopolo studentesco, smantellato il Centro sociale Gramigna (che peraltro nulla aveva a che fare con i suddetti, ma sempre dell’autonomia faceva parte) dagli arresti del 2007 dei «compagni» definiti le Nuove Br dalla Procura di Milano, il mondo no global faticava a trovare i «ricambi».
Ora invece sembra aver iniziato a cambiare pelle. Per fortuna siamo lontani dai livelli di tensione del passato remoto, quando la polizia doveva rispondere con cariche compatte ai tentativi di «sfondamento» animati per esempio durante le manifestazioni nel ghetto di via Anelli o nel corso della protesta contro il G7 ai Musei Eremitani. Nulla a che fare nemmeno con la pericolosa deriva del 2014, quando durante un corteo non autorizzato del Pedro venne colpito alla testa l’allora capo della Squadra mobile, Marco Calì (lo scorso 22 settembre sono stati condannati in cinque). Però i giovani no global ieri hanno fatto sentire la loro voce, tenendo il centro storico bloccato per tre ore.
Ad aprire il corteo in piazza Garibaldi, intorno alle 10, alcuni gommoni vuoti, a ricordare i migranti morti nel Mediterraneo. Dietro, il serpentone dei pedrini, molti con il volto nascosto da sciarpe, bandane e cappucci, che tra slogan contro il razzismo e la xenofobia di Salvini, invitato ad andarsene, hanno cercato di raggiungere la Mondadori di piazza Insurrezione. Ma sono stati bloccati da un cordone di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, che li hanno «chiusi» dietro le transenne, a pochi metri dalla libreria. A quel punto è partito il lancio di decine e decine di uova e fumogeni rossi e blu, che si è fatto più concentrato quando Salvini si è fermato a rispondere lì davanti alle domande dei cronisti. Un crescendo culminato con il tentativo di «sfondare», al quale le forze dell’ordine hanno risposto con qualche manganellata.
«Si sono alzati presto, per essere un sabato mattina — ha sorriso il leader leghista, che alla fine è andato a stringere la mano ai poliziotti —. Mi dispiace per i padovani, avrebbero diritto a farsi due passi tranquillamente, e per le forze dell’ordine. Invece di andare a caccia di delinquenti sono costretti a tenere a cuccia quei cinque figli di papà viziati che dovrebbero andare a lavorare». «E’ stata una mattinata straordinaria — la replica del Pedro — tanti giovani hanno manifestato la loro intolleranza verso gli intolleranti, cioè Matteo Salvini e la sua cricca». Poi, dentro una Mondadori blindata, il leghista ha concesso foto, selfie e autografi ai fan in coda. Coppie, studenti, anziani, perfino un bambino di 10 anni, Francesco, spinto avanti dal papà. E i commessi a fare i fotografi, con i cellulari dell’uno e dell’altra. «Grazie per quello che fai», gli ha sussurrato un’anziana tutta agghindata per l’occasione. E lui: «Tieni duro, stiamo arrivando». La signora Luisa è arrivata con Camilla al guinzaglio: «Guarda, le ho messo la bandana verde in tuo onore». «Ma è uno dei sacchetti per raccogliere la cacca!». «Eh, quello avevo di verde». All’improvviso il grido del responsabile del negozio: «Attenzione, qua prendono i libri da farsi autografare e poi se ne vanno senza pagare». «Che vuole — la risposta di un cliente — i libri di Salvini vanno a ruba».