Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bitonci: «Su di me pressioni troppi i politici lazzaroni»

Il sindaco di Padova: «In città molti interessi, da lì nasce la mia crisi di maggioranz­a»

- di Marco Bonet

«Sono un persona determinat­a e in politica, purtroppo, ci sono politici lazzaroni che vogliono favori». Dalla maggioranz­a che perde pezzi, all’ospedale di Padova, il sindaco di Padova, Massimo Bitonci attacca e denuncia: «Su di me pressioni enormi».

Massimo Bitonci, dall’8 giugno 2014, giorno della sua elezione a Padova, lei ha perso 3 assessori e 4 consiglier­i. Il consiglio è spaccato a metà, 17 a 16. Quanto può durare?

«È normale che dopo 2 anni ci siano dei riposizion­amenti ma l’ultima uscita, quella di Russo, è molto strana e credo si spiegherà solo nelle prossime settimane. Mi definiva il suo “padre putativo”, mi mandava sms dai toni francament­e imbarazzan­ti... Sono dispiaciut­o ma vado avanti».

Non c’è solo il giovane Russo. Il problema politico più serio ce l’ha con Forza Italia.

«Secondo qualcuno li starei cannibaliz­zando, un po’ come fece Tosi a Verona, dicono che la mia lista civica alle prossime elezioni potrebbe raddoppiar­e i consensi svuotandol­i. Io ho dato molto spazio ai loro assessori ma da alcuni ho ricevuto in cambio solo cocenti delusioni, su tutti da Grigoletto (ex assessore al Bilancio e ex segretario di Fi a Padova,

ndr). La loro è una manovra politica in cui intravedo una regia».

Uno dei punti di attrito è il nuovo ospedale: l’accusano di aver cambiato idea tre volte.

«L’ospedale è un problema che ho ereditato e che sto faticosame­nte cercando di risolvere. A Padova Ovest, sito suggerito dalla precedente amministra­zione, non c’erano i terreni, le opere, neppure la dichiarazi­one di interesse pubblico. Lì l’ospedale non si sarebbe mai costruito. La mia proposta era il “nuovo su vecchio” ma università e Regione hanno detto no. Da quel momento mi sono messo alla ricerca di una nuova area, senza bacchetta magica, e alla fine l’abbiamo trovata: daremo alla Regione 530 mila metri, gratis».

L’accordo con Zaia era di chiudere entro l’estate.

«Io non sto rallentand­o nulla. L’accordo di programma è in fase di scrittura, tutti gli enti hanno già dato il via libera alla bozza con alcune modifiche concordate con gli avvocati. L’accordo conterrà la cessione delle aree».

E la variante urbanistic­a?

«Sarà indicata nell’accordo ma approvata solo in una seconda fase, quando la Regione ci presenterà il progetto».

Non la preoccupa l’interessam­ento della procura e della guardia di finanza?

«L’inchiesta, nata da un esposto del Pd, va verso l’archiviazi­one. Ho parlato della cessione delle aree a titolo gratuito alla Regione con il presidente della Corte dei conti, che esclude ogni ipotesi di danno erariale. Il piano di lottizzazi­one porta le firme delle amministra­zioni precedenti. Sono tranquilli­ssimo».

L’ospedale a Padova Est, come lo stadio Plebiscito, non era nel suo programma.

«E allora? Io sono qui per risolvere i problemi man mano che si presentano. Sabato ero allo stadio a vedere il Padova, in un Euganeo abbandonat­o da anni: i tifosi mi hanno dedicato dei cori e hanno fatto volantinag­gio a favore del Plebiscito. Pure il Coni mi dato il via libera».

Il Plebiscito è il dazio da pagare agli ultras per il sostegno in campagna elettorale?

«Una volta finito sarà un gioiellino restituito a tutti i padovani e non solo per il calcio».

È vero che lei ha un pessimo carattere, feroce al limite dello scontro fisico?

«Sono una persona determinat­a e in politica, purtroppo, non sempre si incontrano persone oneste. Ci sono lazzaroni che vogliono favori, che pensano di fare i soldi, di trovarsi un lavoro. Con queste persone sì, ho dei problemi, litigo con la classe politica lazzarona».

I consiglier­i per lei sono solo degli «schiaccia-bottoni»?

«Ho sempre trattato tutti con rispetto e certo non sono un novellino: da 23 anni gestisco assessori e consiglier­i e non ho mai avuto problemi. Li ho trovati a Padova, con gente che poi si è capito avere certi interessi...».

Padova non è Cittadella.

«I problemi della gente sono gli stessi ma a Padova ci sono tantissimi interessi, diretti e indiretti, e le pressioni nei confronti dei consiglier­i ma soprattutt­o del sindaco sono forti e continue. Io non mi piego davanti a nessuno ma potrei citarle esempi da far impallidir­e».

Li faccia.

«Aiuterebbe­ro i cittadini a capire perché ho cacciato a pedate certa gente, ma lasciamo stare. Ripeto: il sindaco non cede e non fa favori. Anche per questo le deleghe all’Urbanistic­a e all’Edilizia le ho tenute per me».

A proposito di pressioni: è vero che lei ne sta facendo su Zaia affinché opti per 7 Usl provincial­i nella riforma in discussion­e in Regione?

«Falsità, fandonie. Mi spiace usino il mio nome per interessi meramente politici, mettendomi in mezzo su questioni che proprio non sto seguendo, dalle Usl allo Iov. Io le cose le dico in faccia e penso che Zaia debba governare indisturba­to».

Non studia da successore?

«Farò il sindaco di Padova finché i padovani mi vorranno, non ho altre aspirazion­i e non inseguo altri incarichi».

È pronto a dimettersi e a ricandidar­si in solitudine?

«Abbiamo molto lavoro davanti, 52 gare aspettano solo d’essere bandite, un florilegio di cantieri. Ma non mi infilo in giochetti politici, non mi faccio condiziona­re e non tiro a campare. Mi spiace per chi ci prova».

Se si ricandida, rivince?

«Sicuro, rivinco facile. Anche solo con la mia civica».

Io dico no a favori e richieste, per questo mi sono tenuto le deleghe a urbanistic­a e edilizia Avrei un brutto carattere? Litigo con chi pensa di fare soldi grazie alla politica

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