Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

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Dagli aeroporti alla carta: Edizione torna al centro del Nordest orfano delle banche

- di Antonio Andreotti

Chissà cosa si sono detti al Fontego dei Tedeschi Gilberto Benetton ed Enrico Marchi. Chissà, cioè, se i presidenti di Edizione, la «cassaforte» di Ponzano, e di Save, oltre i sorrisi di circostanz­a, si sono confrontat­i sul senso da dare al blitz di metà settembre, con cui la Atlantia controllat­a da Edizione s’è presa il 21% della società aeroportua­le veneta. Non secondo chi c’era: il tourbillon della serata, giovedì scorso, che inaugurava il centro dello shopping di lusso a Rialto non avrebbe permesso di approfondi­re.

In ogni caso il faccia a faccia al Fontego, che fa coincidere le due partite, basta da sola a testimonia­re il ritorno al centro della scena veneta della famiglia trevigiana. Come non si vedeva da tempo. Complice la voragine creatasi con il crollo dei due sistemi, finanziari e di relazioni, imperniati su Popolare di Vicenza a Veneto Banca, i Benetton si trovano nella posizione di chi sta riempiendo quel vuoto. Grazie anche agli 1,6 miliardi di euro in cassa dopo la vendita dei duty free Wdf e del 4,6% della Pirelli passata ai cinesi, valsa oltre 300 milioni.

Soldi da spendere anche in Veneto, se ci sono buone occasioni, al pari di quanto Edizione sta facendo altrove, come con l’acquisizio­ne dell’aeroporto di Nizza a fine luglio, per 1,2 miliardi di euro, in tandem con la francese Edf Invest.

Niente di sentimenta­le, ovvio, dietro al ritorno d’interesse per il cortile di casa. Ma resta che i segnali di attivismo si moltiplica­no. In rapida succession­e, si possono mettere in fila l’arrivo di Gianni Mion in Popolare di Vicenza, il blitz in Save, l’apertura del Fontego dei tedeschi a Venezia, l’acquisizio­ne delle Cartiere Fedrigoni a Verona. Così mentre tra Treviso e Ponzano attendono di poter fissare sul calendario la visita del premier Matteo Renzi, slittata di nuovo ieri alla prossima settimana, che conferma il ruolo a livello nazionale dei Benetton, il Veneto potrebbe in parallelo aggrappars­i al loro nuovo attivismo a Nordest, orfano com’è di riferiment­i dopo la crisi delle due popolari. In un ribaltamen­to del rapporto con la famiglia, di cui si era parlato negli ultimi anni semmai per la ritirata dallo sport e la crisi dell’abbigliame­nto, tra esuberi e il taglio di quel che era rimasto dei contratti con i subfornito­ri.

Dei segnali di attivismo si è detto. A partire da quello di Gianni Mion, chiamato a luglio dal fondo Atlante a guidare da presidente la svolta del risanament­o in Popolare di Vicenza. Chiaro che l’arrivo in via Battaglion­e Framarin del manager che ha dettato per trent’anni le fortune dei Benetton è questione personale, legata alla sua progressiv­a uscita da Edizione, già iniziata con le sue attività imprendito­riali come il fondo Space. Uscita il cui completame­nto dovrebbe avvenire entro fine anno, con la scelta del nuovo amministra­tore delegato, in parallelo all’uscita dalla presidenza dello stesso Gilberto Benetton, secondo le anticipazi­oni sostituito dal presidente di Atlantia, Fabio Cerchiai.

Ma resta che l’arrivo di Mion a tentare di raddrizzar­e la barca di Popolare di Vicenza è una sorta di spin-off intellettu­ale da Edizione. Da dove, a Vicenza, il manager padovano ha portato un’esperienza, estranea al galateo strettamen­te bancario, e la volontà di decidere tagliando i tempi, riconoscib­ile nella linea di insistere su una fusione con Veneto Banca (secondo il principio che si può ripartire solo avendo una quota di mercato significat­iva), che gli ha tirato dietro anche qualche problema diplomatic­o.

Oltre Vicenza, ci sono poi le partite più propriamen­te in casa Edizione. Da quelle appena chiuse, come il Fondaco dei Tedeschi, l’apertura del Mall con 65 boutique a Rialto destinato a cambiare lo shopping di lusso a Venezia, in tandem con i francesi di Dfs-Lvmh, costata un investimen­to di 100 milioni di euro. A quelle date ormai per chiuse, come l’acquisizio­ne entro fine anno a Verona, insieme alla Investindu­strial del finanziere Andrea Bonomi, del gruppo Fedrigoni. Le trattative sul colosso cartario (977 milioni di ricavi nel 2015), che ha nella cartamonet­a uno dei suoi punti di forza, sono date in accelerazi­one. E c’è chi scommette su una possibile chiusura già a novembre.

E poi ci sono le partite appena iniziate, come l’ingresso in Save di Atlantia. Il mantra che derubrica a «operazione finanziari­a» un investimen­to da 174 milioni di euro, è percepito come poco credibile dal mercato. Che legge nella mossa una presa di posizione che può attendere con pazienza di verificare se il tandem di comando di Finanziari­a Internazio­nale, Enrico Marchi-Andrea De Vido, potrà risolvere i problemi con le banche del secondo senza metter mano alle quote di controllo nella società aeroportua­le. Aprendo un’opportunit­à di aggiungere il polo Verona-Treviso-Venezia alla catena che già può contare su Roma e Nizza.

 ??  ?? Faccia a faccia Enrico Marchi, secondo da sinistra, e, al suo fianco, Gilberto Benetton con la moglie, giovedì scorso alla vernice del Fontego
Faccia a faccia Enrico Marchi, secondo da sinistra, e, al suo fianco, Gilberto Benetton con la moglie, giovedì scorso alla vernice del Fontego

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