Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Esami per la patente truccati, 10 arresti «Al test con microfoni e telecamere»
Blitz della polizia nelle scuole guida di Treviso, Padova e Venezia. Giro d’affari da 600mila euro l’anno
TREVISO «Stai più dritto con la schiena». Non è un suggerimento amorevole della maestra all’alunno in primo banco ma l’indicazione, data tramite una micro auricolare infilata nell’orecchio, impartita a chi si affidava all’organizzazione per superare l’esame teorico di guida sostenuto in motorizzazione. Stare dritti insomma, affinché la telecamera nascosta inquadrasse bene lo schermo. «Vero, falso, falso, vero» i suggerimenti successivi che permettevano anche a chi conosceva ben poco non solo di regole della strada ma persino d’italiano, di superare la prova. Il tutto dopo aver pagato dai 2 ai 3 mila euro in contanti.
Quello degli esami di guida truccati sembrava una specialità relegata a cittadini indiani e pakistani, ma la polizia stradale di Treviso, al termine di un’indagine durata alcuni mesi, tra pedinamenti ed intercettazioni, ha smantellato un’associazione a delinquere composta quasi interamente da cittadini italiani e per di più soci, dipendenti o proprietari di autoscuole regolarmente attive da anni nelle province di Venezia e Treviso. In pratica, a chi non era proprio in grado di sostenere la prova e veniva regolarmente bocciato, vuoi per mancanze linguistiche, vuoi per lacune culturali, era offerta la possibilità di superare l’ostacolo acquistando un pacchetto completo: al candidato, munito di telecamera nascosta, auricolare wireless e due cellulari incollati al petto o alla caviglia, venivano spifferate tutte le soluzioni corrette per superare a pieni voti l’esame, sostenuto nelle motorizzazioni di mezzo Veneto, da Treviso a Venezia fino a Padova e persino fuori regione, Bergamo in primis. I casi sarebbero centinaia. L’indagine della Stradale trevigiana, coordinata dalla procura della Repubblica di Padova, ha portato all’emissione di dieci provvedimenti restrittivi. Al vertice dell’organizzazione, stando ai riscontri degli investigatori, c’era Umberto Cavasin, 60enne di Mira e titolare del «Gruppo 2000» di Venezia, cui fanno riferimento tre diverse autoscuole. La Polstrada lo definisce la «mente e il coordinatore dell’associazione», colui che suggeriva materialmente le risposte e forniva la base logistica (nell’appartamento di Mira perquisito ieri mattina) per l’installazione delle apparecchiature. In carcere assieme a lui sono finiti il 35enne pakistano Faisal Jamil, esperto dell’apparecchiatura utilizzata per pilotare gli esami, e i procacciatori di candidati Moreno Semenzato, 61enne di Vigonovo, e Innocente Perico, 68enne di Bergamo, zona nella quale era attivo nella ricerca di clienti.
Nei confronti della sorella e del figlio di Cavasin, Gabriella Cavasin, 56 anni, e Dario Cavasin, 36 anni, sono stati disposti gli arresti domiciliari così come per Ugo Chiapatti, 47enne residente a Favaro Veneto e socio dell’autoscuola «La Serenissima» di Mestre e Agostino Genduso, 43 anni, collaboratore dell’autoscuola «La Moderna», sempre in provincia di Venezia. Nei guai, oltre a Mattia Cavasin, 29 anni, c’è finita anche la trevigiana Valentina Cremasco, 30enne di Vedelago dipendente dell’autoscuola «Start» di Castelfranco Veneto. Per loro due è scattato l’obbligo di firma e di dimora. La «Start» è un’autoscuola molto nota a Castelfranco, fondata nel 1972 dall’ex sindaco e parlamentare leghista Luciano Dussin, uscito dalla società nel 1996 e liquidato lo scorso anno, assieme a Germano Malagnini. Oggi il titolare è suo figlio Paolo.
«Valentina lavora con noi da dieci anni – la difende – e sono sicuro sia estranea ai fatti. Lei riceve i documenti, stampa fogli rosa e fa le pratiche necessarie ai clienti ma di sicuro non fa parte di alcuna organizzazione. Vogliamo capire anche noi come mai sia saltato fuori il suo nome ma abbiamo massima fiducia».
Oltre ai componenti dell’associazione, gli investigatori hanno denunciato 35 candidati che l’organizzazione ha guidato durante le recenti prove negli uffici delle motorizzazioni di mezzo Veneto.
«L’attività d’indagine ha consentito di documentare diverse decine di esami anomali in poco più di un mese – spiega il dirigente della stradale di Treviso Alessandro De Ruosi – con una media di quasi uno al giorno. In un’occasione, per estrarre l’auricolare nascosta nel padiglione auricolare di un candidato, abbiamo dovuto persino ricorrere ai medici del pronto soccorso. Si tratta di fatti gravissimi visto l’altissimo indice di incidenti mortali in Veneto e in particolare a Treviso». Il giro d’affari stimato dell’organizzazione è incredibile: 600 mila euro l’anno. Ma considerato che l’attività potrebbe essere partita nel 2013, il conto complessivo sarebbe di quasi 2 milioni.