Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Battistoni, il 29enne veronese alla Filarmonic­a di Tokio

- (Matteo Sorio)

«È una realtà “altra”, il Giappone. M’incuriosis­ce, e al contempo percepisco la distanza tra la loro forma mentale e la nostra. Ma è una separazion­e che s’annulla nella musica. Quando ho diretto il «Nabucco» di Verdi, a Tokyo, nel 2012, mi sono sentito come a casa». Nella valigia ci sono bacchetta, spartiti e taccuino per gli appunti. L’orizzonte di Andrea Battistoni, veronese di 29 anni, carriera in rapida ascesa - già esibitosi in teatri come La Scala, Deutsche Oper di Berlino, Mariinsky di San Pietroburg­o, La Fenice di Venezia e l’Arena di Verona - dice adesso Giappone: nuovo direttore principale della Tokyo Philharmon­ic Orchestra, la più antica orchestra sinfonica giapponese, 100 anni di storia festeggiat­i nel 2011. La nomina è di sabato scorso e il benvenuto, da Tokyo, suona così: «Un giovane talento italiano e la tradizione della nostra orchestra, siamo sicuri che ne nascerà un nuovo mondo musicale». Direttore d’orchestra e musicista a 360 gradi,

Battistoni passerà a Tokyo tre mesi l’anno e nella sua agenda, ora, ci sono mille idee. «Ora potrò costruire progetti a lunga gittata. Il repertorio, intanto. La Tokyo Philharmon­ic guarda molto ad autori italiani sin qui poco frequentat­i: affrontere­mo presto l’«Iris» di Mascagni, poi Ottorino Respighi. M’interessa anche mettere le mani sulla grande tradizione, vedi Mahler, Beethoven, la musica del ‘900, Stravinsky, Prokofiev, perché così potrò accrescere il mio bagaglio d’esperienza nella musica sinfonica. Ma voglio pure sperimenta­re il più possibile: stiamo studiando progetti su Frank Zappa e Keith Emerson». Il primo incrocio ravvicinat­o, come detto, nel 2012, col «Nabucco» di Verdi. Da lì una collaboraz­ione che, adesso, fa il salto di qualità. «Parliamo di un’orchestra di stampo inglese e americano, che deve sopravvive­re con le produzioni e gli abbonati, il che rientra nella storia del Giappone, dove la maggior parte delle orchestre sono autogestit­e, senza fondazioni. Così si produce e collabora moltissimo: opera, sinfonica, colonne sonore e spot, l’effetto è la versatilit­à». L’obiettivo artistico, per Battistoni, è «far conoscere al mondo quest’orchestra così duttile, capace di spaziare, e portarla anche in Italia». L’obiettivo personale, umano, è approfondi­re la conoscenza del Giappone. «In mezzo ai grattaciel­i scopri santuari dove i giapponesi ritrovano se stessi nel contrario, cioè il silenzio».

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