Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Gli alloggi destinati ai profughi devastati da un raid nella notte
Distrutti sanitari, termosifoni e impianto elettrico: «Clima esasperato». Caccia ai colpevoli
PADOVA Sanitari divelti e fatti a pezzi. Contatori e interruttori strappati dalle pareti. E acqua. Acqua ovunque. È in queste condizioni che ieri mattina sono stati trovati due appartamenti di via Paisiello all’Arcella, quartiere di Padova, che nelle prossime settimane avrebbero dovuto ospitare una decina di profughi. I responsabili della cooperativa Il Sestante non riuscivano a credere ai propri occhi quando si sono resi conto che, nel corso della notte, alcuni vandali sono riusciti a entrare devastando due alloggi. Caccia ai colpevoli.
PADOVA Sanitari divelti e fatti a pezzi. Contatori e interruttori strappati dalle pareti. E acqua. Acqua ovunque. È in queste condizioni che ieri mattina sono stati trovati due appartamenti di via Paisiello all’Arcella, quartiere di Padova, che nelle prossime settimane avrebbero dovuto ospitare una decina di profughi. I responsabili della cooperativa Il Sestante, che hanno preso in affitto le due abitazioni, non riuscivano a credere ai propri occhi quando si sono resi conto che, nel corso della notte, alcuni vandali sono riusciti ad entrare forzando le porte d’ingresso di un appartamento al piano terra e di un altro al primo piano. «Cose dell’altro mondo – racconta il presidente della coop, Tiziano Peracchi -. Gli appartamenti sono completamente devastati. E pensare che eravamo stati lì per sistemare fino alle 19 di venerdì sera. Stamattina (ieri, ndr.) una vicina ci ha chiamato per avvertirci che le porte erano aperte. E quando siamo arrivati, abbiamo trovato questo scempio».
Le due abitazioni, formate ognuna da due camere matrimoniali, bagno, cucina e soggiorno, e quindi in grado di ospitare tra le cinque e le sei persone, non erano ancora completamente ammobiliate. La coop, che dà accoglienza a 38 profughi distribuiti in città, le aveva affittate due mesi fa da un privato e le stava preparando. «Nell’attesa stavamo parlando con il vicinato – continua Peracchi – spiegando quello che sarebbe successo e distribuendo i nostri numeri telefonici per contattarci per qualsiasi evenienza. Tutti, quindi, sapevano che sarebbero arrivati dei richiedenti asilo». Sul fatto, ora, stanno indagando i carabinieri. Non si può non pensare che la devastazione sia stata mirata proprio a impedire l’arrivo dei migranti. E, se questo era lo scopo, è stato raggiunto. Nessuno dei sanitari è rimasto intatto, così come gli interruttori e l’impianto elettrico. Stesso trattamento è stato riservato ai termosifoni. «Mi auguro solo che sia un gesto isolato. Siamo chiamati a rispondere dell’emergenza, ma il clima politico è esasperato. Più che rabbia – conclude Peracchi – c’è tanta amarezza, e non posso non pensare a un atto vandalico per dare un chiaro segnale. È dal 2007 che ospitiamo richiedenti asilo. Non era mai successo prima una cosa del genere».
Eppure, anche in una zona ad alta densità di stranieri come l’Arcella, dove è facile, camminando, ascoltare lingue diverse dall’italiano, dal francese al cinese, dall’arabo al romeno, i residenti non sembrano molto sorpresi da quanto successo. «Nel quartiere siamo già provati dalla presenza di stranieri – spiega la proprietaria di un negozio di abbigliamento – e sinceramente una cosa del genere non fa piacere a nessuno. Siamo spaventati. Io stessa, qualche mese fa, sono stata minacciata da uno di loro». «Le coop non riescono a controllarli sempre – la incalza una commessa – e per la maggior parte del tempo sono lasciati a loro stessi, liberi di girare senza uno scopo». In via Paisiello, dove le abitazioni, tutte piccole, a uno o due piani, sono addobbate per il Natale ormai alle porte, i residenti non parlano volentieri di quanto accaduto. «E se dovesse succedere la stessa cosa anche a casa nostra? Se dovessero prendersela con noi – si chiede un’anziana -? Sapevamo del loro arrivo, ci avevano avvertito. Non sono mai stata contraria, finché sono rimasti lontani da casa mia. Mi rendo conto che da qualche parte devono andare, ma certo che ora qualche dubbio sul sistema inizia a nascere».