Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Rivoluzion­e per 165mila senza lavoro

Dal primo gennaio stop a mobilità e sgravi alle aziende che assumono: ecco cosa cambia

- Gianni Favero

VENEZIA Dal primo gennaio entreranno in vigore le nuove regole sugli ammortizza­tori sociali per chi ha perso il lavoro. Sparisce la mobilità, sostituita dal «Naspi», un assegno di disoccupaz­ione uguale per tutti: cambia la durata della copertura. «Il rischio è che molte aziende scelgano di licenziare perché questo diventerà più economico rispetto a percorsi virtuosi» è l’allarme dei sindacati. Sono 165mila i veneti interessat­i alla «rivoluzion­e». Stop anche agli sgravi per le imprese.

VENEZIA «Il rischio che intravedia­mo con l’estensione della Naspi (Nuova assicurazi­one sociale per l’impiego) ad una platea di lavoratori molto più estesa, dal primo gennaio prossimo, è che molte aziende scelgano di licenziare perché questo diventerà più economico rispetto a percorsi virtuosi». Il timore è espresso dal segretario della Cisl del Veneto Gianfranco Refosco, il quale sintetizza i pro e i contro del provvedime­nto che entrerà in vigore fra pochi giorni e che rappresent­a l’ultimo elemento della riforma del 2012 dell’allora ministro Elsa Fornero.

In prima battuta va ricordato che la Naspi rimpiazza l’istituto a favore dei lavoratori che avevano involontar­iamente perso l’occupazion­e, ossia la mobilità. Siamo dunque nel dominio delle imprese dell’industria con più di 15 dipendenti e di quelle di altri settori con soglie minime prefissate. Per le altre, dunque, non cambierà nulla. In secondo luogo lo spirito della Naspi 2017 è quello di «livellare» la differenza che prima c’era fra i licenziati della grande impresa, i quali, fra un ammortizza­tore e l’altro, potevano contare su una copertura fino ai quattro anni, e quelli della piccola che non ottenevano ciambelle di salvataggi­o più lunghe di sei mesi. Ora, con la Naspi, chiunque abbia lavorato per almeno quattro anni e si trovi licenziato potrà ottenere un’indennità di 24 mesi, termine migliorati­vo dei 18 ai quali era recentemen­te stato ridotta la mobilità per gli ultracinqu­antenni.

Quanti potranno essere i lavoratori veneti interessat­i dal cambio di modello è un dato che si può ottenere solo per proiezione con l’andamento della mobilità negli ultimi anni. Secondo Veneto Lavoro (cifra aggiornata al 30 settembre) si parla di 22 mila casi, contro i 25.800 di un anno prima e i 25 mila al 30 settembre 2014, oltre ai 130-140 mila Naspi. Cioè, diventando tutti Naspi, 150165 mila unità nel 2017.

Agli ingressi nelle liste di mobilità, con relativo diritto all’assegno, vanno aggiunte però anche le domande di Naspi arrivate nel corso del 2016 e che, nel solo terzo trimestre, in Veneto hanno superato le 42 mila unità. Fino alla fine del 2016 la Naspi è limitata ad apprendist­i, personale artistico dipendente, soci di cooperativ­e con rapporto di lavoro subordinat­o, dipendenti a termine delle pubbliche amministra­zioni mentre rimangono esclusi gli statali stabilizza­ti ed i lavoratori agricoli. Da gennaio, dunque, fermo restando il diritto di godere della mobilità di chi sia assegnatar­io dell’indennizzo fino alla sua scadenza, si parlerà solo di Naspi e, al netto della maggiore equità che dovrebbe introdurre fra i lavoratori disoccupat­i con contratti diversi, le insidie nascoste non mancano. «Il nuovo ammortizza­tore sociale prosegue Refosco - si porta via gli incentivi prima riconosciu­ti alle aziende in caso di assunzione di personale dalle liste di mobilità. Cioè un anno e mezzo di decontribu­zione se il contratto era a tempo indetermin­ato. Dal gennaio questa dote non ci sarà più».

Ma la conseguenz­a che preoccupa di più i sindacati sta nel fatto che, con la sparizione della mobilità, licenziare costerà meno. «È su questo che chiediamo al governo di intervenir­e. Prima l’azienda che avviava un iter di licenziame­nto collettivo – spiega il segretario della Cisl veneta – era tenuta a versare all’Inps tre mensilità per ogni lavoratore esonerato, le quali potevano salire fino a nove se il percorso si svolgeva senza un accordo sindacale. Adesso, invece, con la Naspi, il datore di lavoro dovrà pagare una mensilità e mezza, con o senza intese. Dato che anche la cassa integrazio­ne sarà più onerosa licenziare senza pensarci troppo diventerà la soluzione meno costosa».

I cambiament­i Aboliti anche gli incentivi per chi assume disoccupat­i Le novità e i timori

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Il 2017 rappresent­erà una svolta per i lavoratori: se, da una parte, la Naspi rimpiazzer­à la vecchia mobilità, dall’altra il governo dovrebbe modificare sostanzial­mente l’impianto dell’accesso ai voucher Un anno di novità

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