Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Marina Ripa di Meana al Pedrocchi con il nuovo libro
«Verso la metà degli anni Settanta mi sistemai per alcuni mesi al Grand Hotel. Fu un periodo come fuori dal tempo. Per alleviare quella specie di clausura di lusso invitavo spesso a colazione due amici, Alberto Moravia e Goffredo Parise». Queste le parole di Marina Ripa di Meana tratte dal suo ultimo libro Colazione al Grand Hotel (Mondadori). Settantasei anni ruggenti, tutti vissuti pericolosamente, da tempo in lotta contro un cancro terribile, sarà oggi a Padova alle 18.30 in Sala Rossini al Caffè Pedrocchi. A parlare con lei del suo nuovo libro ci sarà Vera Slepoj, psicologa, psicoanalista e psicoterapeuta. L’autrice del celebre I miei primi quarant’anni firma così una nuova e inedita puntata della sua vita, raccontando dell’amicizia con due grandi della nostra letteratura, Alberto Moravia e Goffredo Parise. Di loro Marina Ripa di Meana scrive: «Erano i miei dioscuri, i miei cavalieri del cielo, Castore e Polluce, miei complici di avventure, miei paladini e più tardi anche miei testimoni di nozze». Un’amicizia durata più di trent’anni. L’insolito terzetto si frequentava quotidianamente nei luoghi canonici della dolce vita romana, come il Grand Hotel e il bar Rosati a piazza del Popolo. Si scambiavano pettegolezzi, racconti e confidenze. Dal libro emerge il ritratto di un’epoca irripetibile. E il ritratto di una donna forte, viva, affascinante. La Roma anni Sessanta era quella degli uomini che, spiega l’autrice, «ancora facevano follie per le donne». «In questo libro emerge una Marina autentica, un’Italia che non c’è più – commenta Vera Slepoj -. Ne risulta un libro che non è celebrativo in senso scenografico, piuttosto la testimonianza di una vita vissuta con un anticonformismo coraggioso. Una visione positiva, la fiducia nel futuro».
Un libro fittissimo di aneddoti e personaggi: da Gianni Agnelli a Henry Kissinger, da Maria Callas a Liz Taylor, da Pier Paolo Pasolini a Elsa Morante. Ma in primo piano ci sono loro: Alberto Moravia e Goffredo Parise. Con le loro abitudini di scrittura, i loro amori, i loro vizi. E un’Italia che non c’è più.