Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La politica e le vecchie ruggini Quella guerra di via Tommaseo che infiamma una città divisa
PADOVA Fernando Zilio ha in parte ragione, ma la fa troppo facile. Dividere i destini di Geo da quelli di Gl Events non è al momento possibile. La decisione di Fiera Immobiliare di non aderire all’aumento di capitale per far fronte alle perdite della Spa di via Tommaseo equivale a una dichiarazione di guerra nei confronti dei francesi e, si sa, in tempo di bombe, gli investimenti non sono sereni. Non solo. Lo scenario della battaglia è quello di una lunga campagna elettorale che vede Massimo Bitonci (che ha aperto le porte all’arrivo di Olivi e Griggio prima della sua caduta anticipata) contrapporsi a una compagine allargata (che va dal Pd ai forzisti) che vede con il fumo negli occhi ogni singola decisione dell’ex sindaco. A maggior ragione se si tratta della partita della Fiera di via Tommaseo i cui problemi risalgono proprio al processo di privatizzazione iniziato durante l’era Zanonato. «Qui siamo di fronte a gruppi di persone disposte a distruggere la città in cui abitano pur di mantenere le loro rendite», parte in quarta Bitonci. «Capisco che utilizzare risorse pubbliche per ripianare perdite accumulate da una società quasi privata possa essere di difficile comprensione — interviene Ubaldo Lonardi del Cda di PadovaFiere — ma si tratta di un dovere per non aver svolto quella funzione di controllo che ci ha portati alla situazione odierna». In molti — indipendentemente dallo schieramento — sono convinti che l’uscita di scena dei soci pubblici dalla compagine societaria della Fiera (di fatto Fiera Immobiliare passa dal 20% al 1% delle azioni) orchestrata dalla Camera di commercio abbia dei costi decisamente superiori ai benefici.
Di fronte al gioco al massacro in cui si è infilata anche una parte del Partito democratico rappresentata da Alessandro Naccarato («Il contratto d’affitto tra Geo e Gl Events è illegittimo, doveva essere fatta una gara») e Umberto Zampieri (ex capogruppo in consiglio comunale a Padova), anche Confindustria è rimasta senza parole. L’impressione è che la Fiera sia terreno di una guerra di quartiere a dimostrazione che Padova è una città prigioniera di vecchie dinamiche. Di fatto nella partita della Fiera si gioca l’incapacità di Padova di fare sintesi partendo da posizioni distanti (tutte legittime, sia chiaro) ed emerge l’immagine di una città spaccata e stanca. Le ragioni della Camera di commercio infatti sono inappuntabili (legge Madia, bilanci poco trasparenti, varie e molteplici, vedi sopra), ma è altrettanto evidente che far saltare il tavolo adesso risulta inspiegabile a meno di non ridurre tutto alla campagna elettorale. Zilio nega le voci di una sua candidatura, il Pd al momento non dice nulla (anche perché non ha trovato una quadra al suo interno). Di certo c’è che a causa di queste tensioni la Fiera di Padova rischia di perdere anche Auto e Moto d’epoca. E allora resterebbe ben poco su cui litigare.