Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Sesso e botte, spunta una terza amante del prete
Spunta una terza amante. Si arricchisce l’elenco delle relazioni di don Andrea Contin, il parroco padovano finito sotto inchiesta per violenza privata e favoreggiamento della prostituzione. Emergono anche segnalazioni alla Curia. Che non verificò.
Anche lei è stata coinvolta nel sesso estremo. Il prete viveva sopra le sue possibilità
PADOVA Sposata, italiana, 51enne: è l’identikit della terza donna che ha confessato di aver avuto una relazione con don Andrea Contin, 48 anni, l’ex parroco del quartiere San Lazzaro a Padova indagato per violenza privata e favoreggiamento della prostituzione. L’indagine è partita dalla denuncia di un’amante «pentita» e dal conseguente ritrovamento di numerosi giochi erotici in canonica, come collari, guinzagli e falli disposti in ordine dal più piccolo al più grande. Nella «stanza dei giochi» c’erano anche un paio di stivali bianchi con tacco vertiginoso e una decina tra chiavette Usb e dvd con i nomi dei Papi sulla copertina, che in realtà conterrebbero i filmati degli incontri hard. La seconda testimonianza in meno di una settimana conferma il quadro emerso nei primi accertamenti, con don Andrea che seduceva le parrocchiane per poi coinvolgerle in rapporti sempre più spinti (orge comprese) e offrirle ad altri uomini in cambio di denaro.
Qualche differenza però c’è: mentre le altre due storie andavano avanti da anni ed erano nate a margine di altrettante separazioni, in questo terzo caso l’amante è sposata e la relazione è molto più recente. Non è un dettaglio di poco conto: in caso di denuncia tempestiva, cioè presentata entro sei mesi dall’ultimo episodio contestato, si passerebbe dall’accusa di violenza privata a quella di violenza sessuale. Ma la terza donna non ha sporto denuncia, perciò la contestazione del pm Roberto Piccione resta invariata, anche se la testimonianza dimostra che don Andrea ha continuato la ricerca di rapporti a luci rosse in tempi non sospetti e senza troppi scrupoli. La sensazione è che l’elenco delle amanti sia ancora lungo e che il vaso di Pandora scoperchiato venti giorni fa dalla prima parrocchiana possa riservare nuove sorprese. Prima di visionare i dvd con i nomi dei Papi e le chiavette Usb, però, gli inquirenti devono aspettare la difesa, che ha il diritto di nominare un consulente. A quel punto si potranno aprire anche il computer, il tablet e i tre cellulari del parroco, sequestrati insieme ai giochi erotici in canonica.
Le indagini hanno portato a galla un altro aspetto controverso: in passato la Curia aveva ricevuto qualche segnalazione sul conto di don Andrea, ma a quanto pare non si è premurata di verificarle. Neppure il precedente di don Paolo Spoladore, l’ex parroco di San Lazzaro che ha lasciato la tonaca dopo aver riconosciuto il figlio avuto da una parrocchiana, aveva convinto la Diocesi di Padova a vederci chiaro. E così, dopo il primo sopralluogo della scorsa settimana, i carabinieri potrebbero bussare di nuovo alla sede della Diocesi per acquisire altri elementi. Gli investigatori hanno individuato i clienti di don Andrea, cioè gli uomini (non meno di cinque) che lo avrebbero pagato per fare sesso estremo con le sue amanti e che presto verranno ascoltati. Dalle prime (parziali) indagini patrimoniali emerge che il prete conduceva un tenore di vita molto elevato, incompatibile con il reddito di parroco. Don Andrea viaggiava spesso con le sue amanti, in località turistiche di prima fascia in Italia e all’estero: oltre al weekend da 2mila euro in albergo a Roma, avrebbe soggiornato in Croazia, in Francia e in Austria. E dopo l’esplosione dello scandalo si sarebbe rifugiato proprio all’estero, in una comunità protetta.