Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Noonic, l’azienda under 30 fondata in India fa rotta su Padova
I tre ragazzi si sono inventati un lavoro «Non esistono corsi all’università che preparassero al marketing digitale» Hanno iniziato a Bangalore (la Silicon Valley asiatica) cinque anni fa ed ora sono sbarcati a Padova: «Alcune cose si possono fare meglio
Si inventano un lavoro, il marketing digitale, e nella Silicon Valley asiatica, in India, fondano un azienda. Ora sbarcano a Padova. È la storia di tre soci under 30.
a noi. Non abbiamo avuto maestri: quando mi sono iscritto all’università, non esistevano corsi che preparassero al marketing digitale. Intendo nel mondo, non soltanto in Italia. In compenso, adesso che lavoriamo non abbiamo mai finito di studiare: almeno una mezz’ora ogni giorno è dedicata a tenerci aggiornati, per chi si occupa di tecnologie è assolutamente indispensabile». La sua è una storia che dà speranza e prospettiva, perché ha tutti gli ingredienti per essere classificata come anti-ciclica: l’avventura imprenditoriale di Noonic, che coinvolge anche i soci coetanei Nicola Possagnolo e Sebastiano Favaro (tutti amici dai tempi del liceo, accomunati dalla passione per la progettazione di siti web) è cominciata nel 2011, quando l’Italia era sprofondata nella crisi economica più cupa del Dopoguerra e la disoccupazione giovanile schizzava a picchi da terzo mondo, mantenendosi poi su livelli intollerabili (tuttora siamo vicini al 40% nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni, al netto degli inattivi che non sono occupati e non cercano lavoro). Invece qui abbiamo tre ragazzi che, sin da giovanissimi e ben prima di fondare Noonic, avevano capito l’importanza «assolutamente fondamentale», ribadisce Martinello, di entrare in contatto diretto con il mondo del lavoro mentre erano ancora universitari: «Nicola era assistente progetti in Fabrica (il centro ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, ndr), Sebastiano aveva esperienza da sviluppatore, io ho trascorso due anni totalizzanti partecipando all’avventura di “I’m Watch”, il progetto di orologio smart (finanziato anche da Ennio Doris, ndr) che venne lanciato da Manuel Zanella».
C’è un segno di fiducia, in questa storia, anche perché i tre imprenditori under 30 di Noonic a un certo punto della loro rapidissima ascesa hanno deciso che, sebbene quello del digitale sia un settore internazionale per definizione, c’era spazio per investire e lavorare anche Italia. «L’India non la abbandoniamo – sottolinea Martinello, che di Noonic è il Ceo -, per noi rimane un’esperienza importantissima e una piattaforma molto interessante per sviluppare e supportare startup che vogliano guardare verso l’Asia. Ma abbiamo verificato che alcune cose si possono fare meglio in Italia. Avevamo la necessità di sviluppare nuovi prodotti, molto più complessi sotto l’aspetto del design, e i progettisti italiani da questo punto di vista non sono secondi a nessuno. Inoltre, produrre in Italia ci consente una qualità maggiore sul controllo».
La cosa straordinaria del digitale è che i figli ne sanno molto, ma molto di più dei padri. Sorride Martinello: «Noi ci siamo nati dentro, per me alcune competenze sono pressoché automatiche, a mio padre invece richiederebbero studio e applicazione. Il digitale rappresenta un’enorme opportunità per chi è giovane adesso, questo è un ottimo momento, probabilmente una cosa del genere non era mai successa prima d’ora. Pensate soltanto al fatto che oggi c’è Snapchat e già quelli della mia età cominciano a far fatica a capirlo, rispetto ai quattordicenni che lo utilizzano quasi istintivamente. Nessuno di noi si considera un genio, il fatto è che in Internet c’è già tutto ciò che serve, le tecnologie non hanno confini, viaggiano a una velocità spaventosa e questo abbrevia drasticamente i tempi e annulla le distanze: la vita media delle competenze che acquisiamo ormai è inferiore ai dieci anni, tutti dobbiamo imparare a riaggiornare continuamente le cose che sappiamo fare. Noi tre a 22 anni abbiamo aperto la nostra società e l’abbiamo fatto a 7 mila chilometri di distanza. Forse eravamo degli incoscienti ma un po’ di incoscienza, in questi casi, malissimo non fa. Perché a 22 anni puoi anche permetterti di fare qualche cazzata». E poi, a 27, puoi permetterti di dire, con cognizione di causa: «Ragazzi credetemi, nel digitale il lavoro c’è e ce ne sarà sempre di più».
Il digitale è un’enorme chanche per chi è giovane adesso Nessuno di noi si considera un genio, in Internet c’è tutto