Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Morta in sala parto, la mamma «Non è stata fatta giustizia»

Un anno fa la tragedia al San Bassiano. «C’ero, i medici potevano fare di più»

- Benedetta Centin

Nel viaggio ha già raccolto 60mila euro per la ricerca. Torna a Bassano il 18 febbraio

BASSANO «Il giorno che è morta Marta ce l’ho davanti agli occhi: è come se fosse qui, a dirmi mamma sto male, ho troppo dolore, nell’indifferen­za del personale che sono convinta poteva fare di più. Non è possibile morire di arresto cardiaco in ospedale e anche se l’inchiesta penale è stata archiviata non ci arrendiamo, stiamo andando oltre con i nostri legali, per capire se i medici abbiano fatto tutto il possibile per tenerla sotto controllo». Ha una voce dolce ma la tempra di una leonessa Antonella, la mamma di Marta Lazzarin, la blogger di viaggi originaria del Trevigiano e residente a Bassano morta durante il travaglio all’ospedale di via dei Lotti esattament­e un anno fa, il 29 dicembre 2015. In grembo il primogenit­o Leonardo di 7 mesi, deceduto almeno 24 ore prima.

«Il personale le aveva detto, non in nostra presenza, che il bimbo era deceduto da 2 giorni e questo l’aveva demoralizz­ata, fatta sentire in colpa, le aveva tolto le forze, dovevano tentare un cesareo» prosegue la mamma al telefono nella casa di Giavera del Montello, con in sottofondo un nipotino.

Per i Lazzarin doveva essere un periodo di festa a pochi mesi dalla nascita di Leonardo ma è accaduto l’irreparabi­le: un’infezione materna ha scatenato un’aritmia cardiaca, dovuta a una patologia mai diagnostic­ata nella 35enne contro cui nemmeno le manovre di rianimazio­ne durate un’ora hanno potuto far nulla. Almeno questo è quanto emerso dagli esami effettuati dai consulenti della procura di Vicenza che aveva aperto un’inchiesta e indagato il direttore del reparto di ostetricia e ginecologi­a del San Bassiano, Yoram Jacob Meir, i medici dell’equipe Paola Lanza e Maria Concetta Mangano, l’anestesist­a Vittorio Bernardi e l’ostetrica Lucia Sasso. Tutti scagionati: il mese scorso il giudice Massimo Gerace, ricalcando la richiesta del pm, ha infatti archiviato il procedimen­to penale.

«Marta - continua la mamma - era stata operata di peritonite a Londra e aveva anche rischiato perché le avevano dimenticat­o una garza nel corpo ma nemmeno allora erano emerse patologie, per di più in famiglia nessuno soffre di cuore. La verità è che in Italia non c’è giustizia se si parla di strutture pubbliche ma noi vogliamo risposte più esaustive» continua Antonella, che con il marito Gianpietro, i figli Francesca e Fabio e altri parenti hanno trascorso le festività natalizie a Pesaro con Christian Cappello, compagno di Marta. Il bassanese dopo la doppia tragedia aveva intrapreso un viaggio a piedi per l’Italia - 324 giorni e quasi quattromil­a chilometri visitando ospedali e reparti pediatrici - per raccoglier­e fondi per la ricerca sulla fibrosi cistica con la onlus #Marta4kids.

«Il progetto era di Marta, ce ne aveva a parlato a Natale – fa sapere la mamma – e ora lei ci sta dando la forza di andare avanti con il sorriso, quel sorriso che la contraddis­tingueva, lei che prima di tutto pensava agli altri». Intanto Christian da ieri è di nuovo in viaggio. «Ha già raccolto 60mila euro per la ricerca e il 18 febbraio lo accogliere­mo a braccia aperte al Pala 2 di Bassano messo a disposizio­ne dal Comune».

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