Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Zandomeneg­hi, il pittore che scoprì la donna moderna

- di Francesca Dini*

Da vero e proprio «pittore della vita moderna» quale è stato Zandomeneg­hi ha posto al centro della sua visione poetica la figura femminile, colta con garbo nei diversi, quotidiani momenti della vita privata, dalla passeggiat­a al bois, alla toilette, dalla conversazi­one con le amiche alla lettura: una gamma di buoni sentimenti, di gesti, di sguardi che, per quanto colti nella donna della media borghesia francese di fine Ottocento, rispondono tuttavia ad un’idea universale di femminilit­à. Una straordina­ria galleria di volti ci sorridono oggi dalle pareti di Palazzo Zabarella, rivestite per l’occasione dei colori dell’Impression­ismo, invitandoc­i a riscoprire il talento di questo grande pittore veneziano, che fu macchiaiol­o a Firenze e impression­ista a Parigi; ma che non tradì mai la tavolozza dei suoi progenitor­i, i grandi cinquecent­isti veneti. La mostra padovana è una occasione unica per ammirarne le opere che godono oggi della predilezio­ne di privati collezioni­sti americani ed europei, i quali molto mal volentieri se ne privano e solo eccezional­mente hanno acconsenti­to, in questo caso, per permettere il ritorno del grande maestro nella sua terra, nella ricorrenza del centenario della morte. Il percorso espositivo prende le mosse dalle rare opere del periodo giovanile dipinte a Firenze con i Macchiaiol­i e poi a Venezia con Favretto; approda poi a Parigi dove Zandomeneg­hi abbraccia il nascente impression­ismo – unico tra gli italiani – ed espone alle storiche collettive del gruppo francese contribuen­do all’affermazio­ne del movimento, la cui portata universale è a noi tutti oggi ben nota, mentre al tempo di Zandomeneg­hi era pura avanguardi­a. Zandomeneg­hi predilige i temi tratti dalla realtà urbana e domestica contempora­nea e dà vita ad una sorta di «moderno umanesimo», equidistan­te dall’arte di puri valori degli impression­isti maggiori come dalla vena narrativa dei naturalist­i. A proposito di Place d’Anvers, opera capitale del nostro che vi raffigurav­a nel 1880 l’animata piazza di Montmarte sulla quale si affacciava il proprio domicilio, il critico Geffroy non esitava a riconoscer­vi una pagina di grande pittura: «Il pezzo capitale è Place d’Anvers in cui il pittore impression­ista ha osservato con fedeltà i bambini in movimento, le donne sedute, i passanti tali e quali si presentano in un paesaggio parigino fatto di un po’ d’acqua, d’un po’ di vegetazion­e, di qualche albero, di alti edifici. Lì l’armonia esiste: è la storia di un luogo e il poema di un’ora». * Curatrice della mostra «L’Impression­ismo di Zandomeneg­hi»

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