Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Zandomeneghi, il pittore che scoprì la donna moderna
Da vero e proprio «pittore della vita moderna» quale è stato Zandomeneghi ha posto al centro della sua visione poetica la figura femminile, colta con garbo nei diversi, quotidiani momenti della vita privata, dalla passeggiata al bois, alla toilette, dalla conversazione con le amiche alla lettura: una gamma di buoni sentimenti, di gesti, di sguardi che, per quanto colti nella donna della media borghesia francese di fine Ottocento, rispondono tuttavia ad un’idea universale di femminilità. Una straordinaria galleria di volti ci sorridono oggi dalle pareti di Palazzo Zabarella, rivestite per l’occasione dei colori dell’Impressionismo, invitandoci a riscoprire il talento di questo grande pittore veneziano, che fu macchiaiolo a Firenze e impressionista a Parigi; ma che non tradì mai la tavolozza dei suoi progenitori, i grandi cinquecentisti veneti. La mostra padovana è una occasione unica per ammirarne le opere che godono oggi della predilezione di privati collezionisti americani ed europei, i quali molto mal volentieri se ne privano e solo eccezionalmente hanno acconsentito, in questo caso, per permettere il ritorno del grande maestro nella sua terra, nella ricorrenza del centenario della morte. Il percorso espositivo prende le mosse dalle rare opere del periodo giovanile dipinte a Firenze con i Macchiaioli e poi a Venezia con Favretto; approda poi a Parigi dove Zandomeneghi abbraccia il nascente impressionismo – unico tra gli italiani – ed espone alle storiche collettive del gruppo francese contribuendo all’affermazione del movimento, la cui portata universale è a noi tutti oggi ben nota, mentre al tempo di Zandomeneghi era pura avanguardia. Zandomeneghi predilige i temi tratti dalla realtà urbana e domestica contemporanea e dà vita ad una sorta di «moderno umanesimo», equidistante dall’arte di puri valori degli impressionisti maggiori come dalla vena narrativa dei naturalisti. A proposito di Place d’Anvers, opera capitale del nostro che vi raffigurava nel 1880 l’animata piazza di Montmarte sulla quale si affacciava il proprio domicilio, il critico Geffroy non esitava a riconoscervi una pagina di grande pittura: «Il pezzo capitale è Place d’Anvers in cui il pittore impressionista ha osservato con fedeltà i bambini in movimento, le donne sedute, i passanti tali e quali si presentano in un paesaggio parigino fatto di un po’ d’acqua, d’un po’ di vegetazione, di qualche albero, di alti edifici. Lì l’armonia esiste: è la storia di un luogo e il poema di un’ora». * Curatrice della mostra «L’Impressionismo di Zandomeneghi»