Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ex popolari, Bpvi vuole il cda a nove E Cattolica valuta la causa a Vicenza I consigli rispondono alle richieste Bce. Mion: «Tutti vogliono fare presto»

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VENEZIA Le risposte alle questioni poste da Bce sui piani industrial­i l’altro ieri. Ma anche, a Vicenza, l’assemblea degli azionisti del 28 aprile sul bilancio, dove si chiederà anche il via libera a mantenere il cda a 9 membri, dopo le dimissioni di Marco Bolgiani e Francesco Micheli; e gli ultimi dettagli del bilancio, approvato dopodomani, invece nel caso di Veneto Banca. Mentre in prospettiv­a per Vicenza si favia via sempre più dura la rottura con Cattolica. Cda rapidi quelli di ieri delle due ex popolari, al rientro dei due amministra­tori delegati, Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, dal faccia a faccia di Francofort­e in Bce. «Abbiamo risposto alle richieste di approfondi­menti sul piano posti da Bce», ha detto il presidente di Bpvi, Gianni Mion, al termine della riunione a Milano.

Francofort­e sta ripassando al setaccio la sostenibil­ità dei piani industrial­i che puntano alla fusione. «Stiamo lavorando tutti per quello, c’è un unico piano ed è quello per la fusione», ha aggiunto Mion, lungo una soluzione a cui si è detto ieri favorevole anche il presidente di Cassa depositi e prestiti, Claudio Costamagna.

Resta la questione tempi con l’Europa per il via libera alla ricapitali­zzazione con i fondi dello Stato, di fronte ai problemi ripresi sul fronte di liquidità e raccolta. «Tutti hanno in mente di far presto - ha aggiunto Mion -. Le istituzion­i italiane ci stanno sostenendo: sono ottimista, non vedo motivi per cui le cose non debbano andare per il verso giusto», ha detto Mion. Sulle banche è intervenut­o ieri al Festival Città impresa di Vicenza anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: «L’Italia forse si è mossa tardi rispetto ad altri Paesi. La Germania l’ha fatto in anticipo, quando si stava discutendo del cambiament­o delle norme. Ora l’Italia deve trattare con la Commission­e europea, con garanzie sia da una parte che dall’altra. Mi auguro una soluzione positiva».

Ma intanto per Vicenza si fa sempre più pesante la rottura del rapporto con Cattolica. In ballo non solo le perdite connesse all’uscita della compagnia, 400 milioni tra svalutazio­ne azioni, costi dell’uscita dalle società assicurati­ve in comune e penali. Ma anche il fatto che la società è ben decisa ad andare avanti. Nei documenti pubblicati in vista dell’assemblea soci del 22 aprile (tra questi anche la relazione sulla remunerazi­one, da cui si evince che nel 2016 il cda è costato 6,3 milioni di emolumenti, di cui 1,2 al presidente Paolo Bedoni e 2 all’Ad Giovanni Battista Mazzucchel­li) non solo la società proporrà le modifiche allo statuto per sostanziar­e l’uscita di Bpvi dalla governance, ma anche (dopo essersi astenuta lo scorso anno nell’assemblea che chiedeva la prima azione di responsabi­lità contro la gestione dell’èra Zonin) potrebbe far ora causa alla banca sulle azioni acquistate nell’aumento di capitale 2014. Il bilancio specifica che la società verificher­à «eventuali presuppost­i e condizioni per l’eventuale tutela». Il parere chiesto hai consulenti legali ha evidenziat­o «la teorica sussistenz­a di dette ragioni risarcitor­ie» ma anche «l’opportunit­à di attendere, per le relative azioni, l’esito degli accertamen­ti e dei procedimen­ti sanzionato­ri nei confronti di ex esponenti di Bpvi avviati da Consob». «Forse sono solo atti per mettere le mani avanti - replica Mion -. Noi puntiamo ancora a trovare una collaboraz­ione per la nuova banca»

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Assise Mion e Viola in assemblea

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