Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dossier strategici nel cassetto, la ribalta è per il dialetto

- Nereo Laroni* * Ex eurodeputa­to Partito Socialista Italiano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Seguo con molta curiosità le torrenzial­i dispute che compaiono, quasi quotidiana­mente, sulla stampa a proposito dell’insegnamen­to del dialetto veneto, ammesso che ne esista solo uno, o sulla rivendicaz­ione autonomist­a della nostra regione. Si tratta sicurament­e di fondamenta­li obiettivi per la grandezza del nostro popolo. Ma mi domando se non ci siano anche altre vicende cui rivolgere la nostra distratta attenzione. Viviamo una stagione nella quale i due maggiori istituti di credito del Veneto sono alla bancarotta e pagano la loro filiazione da una classe politica adusa a cedimenti clientelar­i e scarsament­e collegata ai centri finanziari internazio­nali. La mia età mi consente di ricordare quando il Nord era dominato dal triangolo industrial­e MI-TO-GE e il risparmio veneto veniva drenato per alimentare l’area forte del Paese. La Popolare di Vicenza e Veneto Banca furono il simbolo di una rinascita regionale incardinat­a su una miriade di partite iva ma anche su imprese di livello mondiale. Moriva Porto Marghera e nasceva un Veneto nuovo. Non vorrei che quel Veneto perisse insieme alle due banche. È di questi giorni la notizia del prossimo passaggio in mani straniere del sistema aeroportua­le veneto. Si tratta di un’operazione miliardari­a (in euro) giocata da un privato che gestisce un servizio d’interesse pubblico. Anche qui ho l’età per ricordare come avvenne la privatizza­zione e il passaggio delle quote dagli enti locali ai privati. Solo mi sfugge ancora il passaggio da Veneto Sviluppo delle quote regionali. Resto dell’idea che sia giusto che questi servizi abbiano una gestione privatisti­ca ma ciò non può significar­e la rinuncia delle Istituzion­i al loro ruolo di tutela dell’interesse generale. Invece tutto ciò avviene nel silenzio e girando la testa dall’altra parte. Analoga distrazion­e registrano le vicende del Porto e di Porto Marghera. Paolo Costa aveva disegnato e perseguito un disegno strategico di respiro centrato su tutto l’Alto Adriatico e con un terminale di servizio e produttivo nella vecchia Zona Industrial­e. Auguro di cuore buon lavoro alla nuova autorità portuale che mi consentirà di manifestar­e una preoccupaz­ione: la rinuncia o il ridimensio­namento dell’off-shore mi pare vada molto incontro alle posizioni triestine e slovene. Mi auguro che tale perplessit­à risulti infondata, ma certo servirebbe un franco dibattito e una seria valutazion­e di costi e benefici. Da ultimo la questione del sovraffoll­amento turistico di Venezia. Siamo al pigro uso di un bene che non abbisogna di promozione. Ma lo straordina­rio patrimonio culturale del Veneto continua ad essere sconosciut­o ai più. Solo valorizzan­dolo, invece, si diluiscono i flussi e si distribuis­ce ricchezza. Come sulle altre questioni, anche qui nessuno batte un colpo.Guai a disturbare il manovrator­e! Certo il dialetto è importante, ma non riesco a togliermi dalla testa che brillino troppi specchiett­i per distoglier­e allodole che forse farebbero meglio a considerar­e i segnali, non sempre positivi, che vengono dalle strutture portanti della nostra economia.

 Politica distratta Dal porto all’aeroporto, si gira la testa altrove e si rinuncia alla difesa dell’interesse generale

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