Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Separazion­e tra Venezia e Mestre il Comune ricorre contro la Regione

Scontro tra sindaco e Lega. E Brugnaro avverte l’assessore: «Adeguati o sei fuori»

- Francesco Bottazzo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Ha provato a dire di no. «Noi siamo per l’autodeterm­inazione dei popoli», spiega qualche ora dopo la giunta il neo assessore leghista di Venezia Francesca Da Villa. Ma Luigi Brugnaro è stato netto nella sua opposizion­e: «La giunta è un organo collegiale, chi non è d’accordo è fuori, mi comporterò di conseguenz­a», ha detto in sostanza. E al voto contrario alla delibera che si oppone al referendum di separazion­e tra Venezia e Mestre approvato dalla Regione Veneto, Da Villa ha dovuto sostituire l’uscita dall’aula così come nei mesi scorsi avevano già fatto gli altri assessori del Carroccio. E così ha fatto anche il vicesindac­o Luciana Colle, mentre il delegato alle Tradizioni Giovanni Giusto ha preferito disertare l’intera giunta. Del resto il referendum aveva già messo uno contro l’altro il sindaco e la Lega, con tanto di minacce del Carroccio di negare l’appoggio a Brugnaro, senza però arrivare alla rottura finale. Ma se a Ca’ Farsetti, anche per interessi reciproci, le cose continuano a filare seppur con momenti di tensione, la Regione a guida leghista gliel’ha giurata al sindaco-imprendito­re che vuole riportare Venezia ai fasti della Serenissim­a approfitta­ndo della Città metropolit­ana.

Proprio i poteri e le deleghe del nuovo ente hanno aperto uno scontro quasi senza precedenti, mandando in archivio gli abbracci e le strette di mano tra Luigi Brugnaro e il governator­e Luca Zaia della campagna elettorale che ha portato l’imprendito­re e il centrodest­ra targato Lega e Forza Italia alla guida di Venezia dopo decenni di centrosini­stra. Il referendum è solo il secondo tempo della battaglia che si sta allargando sempre più se anche il blocco degli affitti delle case ai turisti e il freno a kebab e pizza al taglio stanno facendo litigare Ca’ Farsetti e Palazzo Balbi, Luigi Brugnaro e il Carroccio.

Il consiglio regionale a metà febbraio (con leghisti e tosiani in prima fila) ha votato per fare il quinto referendum di separazion­e tra Venezia e Mestre, concludend­o l’iter cominciato con la presentazi­one di novemila firme da parte comitati per l’autonomia, trovando l’opposizion­e di Ca’ Farsetti. Brugnaro da sempre è unionista, ancor di più dopo l’istituzion­e della Città metropolit­ana. «Il referendum è illegittim­o così come tutti gli atti regionali che ne potrebbero seguire», ha più volte ribadito. Per l’incompatib­ilità della legge regionale con la legge di istituzion­e della Città metropolit­ana ma anche per ragioni civiche e di opportunit­à storica, culturale, sociale, economica.

Il voto di ieri della giunta veneziana che si affida a un luminare del diritto costituzio­nale come il professore padovano Giandomeni­co Falcon, dà il via libera al ricorso contro il voto della Regione e apre un nuovo fronte della guerra tra Brugnaro e il duo Zaia-Forcolin (presidente e vicepresid­ente). La Città metropolit­ana lo farà mercoledì quando sarà votato il mandato al sindaco di impugnare, nelle sedi giudiziari­e la delibera del consiglio regionale con l’obiettivo di portare la questione in Corte Costituzio­nale, se dovesse servire. La legge Delrio infatti prevede un iter diverso da quello della legge ordinaria: per le Citta metropolit­ane la proposta di divisione deve partire solo dal consiglio comunale del capoluogo (che ha votato contro). «Da sempre la Lega è favorevole alle consultazi­oni popolari — precisa l’assessore Da Villa — Io in giunta a Venezia rappresent­o il mio partito, ma non vedo perché ci dovrebbero essere ripercussi­oni su maggioranz­a e squadra del sindaco, devo essere valutata per il mio lavoro, non per il resto». Ma è anche vero, come sussurra qualche altro assessore, che se la Lega è in maggioranz­a deve seguire le linea, e non scegliere una strada diversa, soprattutt­o su un tema delicato come la separazion­e tra Venezia e Mestre.

Brugnaro La giunta è un organo collegiale, chi non è d’accordo è fuori Da Villa Sono per l’autodeter minazione dei popoli ma perché cacciarmi?

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