Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Friuli, Sappada rialza la testa E i Comuni «separatisti» sperano nell’effetto domino
SAPPADA (BELLUNO) C’entra l’esito del referendum costituzionale: il Senato esiste ancora; è a Palazzo Madama che le carte sono rimaste insabbiate ed è lì che si può giocare la partita. Che Sappada ha rilanciato ieri l’altro alla «Fiesta de patria dal Friul», nonostante che tutti i tentativi dei Comuni referendari bellunesi per il trasferimento amministrativo in regioni e province a statuto speciale non abbiano avuto buon esito: sono rimasti incastrati nei meccanismi della burocrazia italiana, anche a causa dell’indifferenza della politica locale e dell’ostilità di quella nazionale. Dal 2005 in avanti, hanno tenuto con successo consultazioni popolari Lamon e Sovramonte (verso Trento), Cortina d’Ampezzo, Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana (verso Bolzano); e poi Voltago Agordino e Taibon Agordino (verso Trento). Per Sappada, il referendum risale al 9 e 10 marzo 2008. Un sì bulgaro. Per andare in Friuli Venezia Giulia. Ora si tratta di rimettere in moto le acque. Ma che è successo, alla festa friulana di Sappada? «Il sindaco Manuel Piller Hoffer — afferma Alessandro Mauro, uno dei promotori del referendum — ha chiesto la ricandelarizzazione del voto al Senato. C’è un disegno di legge già passato in commissione affari costituzionali. Chiediamo un onesto sì o no da parte di Palazzo Madama. Inoltre una lettera già approvata dal consiglio comunale del 23 dicembre 2016 e già inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà inoltrata nuovamente al Capo dello Stato, con le firme di tutti i sindaci friulani». C’è malessere, a Sappada. «I Comuni confinanti con il Trentino Alto Adige — continua Mauro — hanno i fondi di confine. Noi nulla». Sono passati nove anni dal referendum; perché pensare che qualcosa si muova? Le ragioni si perdono nella scaramanzia. «Tutti gli avversari di Sappada hanno chiuso o si apprestano a chiudere la loro stagione politica: si pensi a Giancarlo Galan. E secondo me Gianclaudio Bressa e Roger De Menech non saranno rieletti». È la maledizione di Sappada. Quanto a Lamon «l’istanza resta – spiega il sindaco Vania Malacarne – In questi anni, purtroppo, sono mancate le condizioni politiche. Mancavano i numeri in Parlamento, abbiamo atteso per evitare il «no» al cambio di provincia. Ora, se arriverà il sì su Sappada in Friuli, dovranno riconoscere anche le nostre ragioni». Quanto a Sovramonte, «aspettiamo con ansia il via libera a Sappada – rivela il sindaco Federico Dalla Torre – .A quel punto, se i confini cambieranno per loro, cambieranno anche per noi. Come sindaco voglio che si decida, indipendentemente dall’esito». Infine, per Livinallongo, il sindaco Leandro Grones afferma che «siamo ancora in attesa e abbiamo anche il sostegno di tutte le comunità della Ladinia, che hanno firmato un atto formale a riguardo. Il referendum era motivato da questioni storiche, dato che siamo stati tutti sotto il dominio dell’Austria per quasi mille anni. Dal 2007, però, non c’è stato mai un momento per calendarizzare la discussione».