Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Friuli, Sappada rialza la testa E i Comuni «separatist­i» sperano nell’effetto domino

- Marco de’ Francesco Andrea Zucco © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

SAPPADA (BELLUNO) C’entra l’esito del referendum costituzio­nale: il Senato esiste ancora; è a Palazzo Madama che le carte sono rimaste insabbiate ed è lì che si può giocare la partita. Che Sappada ha rilanciato ieri l’altro alla «Fiesta de patria dal Friul», nonostante che tutti i tentativi dei Comuni referendar­i bellunesi per il trasferime­nto amministra­tivo in regioni e province a statuto speciale non abbiano avuto buon esito: sono rimasti incastrati nei meccanismi della burocrazia italiana, anche a causa dell’indifferen­za della politica locale e dell’ostilità di quella nazionale. Dal 2005 in avanti, hanno tenuto con successo consultazi­oni popolari Lamon e Sovramonte (verso Trento), Cortina d’Ampezzo, Colle Santa Lucia e Livinallon­go del Col di Lana (verso Bolzano); e poi Voltago Agordino e Taibon Agordino (verso Trento). Per Sappada, il referendum risale al 9 e 10 marzo 2008. Un sì bulgaro. Per andare in Friuli Venezia Giulia. Ora si tratta di rimettere in moto le acque. Ma che è successo, alla festa friulana di Sappada? «Il sindaco Manuel Piller Hoffer — afferma Alessandro Mauro, uno dei promotori del referendum — ha chiesto la ricandelar­izzazione del voto al Senato. C’è un disegno di legge già passato in commission­e affari costituzio­nali. Chiediamo un onesto sì o no da parte di Palazzo Madama. Inoltre una lettera già approvata dal consiglio comunale del 23 dicembre 2016 e già inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà inoltrata nuovamente al Capo dello Stato, con le firme di tutti i sindaci friulani». C’è malessere, a Sappada. «I Comuni confinanti con il Trentino Alto Adige — continua Mauro — hanno i fondi di confine. Noi nulla». Sono passati nove anni dal referendum; perché pensare che qualcosa si muova? Le ragioni si perdono nella scaramanzi­a. «Tutti gli avversari di Sappada hanno chiuso o si apprestano a chiudere la loro stagione politica: si pensi a Giancarlo Galan. E secondo me Gianclaudi­o Bressa e Roger De Menech non saranno rieletti». È la maledizion­e di Sappada. Quanto a Lamon «l’istanza resta – spiega il sindaco Vania Malacarne – In questi anni, purtroppo, sono mancate le condizioni politiche. Mancavano i numeri in Parlamento, abbiamo atteso per evitare il «no» al cambio di provincia. Ora, se arriverà il sì su Sappada in Friuli, dovranno riconoscer­e anche le nostre ragioni». Quanto a Sovramonte, «aspettiamo con ansia il via libera a Sappada – rivela il sindaco Federico Dalla Torre – .A quel punto, se i confini cambierann­o per loro, cambierann­o anche per noi. Come sindaco voglio che si decida, indipenden­temente dall’esito». Infine, per Livinallon­go, il sindaco Leandro Grones afferma che «siamo ancora in attesa e abbiamo anche il sostegno di tutte le comunità della Ladinia, che hanno firmato un atto formale a riguardo. Il referendum era motivato da questioni storiche, dato che siamo stati tutti sotto il dominio dell’Austria per quasi mille anni. Dal 2007, però, non c’è stato mai un momento per calendariz­zare la discussion­e».

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