Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Mondo Cleto» Vicenza e Lonigo celebrano Munari con due mostre
VICENZA C’è un’ironica epigrafe multimediale, con al posto della foto un piccolo video in loop in cui Cleto Munari parla della sua arte. Due armadi gemelli, uno bianco e uno marrone, che il designer ha ribattezzato coi nomi di due modelle, una nera e una bianca. Ma anche le posate ideate per Carlo Scarpa e una caffettiera «sovietica», dalle forme ispirate all’architettura in voga un tempo al di là della cortina di ferro. Sono alcuni dei tanti tasselli di «Mondo Cleto», l’esposizione che il designer ha inaugurato a metà marzo a palazzo Chiericati che raccoglie esposti un centinaio di pezzi dell’autore. Una seconda selezione si può ammirare a villa Pisani Bonetti Bedeschi a Lonigo, mostra aperta quasi in contemporanea.
«Il valore di queste posate è inestimabile». Lo sguardo dell’architetto, designer e artista Munari diventa attento e pensieroso quando guarda la teca con le posate pensate quarant’anni fa con Scarpa (del 1978, richiesero sei anni di progettazione). È il primo pezzo che si nota entrando nella galleria sotterranea del Chiericati Underground, uno degli spazi che il Comune di Vicenza gli ha messo a disposizione nella dimora palladiana. Goriziano d’origine, 87 anni, Munari è di fatto un vicentino (ha sempre vissuto qui) e tra le sue frequentazioni può vantare dall’artista Andy Warhol al trombettista Louis Armstrong, dal nobel Dario Fo al vincitore del Pulitzer Mark Strand, dall’architetto giapponese Arata Isozaki ad, appunto, il veneziano Scarpa. La mostra aperta fino al 10 giugno in uno dei gioielli vicentini di Palladio ripercorre la sua carriera arricchita di recente anche dal titolo di accademico onorario dell’Accademia olimpica – eclettica come lo è la sua personalità: Munari negli anni è passato dalla realizzazione dei gioielli a quella delle sculture, ha approfondito l’arte dei maestri vetrai muranesi per far nascere vasi d’autore, è passato dal disegnare penne destinate a premi Nobel al realizzare tavoli d’autore, si è perfino dedicato alla manifattura a mano di tappeti in Turchia, realizzati secondo le tradizioni locali. Le 100 opere in esposizione spaziano su tutto questo, comprendendo anche arazzi e installazioni particolari come la video-epigrafe. Vestito per l’occasione con pantaloni multicolori, giacca scura e un collarino bianco in stile sacerdote, Munari ha fatto il giro inaugurale dell’esposizione assieme al vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci. «Qui sono esposti 40 anni del mio lavoro, ma me ne servono altri 30 o 35 per completare l’opera. Ho già il programma» ha scherzato l’artista nell’occasione. Per Bulgarini la combinazione fra le opere del designer e gli spazi ideati da Andrea Palladio è vincente: «Nello spazio di palazzo Chiericati non abbiamo mai avuto un momento così luminoso e pieno di colore, l’effetto è veramente molto bello. La mostra si estende anche nelle sale palladiane al piano terra del palazzo, gli unici tre ambienti che Palladio vide realizzati in vita e che mantengono le pavimentazioni e le decorazioni in affresco» originali. Il biglietto d’ingresso della mostra è quello della Pinacoteca (7 euro), l’esposizione è visitabile dal martedì alla domenica dalle 9 alle 17.
Una seconda selezione di opere si può inoltre ammirare negli spazi della villa – sempre di Palladio – di Lonigo: la mostra in questo caso è concentrata maggiormente sui vasi.
Munari Mi servono altri 35 anni per finire la mia opera