Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Save, scatta l’Opa da oltre un miliardo Offerta a 21 euro in estate per azione per liquidare De Vido e acquisire il controllo Fondi esteri in maggioranza nella newco, ma Marchi replica: «La testa resta qui»
VENEZIA Save, Opa entro l’estate a 21 euro. Ma già il mercato punta a spuntare prezzi più alti, visto che il titolo è salito ieri dell’8%, oltre la soglia dell’Opa, a 21,9 euro. Mentre i fondi esteri nuovi alleati di Enrico Marchi, in una newco di controllo in cui sarà decisivo verificare i patti per capire il peso delle parti, scommettono, come dice Deutsche Bank, «sul raddoppio dell’aeroporto», per uscire guadagnando dall’investimento. Il quadro del doppio riassetto tra Finanziaria Internazionale e Save, la controllata quotata che gestisce gli aeroporti del Nordest, a valle della separazione tra Marchi e il socio di sempre Andrea De Vido è definito. E ciò dopo la firma, l’altro ieri, anche del secondo contratto, che regola gli impegni tra Marchi e i fondi esteri, il francese Infravia capital e i tedeschi di Deutsche Bank.
La sostanza dell’accordo in due parti ha definito da un lato, con il contratto firmato venerdì a Padova (chiuso tra gli avvocati dello studio Origoni, Oliviero Pessi per Marchi e Paolo Gnignati per De Vido, affiancato dai consulenti di Borghesi e associati) la separaziola ne dopo 37 anni tra i due soci di Finanziaria internazionale. Marchi, attraverso le scatole di controllo Giovanni Marchi e Aprile, comprerà il 50% di Finint di De Vido; il passaggio di mano dovrà avvenire al più tardi entro il 30 agosto, termine posto per attendere il via libera di Antitrust e Bankitalia, che deve esprimersi su un’operazione che tocca la controllata Banca Finint. Il prezzo per la liquidazione di De Vido la nota emessa ieri non lo fissa, pur se nei giorni scorsi si era parlato di 120 milioni, tra cash e immobili.
Dopo questo, Marchi ha chiuso il secondo contratto con Infravia e Deutsche Bank, insieme alle banche Unicredit e Intesa, per la vendita del 60% di controllo di Save che Finint detiene con la banca Usa Morgan Stanley (57% e 43% i pesi relativi), che uscirà da Venezia, ad una nuova società (Bidco), in cui entrerà anche Marchi.
La vendita del 60% di Save avverrà subito dopo il via libera all’accordo Marchi-De Vido. Il prezzo pagato per azione sarà di 21 euro, attribuendo a Save un valore di 1.162 milioni, e al 60% di controllo di oltre 685 milioni, pari a 380 milioni per quota di Finint. La cassa che entrerà però davvero a Conegliano, depurata dai debiti, dovrebbe attestarsi sui 220 milioni.
Servirà per metà a liquidare De Vido e ad essere reinvestita da Marchi nella newco con i fondi esteri che dovrà lanciare, visto il cambio di controllo, l’Opa residuale. Ai prezzi definiti, equivale ad una quota di Save intorno al 10-12%, che attribuirebbe a Marchi un peso nella newco di controllo in proporzione alle azioni che saranno consegnate con l’Opa.
Le proporzioni di partenza con cui i fondi stranieri entrano nella newco non sono state comunicate, né il loro periodo di permanenza in Save, pur se si parla «di investitori di lungo periodo» e indiscrezioni parlavano di un periodo di investimento di cinque anni.
Soprattutto mancano ancora i dettagli sui patti parasociali che regoleranno la gestione congiunta tra Marchi e i fondi. Decisivi per capire - visto che la maggioranza della newco di controllo è in mano ai fondi esteri - se la governance sarà congiunta e il peso che manterrà Marchi, e quindi se i fondi si accontenteranno di comportarsi come tali, dopo aver partecipato ad una operazione da 1,7 miliardi tra capitale e finanziamenti bancari, garantiti da Intesa e Unicredit. Marchi dovrebbe mantenere la nomina dell’amministratore delegato, con la conferma di Monica Scarpa, che ha rinunciato a guidare Fiera Milano.
«Il mio impegno è di garantire continuità al management e di tenere a Venezia la testa di un sistema degli aeroporti del Nordest forte e indipendente» ha commentato Marchi, che fa notare di avere alle spalle, il sostegno di Unicredit e Intesa.
Sistema indipendente che, evidentemente, non era possibile mantenere, per Marchi, con una vendita tout court o un coinvolgimento della Atlantia dei Benetton, che aveva acquistato per 181 milioni il 22% di Save. Cosa farà la società ora è uno dei temi in gioco. La posizione di Atlantia l’ha definita sabato il presidente della società e di Edizione, Fabio Cerchiai: «Saremo attenti ma non aggressivi».
Le possibilità però che l’accordo non si chiuda e si passi al piano B, quello dell’asta competitiva sulla quota di Save per liquidare De Vido, sono ritenute poco probabili. Elementi di incertezza ulteriori oltre l’ok di Bankitalia e Antitrust non ce ne sono. La situazione più probabile è quella che vedrà Atlantia dover decidere se rimanere ed attendere il prossimo giro, o se uscire capitalizzando la plusvalenza di 30 milioni portata a casa in pochi mesi.