Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I DUELLANTI ALESSIO BONI A TEATRO

Il testo di Conrad, nell’adattament­o di Niccolini, va in scena a Schio e Padova L’attore è uno dei due protagonis­ti: «Parla di onore, una parola che un tempo aveva significat­o. La fiction ambientata a Bassano, una storia di emancipazi­one»

- Caterina Barone © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È un testo che ancora esercita un fascino potente I

duellanti di Joseph Conrad, anche se la sua tematica basata sul senso dell’onore sembra lontana dal nostro opportunis­tico mondo contempora­neo. Da quel romanzo breve, scritto in inglese dallo scrittore polacco agli inizi del Novecento, Ridley Scott trasse un film (era il 1977) entrato nella storia del cinema. Un interessan­te adattament­o teatrale si deve ora a Francesco Niccolini, che con Alessio Boni, Marcello Prayer e Roberto Aldorasi firma anche la drammaturg­ia dello spettacolo diretto dallo stesso Boni e da Aldorasi. In programmaz­ione stasera al Teatro Astra di Schio (ore 21) e da domani (ore 20.45) a domenica al Verdi di Padova. Nel ruolo di Armand D’Hubert e Gabriel Florian Feraud, ufficiali della Grande Armata napoleonic­a, che si sfidano ostinatame­nte a duello nel corso di vent’anni, ci sono Alessio Boni e Marcello Prayer, affiancati da Francesco Meoni. Boni, cosa l’ha spinta a

scegliere il racconto di Conrad?

«La nostalgia dei vecchi tempi, quando l’onore aveva ancora un significat­o e bastava una stretta di mano per suggellare un accordo. Oggi non ha valore nemmeno una carta scritta».

Formalment­e «I duellanti» è un romanzo di cappa e spada.

«Ci sono diversi livelli di lettura: quello è il primo. Ma in realtà alla base c’è la dualità dell’uomo, il suo avere spesso dentro di sé il peggior nemico, quello da sconfigger­e magari con l’aiuto di altri».

Nello spettacolo conta molto anche la fisicità.

«Sì, non è stato facile imparare a duellare, sia pure nella finzione scenica. Lo abbiamo

fatto d’armisotto la Renzo guida Musumecide­l maestro Greco: un’esperienza coinvolgen­te». E epopeasull­o sfondodi Napoleone.c’è la grande militari«Le vittoriose­e infine la rovinosa campagne ritirata dalla Russia. Ne diamo una narrazione visionaria per stimolare l’immaginari­o del pubblico ed emozionarl­o. Noi attori abbiamo bisogno della partecipaz­ione degli spettatori: il teatro è uno scambio continuo tra scena e platea». A breve andrà in onda «Di padre in figlia», la fiction Rai che la vede protagonis­ta.

«È una bella storia di emancipazi­one femminile ambientata a Bassano a partire dagli anni Cinquanta in avanti. La mia parte è quella di un padre padrone che alla fine deve arrendersi all’intraprend­enza e alla determinaz­ione della figlia (Cristiana Capotondi), alla quale passerà le redini della ditta di famiglia». Come si è trovato a Bassano?

«Veramente a mio agio. Siamo stati accolti con cordialità e ci hanno messo a disposizio­ne case e giardini senza problema: erano tutti orgogliosi del progetto. È stato un soggiorno piacevole sotto molti aspetti, non ultimo quello gastronomi­co ed enologico.» Qual è il compliment­o più bello che ha ricevuto come attore? «Quello di una giovane ragazza non vedente che disse di apprezzarm­i perché parlo con il cuore».

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