Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

CASO SAVE LA VERITÀ E LE DOMANDE

- Claudio Trabona

Ve lo ricordate quando si incensavan­o i nuovi salotti sull’asse TrevisoVic­enza-Venezia, quando si parlava di noccioli o nocciolini duri, di sfide a Mediobanca e perfino di scalate alle Generali? Bei tempi, cancellati da un mondo che non esiste più: la finanza rampante del Nordest è stata spazzata via e chissà se mai tornerà. Ce ne siamo accorti certamente con le due ex Popolari, e ce ne stiamo accorgendo adesso con la Save, nuova puntata del racconto di un Veneto che si scopre fragile, dopo aver preteso per un paio di decenni (a volte giustament­e) di dar lezioni a tutti.

Ma che c’entra una società aeroportua­le, dai conti ben in ordine, con il romanzone della crisi e del declino? C’entra, c’entra. Basti vedere cosa ha originato il riassetto di cui di tutti ci siamo occupati in questi giorni: investimen­ti finiti in malora da parte di uno dei due soci fondatori della controllan­te Finint, Andrea De Vido, con bond subordinat­i, ingenti finanziame­nti di Veneto Banca, eccetera. Tutta roba finita nel grande tritacarne dei default bancari e restituita sotto forma di macerie. La rivoluzion­e in Save è figlia, innanzitut­to, delle nuove debolezze di questa regione. Industrial­i prima, finanziari­e adesso.

Ma il riassetto parla di molto altro, e pone una serie di domande. La prima è terra terra: ma la società quotata che gestisce gli aeroporti di Venezia, Treviso e ormai anche Verona ha quindi cambiato padrone, batte bandiera francotede­sca?

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