Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Rituali, politica, azienda i veri motivi dell’addio di Donadon a Cortina
CORTINA D’AMPEZZO Poco più di due mesi fa, alla presentazione ufficiale del logo Cortina 2021, aveva tenuto un discorso un po’ alla Steve Jobs. Cardigan e pennetta laser in mano, mentre sullo schermo scorrevano i fasci di luce azzurra sulle piste innevate, in un video futuristico molto accattivante, che invitava tutti a seguire il sogno. «Follow the dream». «Ti è piaciuto? Cosa ne pensi?», chiedeva a quelli che lo avvicinavano, dopo lo show, con quell’aria vagamente insoddisfatta, da perfezionista, da esigente, da affamato di futuro. Stay hungry, stay foolish. E poi, in piazza, lungo Corso Italia, una grande folla aveva festeggiato con lui e gli altri rappresentanti istituzionali. Musiche trionfali sullo sfondo, alla Jurassic Park di John Williams, tamburi battenti, campanile illuminato a giorno. «La coreografia è ok, ma possiamo migliorarla». Sessanta giorni fa. Cosa può essere successo in un lasso di tempo così ristretto a Riccardo Donadon, fondatore e CEO di H-Farm, per fargli cambiare idea e dimettersi senza preavviso dalla presidenza di Fondazione Cortina 2021, organismo che accompagna la Regina delle Dolomiti verso i mondiali?
Ruolo da ripensare
«Un incrocio di fattori, in realtà. Niente scazzi o baruffe, d’altra parte non è nello stile dell’uomo e comunque non è capitato proprio niente di eclatante», spiega chi gli ha lavorato a fianco in questi mesi. Il comunicato ufficiale parla laconicamente di «impegni professionali» che avrebbero impedito a Donadon di proseguire nel ruolo. E in effetti l’attenzione richiesta da H-Farm che si è recentemente riorganizzata in modo tripartito, ha lanciato il polo formativo HCampus e aumentato il personale - sarebbe cresciuta considerevolmente negli ultimi mesi. Ma non c’è solo questo.
I tre fondamentali
«Il coinvolgimento di Donadon in Cortina 2021 si reggeva su tre fondamentali, fin da quando aveva assunto l’incarico», dice un cortinese che conosce da vicino il lavoro della Fondazione. «Intanto, l’impegno di Fisi e Coni. Il quale non è mai venuto meno, ma sicuramente Donadon ha constatato di persona quanto numerose possano essere le scadenze ufficiali del mondo sportivo italiano».
Impegni, cene, riunioni. Spesso non con i ritmi asciutti e istantanei del mondo imprenditoriale. Spesso senza che ci sia nemmeno così tanto da dirsi: è il lavoro faticoso e contorto della diplomazia. Faticoso ma necessario. Rituali che avrebbero preoccupato non poco il patron di H-Farm, trovatosi a confronto con un mondo a lui estraneo. «E poi c’è la politica. O meglio, la sede vacante», prosegue con una battuta chi collabora con la Fondazione. «E parlo di Palazzo Chigi. Dove non c’è più Renzi, che dei Mondiali era un interlocutore importante e attivo, ma nemmeno Luca Lotti», che da ministro dello Sport ha la tegola imprevista dell’indagine sull’affare Consip.
Il dietrofront
E poi c’è il terzo fondamentale. Ovvero, H-Farm. Il rapporto con la propria creatura è sempre stato prioritario, com’è ovvio, per Donadon. Ci si aggiunga che a un anno e qualche mese dal lancio in borsa l’azienda ha fatto grandi investimenti, che si sono portati dietro un rosso (previsto) di alcuni milioni: nessuna emergenza, ma molto lavoro da fare. «Il progetto di H-Farm è cresciuto enormemente e dedicarsi anche a Cortina non era più possibile», spiegano i suoi collaboratori a Ca’ Tron. «I Mondiali hanno bisogno di una persona che ci si impegni a tempo pieno». «Sono sinceramente stupito dal dietrofront di Riccardo - ammette un manager sportivo veneto che lo conosce - Quando l’avevo sentito l’ultima volta l’avevo trovato entusiasta. Portare innovazione e giovani erano le linee guida del suo progetto. E lui non è il tipo di persona che si tira indietro. Forse sono mancati gli investimenti privati, soprattutto da parte degli sponsor: non può fare tutto la Fisi con i suoi contributi. Questo potrebbe averlo scoraggiato. Una cosa però: forse era il caso di pensarci un po’ prima».
Donadon, da parte sua, smentisce qualsiasi ricostruzione e retroscena malevolo. La sua è un’uscita di scena fatta di toni bassi, fair play e niente polemiche. E questa, a Cortina, è già una felice eccezione.