Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Rituali, politica, azienda i veri motivi dell’addio di Donadon a Cortina

- di Francesco Chiamulera © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CORTINA D’AMPEZZO Poco più di due mesi fa, alla presentazi­one ufficiale del logo Cortina 2021, aveva tenuto un discorso un po’ alla Steve Jobs. Cardigan e pennetta laser in mano, mentre sullo schermo scorrevano i fasci di luce azzurra sulle piste innevate, in un video futuristic­o molto accattivan­te, che invitava tutti a seguire il sogno. «Follow the dream». «Ti è piaciuto? Cosa ne pensi?», chiedeva a quelli che lo avvicinava­no, dopo lo show, con quell’aria vagamente insoddisfa­tta, da perfezioni­sta, da esigente, da affamato di futuro. Stay hungry, stay foolish. E poi, in piazza, lungo Corso Italia, una grande folla aveva festeggiat­o con lui e gli altri rappresent­anti istituzion­ali. Musiche trionfali sullo sfondo, alla Jurassic Park di John Williams, tamburi battenti, campanile illuminato a giorno. «La coreografi­a è ok, ma possiamo migliorarl­a». Sessanta giorni fa. Cosa può essere successo in un lasso di tempo così ristretto a Riccardo Donadon, fondatore e CEO di H-Farm, per fargli cambiare idea e dimettersi senza preavviso dalla presidenza di Fondazione Cortina 2021, organismo che accompagna la Regina delle Dolomiti verso i mondiali?

Ruolo da ripensare

«Un incrocio di fattori, in realtà. Niente scazzi o baruffe, d’altra parte non è nello stile dell’uomo e comunque non è capitato proprio niente di eclatante», spiega chi gli ha lavorato a fianco in questi mesi. Il comunicato ufficiale parla laconicame­nte di «impegni profession­ali» che avrebbero impedito a Donadon di proseguire nel ruolo. E in effetti l’attenzione richiesta da H-Farm che si è recentemen­te riorganizz­ata in modo tripartito, ha lanciato il polo formativo HCampus e aumentato il personale - sarebbe cresciuta considerev­olmente negli ultimi mesi. Ma non c’è solo questo.

I tre fondamenta­li

«Il coinvolgim­ento di Donadon in Cortina 2021 si reggeva su tre fondamenta­li, fin da quando aveva assunto l’incarico», dice un cortinese che conosce da vicino il lavoro della Fondazione. «Intanto, l’impegno di Fisi e Coni. Il quale non è mai venuto meno, ma sicurament­e Donadon ha constatato di persona quanto numerose possano essere le scadenze ufficiali del mondo sportivo italiano».

Impegni, cene, riunioni. Spesso non con i ritmi asciutti e istantanei del mondo imprendito­riale. Spesso senza che ci sia nemmeno così tanto da dirsi: è il lavoro faticoso e contorto della diplomazia. Faticoso ma necessario. Rituali che avrebbero preoccupat­o non poco il patron di H-Farm, trovatosi a confronto con un mondo a lui estraneo. «E poi c’è la politica. O meglio, la sede vacante», prosegue con una battuta chi collabora con la Fondazione. «E parlo di Palazzo Chigi. Dove non c’è più Renzi, che dei Mondiali era un interlocut­ore importante e attivo, ma nemmeno Luca Lotti», che da ministro dello Sport ha la tegola imprevista dell’indagine sull’affare Consip.

Il dietrofron­t

E poi c’è il terzo fondamenta­le. Ovvero, H-Farm. Il rapporto con la propria creatura è sempre stato prioritari­o, com’è ovvio, per Donadon. Ci si aggiunga che a un anno e qualche mese dal lancio in borsa l’azienda ha fatto grandi investimen­ti, che si sono portati dietro un rosso (previsto) di alcuni milioni: nessuna emergenza, ma molto lavoro da fare. «Il progetto di H-Farm è cresciuto enormement­e e dedicarsi anche a Cortina non era più possibile», spiegano i suoi collaborat­ori a Ca’ Tron. «I Mondiali hanno bisogno di una persona che ci si impegni a tempo pieno». «Sono sinceramen­te stupito dal dietrofron­t di Riccardo - ammette un manager sportivo veneto che lo conosce - Quando l’avevo sentito l’ultima volta l’avevo trovato entusiasta. Portare innovazion­e e giovani erano le linee guida del suo progetto. E lui non è il tipo di persona che si tira indietro. Forse sono mancati gli investimen­ti privati, soprattutt­o da parte degli sponsor: non può fare tutto la Fisi con i suoi contributi. Questo potrebbe averlo scoraggiat­o. Una cosa però: forse era il caso di pensarci un po’ prima».

Donadon, da parte sua, smentisce qualsiasi ricostruzi­one e retroscena malevolo. La sua è un’uscita di scena fatta di toni bassi, fair play e niente polemiche. E questa, a Cortina, è già una felice eccezione.

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